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Istituto Superiore di Sanità
EpiCentro - L'epidemiologia per la sanità pubblica
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Alcol, qualche dritta per i più giovani: quello che devi sapere per non rischiare



Le evidenze epidemiologiche prodotte dall’Osservatorio nazionale alcol e dal Centro collaboratore dell’Oms per la promozione della salute e la ricerca sull’alcol e sulle problematiche alcol-correlate dell’Iss indicano che, a partire dagli 11 anni, il consumo di alcol da parte dei giovani si caratterizza sempre più spesso come un consumo concentrato nella serata del sabato, lontano dal controllo formale della famiglia. Si tratta sempre più spesso di abuso di birra, aperitivi alcolici e superalcolici, che determina il fenomeno del “binge drinking”, il bere per ubriacarsi. Occorre quindi intercettare e contrastare per tempo queste tendenze, prima che possano contribuire a consolidare fenomeni di alcoldipendenza o a provocare uno dei circa 6000 incidenti stradali alcol-correlati, prima causa di morte per i giovani italiani di età compresa tra i 15 ed i 24 anni di età.

 

Alcune considerazioni dell’Osservatorio nazionale alcol in merito alla produzione dei materiali per la prevenzione nei giovani:

  • le bevande alcoliche non sono percepite dai giovani come possibile fonte di problemi, ma, anzi, sono per lo più vissute come beni ordinari di consumo, il cui uso favorisce la sperimentazione di sensazioni di benessere, piacere, disinibizione, disinvoltura, facilitazione delle relazioni, maggiore sicurezza, “forza”
  • l'alcol e le bevande alcoliche sono prodotti di ampia reperibilità e disponibilità e costantemente oggetto di promozione, anche sotto forma di vendita sottoprezzo (pee esempio, gli “happy hour”), e di sollecitazione al bere nei luoghi e nei contesti di aggregazione giovanile (consumazioni incluse nel prezzo del biglietto in discoteca, bevande disponibili e promosse in concerti, eventi sportivi ecc)
  • il consumo di bevande alcoliche è normalizzato dalla società, abilitato dalla famiglia e non riceve, generalmente, un’adeguata attenzione sociale (come invece accade per il fumo), se non nel caso di un comportamento deviante che comporta disturbo (ubriachezza) o danno alla collettività (incidenti, ecc)
  • l’immaginario sull’alcol tra i giovani è costruito su valori trasmessi dai media (pubblicità), spesso fuorvianti, che non trovano una corrispondente promozione di valori che combattono le sollecitazioni al bere.

Gli elementi che contribuiscono a trasformare il bere in un fattore di rischio sono numerosi e non tutti di facile gestione. Ridurre il rischio è il risultato finale di un percorso “virtuoso” che si avvale di elementi che comprendono, tra gli altri, la qualità dell’informazione, le modalità di comunicazione, la capacità di suscitare interesse e curiosità da parte dei giovani, la capacità di coinvolgere i giovani in una scelta partecipata e non imposta.

 

Gli obiettivi dei materiali prodotti sono quindi:

  • sollecitare una “sana” curiosità
  • favorire lo sviluppo di una corretta percezione dei limiti
  • favorire l’acquisizione delle conoscenze utili a incrementare le capacità critiche e sviluppare le abilità nella gestione del bere
  • promuovere l’adozione di comportamenti e stili di consumo “sani”
  • favorire lo sviluppo di una corretta valutazione della responsabilità personale.

La sfida è riuscire a convincere i giovani della necessità di adottare uno stile di vita che serve a essere “semplicemente” più sani, persino più simpatici e attraenti, evitando di assoggettarsi a un rischio evitabile.

 

È infine importante che il minore sappia che, al di sotto dei 16 anni, la legge non consente la somministrazione di bevande alcoliche e che questa misura è rivolta a tutelare la sua salute, non a impedire o vietare una libertà personale che deve sempre essere interpretata alla luce della necessità di garantire salute e sicurezza, personale e altrui.