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Nuove diagnosi di infezione da Hiv e casi di Aids: i dati Coa 2011

21 luglio 2011 - Sono oltre 45 mila le nuove diagnosi di infezione da Hiv riportate al Centro operativo Aids (Coa) dell’Istituto superiore di sanità (Iss), tra il 1985 e il 2009, da 17 Regioni e Province italiane. L’andamento dell’incidenza per il periodo in osservazione mostra un picco nel 1987, per poi diminuire nei dieci anni successivi e infine stabilizzarsi. Nel 2009, l’incidenza è stata di 6 ogni 100 mila abitanti, con più di 2500 nuove diagnosi da Hiv. È quanto emerge dai dati pubblicati dal Coa sul notiziario dell’Iss (volume 24, numero 5, supplemento 1 - 2011) e presentati a Roma, tra il 17 e il 20 luglio, in occasione del convegno internazionale dell’International Aids Society (Ias).

 

I numeri inquadrano l’Italia fra i Paesi dell’Europa occidentale con un’incidenza medio-alta di nuove diagnosi di infezione di Hiv. Evidente anche il gradiente Nord-Sud: si osserva infatti un’incidenza maggiore nell’Italia centro settentrionale (in Emilia-Romagna la più elevata) rispetto a quella meridionale e alle Isole (in Calabria l’incidenza più bassa). In aumento l’età mediana alla diagnosi (da 26 anni per i maschi e 24 anni per le femmine nel 1985 a, rispettivamente, 39 e 36 anni nel 2009). Si osserva inoltre un cambiamento delle modalità di trasmissione: diminuisce la proporzione di consumatori di sostanze e aumentano i casi attribuibili a trasmissione sessuale.

 

Riguardo ai nuovi casi di Aids, dal 1982 (anno della prima diagnosi della malattia in Italia) al 31 dicembre 2010, sono stati notificati al Coa oltre 62 mila casi. Di questi: il 77,3% è di sesso maschile, l’1,2% coinvolge bimbi in età pediatrica (meno di 13 anni) o con infezione trasmessa da madre a figlio, e l’8,5% riguarda persone straniere. Nel 2010 i nuovi casi di Aids sono stati 1079, di cui 718 diagnosticati nel 2010 e 361 negli anni precedenti. Il trend mostra un incremento dell’incidenza dei casi di Aids fino al 1995, per poi decrescere fino al 2001 e rimanere stabile negli anni successivi. Lombardia, Lazio ed Emilia-Romagna, le Regioni più colpite.

 

Come per i nuovi casi di Hiv, anche le modalità di trasmissione dell’Aids sono cambiate nell’ultimo decennio. I casi legati all’uso di sostanze iniettabili è diminuito mentre sono in aumento i casi legati a rapporti sessuali non protetti (sia eterosessuali che omosessuali).

 

Degno di nota, il fatto che negli ultimi 15 anni è aumentata la proporzione delle persone che hanno scoperto l’infezione da Hiv poco tempo prima della diagnosi da Aids. Come risultato di questi ritardi nella diagnosi (dovuti probabilmente a una percezione del rischio ancora troppo bassa, in particolare fra gli eterosessuali), solo un terzo delle persone a cui è stato diagnosticato l’Aids hanno cominciato le terapie antiretrovirali prima della diagnosi della malattia.

 

Risorse utili

  • il documento completo “Aggiornamento delle nuove diagnosi di infezione da Hiv e dei casi di Aids in Italia al 31 dicembre 2009” con i dati del Coa pubblicati a luglio 2011 sul notiziario dell’Iss (volume 24, numero 5, supplemento 1 - 2011)
  • la sintesi in inglese (pdf 582 kb) presentata in occasione del convegno internazionale dell’International Aids Society (Ias) che si è svolto a Roma dal 17 al 20 luglio 2011.