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Istituto Superiore di Sanità
EpiCentro - L'epidemiologia per la sanità pubblica
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Cambiamenti climatici: il Regno Unito fa il punto e studia gli effetti sulla salute

Nel Regno Unito, entro la fine del secolo, si prevede un aumento della temperatura media di circa 2 °C (±0,2 °C) in inverno e di circa 4 °C (±0,3 °C) in estate. È uno dei dati messi in evidenza nel rapporto “Health effects of climate change in the UK - 2008”, pubblicato dal ministero della Salute britannico e dalla Health Protection Agency (Hpa), in cui si affrontano i possibili effetti dei cambiamenti climatici sulla salute.

 

Il documento è un aggiornamento accurato, e in alcune parti sostanziale, dell’edizione del 2002 (pdf 7,75 Mb). Scritto da un gruppo di esperti, prende in considerazione le informazioni più recenti sui cambiamenti climatici nel Regno Unito: esiste attualmente un consenso scientifico sul fatto che le attività umane contribuiscono al riscaldamento globale, ed è necessario chiedersi come è possibile ridurre i rischi per la salute. L’applicazione del concetto epidemiologico di “rischio attribuibile” ai dati meteorologici permette di valutare l’entità con cui l’influenza antropica sul clima ha contribuito al rischio di un evento meteo specifico.

 

Qualche dettaglio

I dati del rapporto mostrano che il Regno Unito si sta adattando bene all’aumento delle temperature in atto a partire dagli anni Settanta. Ma le ondate di caldo rappresentano un rischio per la salute e un aumento del pericolo di inondazioni. C’è anche la possibilità, anche se remota che, nei prossimi 50-100 anni nell’Inghilterra meridionale possa tornare la malaria. È probabile comunque che gli eventuali focolai di questa malattia siano rari e che coinvolgano un piccolo numero di persone.

 

Il rapporto mostra le possibili conseguenze sanitarie di un cambiamento climatico significativo. Tra queste, si richiama l’attenzione su:

  • la possibilità (1 su 40) che entro il 2012 nell’Inghilterra sudorientale si verifichi una grave ondata di calore che potrebbe causare la morte di 3000 persone
  • la possibilità di focolai di malaria in Europa o dell’arrivo dal continente di vettori di malaria più forti
  • le patologie infettive veicolate da zecche come la borreliosi di Lyme, che probabilmente diventeranno più comuni a causa dei cambiamenti nella gestione della terra e dell’aumento del tempo trascorso all’aperto
  • il probabile aumento dei cancri della pelle dovuto a una maggiore esposizione al sole
  • l’aumento del numero di persone (da 1,5 a 3,5 milioni) a rischio di rimanere coinvolte in un’alluvione entro il 2100
  • l’incremento del 14,5% (fino a 14.000 casi in più) dei casi da avvelenamento alimentare all’anno. Il numero comprende i casi di salmonella
  • la diminuzione, dovuta all’aumento delle temperature, dei decessi per freddo nelle stagioni invernali.

 

Per informazioni più dettagliate, scarica l’intero rapporto (pdf 4 Mb).