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Oms Europa: raccomandazioni per i futuri studi sui costi del consumo di alcol



8 luglio 2010 - Secondo l’Ufficio regionale europeo dell’Oms i futuri studi sui costi del consumo di alcol devono dotarsi di strumenti più raffinati per fornire informazioni utili allo sviluppo di politiche nazionali. I costi associati al consumo di alcol non sono solo diretti, ma anche indiretti, come scarsa produttività su luogo di lavoro, violenza e vandalismo.

 

Per questa ragione, l’Oms Europa ha prodotto il rapporto “Best practice in estimating the costs of alcohol - Recommendations for future studies” (pdf 416 kb), che suggerisce una serie di raccomandazioni utili per valutare i costi attribuibili ed evitabili del consumo di alcol.

 

Il consumo di alcol nella Regione europea dell’Oms è il doppio della media mondiale: rappresenta la seconda causa di disabilità e di morte nella popolazione in generale e il primo fattore di rischio per i giovani. Si stima che nel 2004 le morti causate da alcol siano state 618 mila, e che gli anni di vita persi a causa di disabilità e decessi imputabili all’alcol siano stati complessivamente 17 milioni.

 

Gli elementi delle future valutazioni

Quasi tutti gli studi precedentemente effettuati sui costi dell’uso e dell’abuso di alcol, infatti, si sono basati sul cost of illness, un tipo di analisi economica e di metodo di stima dei costi sviluppato negli Stati Uniti, che prende in considerazione costi diretti, indiretti e intangibili legati al consumo di alcol. Il presente rapporto mette in evidenza le criticità di questo strumento, e suggerisce i possibili miglioramenti.

 

Il rapporto si propone di riassumere le migliori pratiche nella stima dei costi imputabili ed evitabili dell’alcol e formula raccomandazioni per la realizzazione queste stime in studi futuri. Il documento prima discute le basi concettuali degli studi su questi costi, e successivamente passa in rassegna le sfide concettuali e metodologiche poste da ciascuno di esso. La pubblicazione raccomanda, tra gli altri interventi, di:

  • modificare la terminologia utilizzata
  • esaminare in modo esplicito e coerente i cosiddetti costi “esterni”, per esempio quelli che hanno ricadute sul prossimo
  • utilizzare modelli più sofisticati per valutare l’impatto delle politiche d’intervento sui costi
  • quantificare meglio l’effetto causale dell’alcol sui costi e sui danni
  • impiegare analisi di scenario, piuttosto che quelle di sensitività.

Il meeting di Madrid

Il rapporto è stato presentato a metà giugno a Madrid, in occasione dell’incontro del Who National Counterparts. Dopo la presentazione del documento e delle relazioni basate sulle valutazioni disponibili cost-effectiveness, un dibattito ha ulteriormente approfondito l’argomento. Le conclusioni ufficiali sono state messe a punto dal chairman Emanuele Scafato (Cnesps-Iss) per i rappresentanti dei 53 Paesi membri e sono state poi acquisite dall’Oms. A Emanuele Scafato è stato conferito anche l'incarico di predisporre il prossimo Piano di azione europeo sull'alcol e guidare il core working group dedicato.

 

La necessità di un nuovo Piano d’azione europeo per l’alcol

La discussione può essere così riassunta:

  • c’è bisogno di fornire ai policy maker ricerche/progetti/studi su cost-effectiveness e cost-efficiency, per stabilire quali siano le priorità nelle politiche di sanità pubblica di contrasto all’alcol, nella speranza di collegare gli interventi ai risultati, e di permettere che la valutazione scientifica ed economica dei benefici sia legata agli investimenti sulla prevenzione
  • c’è bisogno di ricerche/progetti/studi comparativi anche tra i Paesi, allo scopo di dimostrare come l’economia possa trarre vantaggio da una politica sull’alcol basata su evidenze scientifiche. La speranza è che i ricercatori compiano un grande sforzo per fornire ai policy maker e ai decision maker tutti gli elementi necessari per un’analisi di diversi scenari, in cui sono presenti o meno gli interventi proposti, in modo da testare e supportare la validità delle diverse ipotesi e dei diversi approcci
  • c’è la necessità di supportare una cultura dei policy maker basata sui necessari studi di valutazione dell’impatto degli interventi su variabili diverse dalla prevenzione, come l’occupazione, l’ambiente sociale e il bilanciamento tra costi e guadagni
  • c’è bisogno di un’analisi delle politiche anti-alcol per quegli interventi che sono già in corso, per valutare l’efficacia e la sostenibilità delle diverse opzioni adottate, tenendo conto anche degli effetti della mancanza di rinforzi o della ristrettezza delle politiche e non solo dell’esistenza o meno di un piano d’azione
  • c’è bisogno di iniziative che non solo permettano di promuovere la capacity building, ma abbiano anche il fine di ottenere evidenze, in modo da garantire il supporto pubblico di cui i policy maker hanno bisogno per prendere decisioni
  • c’è bisogno di dare un supporto alla ricerca e ai ricercatori, stimolando la disponibilità di fondi nazionali forniti dai Governi che si occupano delle politiche di contrasto all’alcol
  • gli scienziati, i ricercatori e la comunità scientifica dovrebbero impegnarsi per unire le forze e lavorare insieme allo scopo di spingere le istituzioni europee a finanziare progetti e studi sull’alcol, sulle politiche contro l’alcol e sull’analisi dei risultati ottenuti da queste politiche. C’è bisogno che queste iniziative vengano sostenute nel loro ruolo indipendente, che, si spera, non si concentrerà solo sulle variabili economiche, ma anche puntando su quelle attività che hanno lo scopo di rinnovare il senso e il contributo della prevenzione: valori, principi e diritti già messi in evidenza da direttive, risoluzioni, conclusioni o qualunque altro documento sul quale è stato ottenuto consenso nel tempo, mettendo uomini, donne, bambini, adolescenti e anziani al centro delle azioni delle politiche contro l’alcol e riscoprendo il significato reale dell’empowerment delle persone.

Consulta il rapporto (pdf 416 kb).