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Istituto Superiore di Sanità
EpiCentro - L'epidemiologia per la sanità pubblica
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Tsunami, un anno dopo

(Traduzione e adattamento a cura della redazione di EpiCentro)

 

Il 26 dicembre 2004 un terremoto di magnitudo 9.0 della scala Richter ha colpito il Sud-est asiatico (con epicentro all’altezza della costa nord occidentale dell’isola di Sumatra), provocando un’onda di maremoto che si è abbattuta sulle coste di India, Indonesia, Malaysia, Maldive, Myanmar, Seychelles, Somalia, Sri Lanka, Tanzania e Tailandia.

 

Devastante l’impatto dello tsunami su queste popolazioni: le stime ufficiali parlano di 183 mila vittime, più di 43 mila dispersi e circa 1,4 milioni di persone senza più mezzi di sostentamento. I danni materiali ammontano a 10 miliardi di dollari.

 

A distanza di un anno, i Paesi colpiti hanno recuperato gran parte delle proprie capacità in ambito sanitario, anche grazie all’assistenza di chi ha donato denaro e attrezzature e all’aiuto prestato dalle agenzie di sviluppo.

Oggi queste popolazioni sono più preparate ad affrontare eventuali emergenze del genere:

  • nello Sri Lanka la ricostruzione sta permettendo di portare a termine il ristabilimento delle funzioni di 100 tra cliniche e ospedali, oltre ad apportare migliorie in altre 100 strutture che non erano state danneggiate dallo tsunami
  • in Indonesia, dei 122 ospedali e centri sanitari danneggiati o distrutti, 38 sono stati completamenti ristrutturati, mentre in 51 sono ancora in corso i lavori necessari
  • nelle Maldive, la ricostruzione si è focalizzata sul ristabilimento delle attrezzature che sono andate perse e degli edifici destinati alle emergenze, alla salute mentale e alla salute riproduttiva
  • in India e Tailandia, l’assistenza è stata dedicata soprattutto alla sorveglianza delle malattie e alla ricostruzione dell’intero apparato sanitario.

Le attività dell’Oms sono state coordinate dall’ufficio regionale di competenza per il Sud est asiatico, che ha guidato la risposta complessiva all’emergenza, in particolare per quanto riguarda la programmazione e le attività nazionali. Il quartier generale dell’Oms, invece, si è occupato della logistica, della mobilitazione delle risorse, delle comunicazioni internazionali e del coordinamento tra tutte le agenzie coinvolte.

 

Nel corso dello scorso anno, l’Oms ha lavorato con i Paesi colpiti per rafforzare il settore sanitario con l’obiettivo di rispondere in futuro in maniera più efficace ad eventuali calamità simili. Sono stati infatti organizzati meeting a livello regionale, che hanno permesso di fare il punto sullo tsunami e di fornire supporto ai Paesi di questa regione nella preparazione e nel rafforzamento delle capacità di programmazione e risposta.

 

Nel corso di un recente incontro internazionale sulla preparazione e sulla risposta alle emergenze, le autorità nazionali e le organizzazioni non governative hanno stabilito una serie di parametri chiave da seguire:

  • quadro di riferimento legale e strutture per la preparazione alle emergenze sanitarie
  • programmi per la gestione delle emergenze nel settore sanitario, comprese le procedure operative standard
  • distribuzione delle risorse di emergenza e procedure di responsabilità
  • per le organizzazioni umanitarie, definizione di regole di impegno basate sulle necessità specifiche
  • programmi comuni per la preparazione, la risposta e la riduzione dei danni, supportati da esercitazioni regolari e simulazioni
  • costituzione di capacità a livello locale per l’offerta dei servizi essenziali nelle situazioni di emergenza
  • costruzione e modifica delle strutture sanitarie necessarie per affrontare i rischi attesi
  • messa a punto di sistemi di sorveglianza e allarme tempestivo per il riconoscimento delle minacce sanitarie.

Dopo l’appello lanciato il 6 gennaio 2005 dalle Nazioni Unite, sono stati donati quasi 67 milioni di dollari. Per garantire efficacia e trasparenza, l’Oms ha organizzato una revisione regolare delle missioni per effettuare una valutazione delle proprie operazioni.