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Istituto Superiore di Sanità
EpiCentro - L'epidemiologia per la sanità pubblica
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Giornata mondiale dell’attività fisica 2018

Barbara De Mei, Valentina Possenti e Angela Spinelli - Iss

 

5 aprile 2018 - L’attività fisica rappresenta uno dei principali fattori per mantenere la salute e per promuovere il benessere psico-fisico e la qualità della vita in tutte le età. Contribuisce, infatti, non solo a prevenire e a tenere sotto controllo le principali malattie croniche non trasmissibili, a ridurre il rischio di depressione e di demenza, ma migliora anche la qualità del sonno e il tono dell’umore, può essere fonte di divertimento, facilita la socializzazione e favorisce il controllo del peso. In questa prospettiva risulta particolarmente significativo il fatto che quest’anno il messaggio scelto per celebrare la giornata mondiale dell’attività fisica (6 aprile 2018), sia proprio basato sullo slogan “Sii attivo/a ogni giorno!”. La partecipazione alla giornata, promossa ormai da diversi annidall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), dall’Organizzazione brasiliana Agita Sao Paulo e dalla Rete Agita Mundo, potrà avvenire anche online: infatti dalle ore 10 del 6 aprile sarà possibile diffondere sui propri profili social il messaggio “Be active everyday”!

 

Cosa si intende per attività fisica?

Per attività fisica si intende qualunque movimento che comporti dispendio di energia. Pertanto, molte attività della vita quotidiana costituiscono delle opportunità per essere attivi, ad esempio giocare, camminare, fare i lavori domestici, ballare, salire e scendere le scale, portare a spasso il cane, ecc.. Oms sottolinea che per raggiungere i livelli di attività fisica raccomandati per le diverse fasce di età è possibile cumulare più sessioni anche brevi, possibilmente di almeno 10 minuti consecutivi nell’arco della giornata e della settimana.

 

Le raccomandazioni dell’Oms sono senza dubbio fonte di motivazione per i singoli individui in quanto incoraggiano ad utilizzare tutte le occasioni per praticare attività fisica nei diversi contesti di vita (scuola, lavoro, comunità). Allo stesso tempo, rappresentano una conferma di quanto sia importante garantire impegno politico e risorse economiche dedicate, affinché i contesti di vita siano adeguati alle specifiche esigenze e quindi siano facilitanti per il movimento.

 

In un’ottica globale, per promuovere l’attività fisica è quindi necessario sviluppare programmi nazionali, impostati su interventi multicomponenti, che coinvolgano l’individuo, il gruppo e la comunità, basati su un approccio multi-settoriale e quindi orientati al potenziamento di accordi e sinergie tra settori differenti da quello sanitario come trasporti, ambiente, istruzione, associazionismo e tra tutti gli operatori che possono giocare un ruolo per promuovere una società più attiva.

 

Attraverso politiche e azioni intersettoriali, co-progettate e collegate a strutture sociali preesistenti (scuola, lavoro, luoghi di aggregazione e socializzazione per gli anziani, realtà locali), è possibile favorire non solo la pratica dell’attività fisica ma contribuire anche allo sviluppo di una mobilità attiva, in particolare nelle città, funzionale per raggiungere i livelli raccomandati di attività fisica e per ottenere benefici sull’ambiente.

 

Cosa ci dicono i dati

È importante sottolineare che in uno scenario generale in cui la pratica dell’attività fisica è concepita come comportamento da promuovere costantemente nella routine della vita quotidiana, i dati epidemiologici mostrano ancora tassi elevati di sedentarietà e basse prevalenze di attività fisica in tutte le fasce di età in Italia.

 

Dalla sorveglianza OKkio alla Salute (rilevazione 2016) emerge che: il 18% dei bambini italiani di 8- 9 anni non ha svolto attività fisica il giorno precedente l’indagine, il 34% dedica al massimo un giorno a settimana (almeno 1 ora) allo svolgimento di attività fisica strutturata e quasi 1 bambino su 4 svolge giochi di movimento al massimo un giorno a settimana (per almeno 1 ora). Tendenzialmente i bambini che vivono nelle Regioni del Sud sono meno attivi dei coetanei che vivono nelle Regioni del Nord e per quanto riguarda le differenze di genere, le femmine risultano meno attive dei maschi.

 

Per quanto riguarda gli stili di vita dei ragazzi di 11, 13 e 15 anni, dagli ultimi dati disponibili dello studio Health Behaviour in School-aged Children – Hbsc (rilevazione 2014), in Italia la quota di ragazzi tra gli 11 e i 15 anni che svolgono regolarmente attività fisica secondo i livelli raccomandati, diminuisce in modo significativo, in entrambi i sessi, con il progredire dell’età: a 11 anni il 17% dei ragazzi e il 10% delle ragazze praticano i livelli raccomandati di attività fisica, a 13 anni la percentuale cala al 13% tra i ragazzi e al 6% tra le ragazze, a 15 anni si arriva all’11% tra i ragazzi e al 6 % tra le ragazze.

 

Gli ultimi dati disponibili (rilevazione 2016) della sorveglianza Passi sui livelli di attività fisica praticati dalla popolazione adulta (18–69 anni) mostrano che la metà dei residenti in Italia può essere classificata come fisicamente attiva, il 23% è invece parzialmente attivo e il restante 27% conduce una vita sedentaria. La sedentarietà cresce con l'età (è pari al 33% fra i 50-69enni), è maggiore fra le donne rispetto agli uomini (31% vs 24%), fra le persone con uno status socio-economico più svantaggiato per difficoltà economiche (39% fra chi dichiara di avere molte difficoltà economiche vs 21% di chi dichiara di non averne) o per basso livello di istruzione (43% fra le persone con al più la licenza elementare vs 23% nei laureati) ed è maggiore fra i cittadini italiani rispetto agli stranieri (27% vs 23%).

 

Il sistema di sorveglianza Passi d’Argento (PdA - rilevazione 2012), in linea con le indicazioni dell’OMS, rileva che, nella popolazione italiana ultra64enne autonoma nella deambulazione, circa il 60% è attivo o parzialmente attivo. Si considera attività fisica non solo quella strutturata ma anche le attività comunemente svolte da persone anziane come quelle di svago (passeggiare, andare in bicicletta, ballare e altro), le attività domestiche e sociali (cura della casa, dell’orto, accudimento di un’altra persona) e il lavoro. Camminare fuori casa è l’attività maggiormente praticata (61%) tra quelle di svago, sia fra gli uomini che tra le donne (rispettivamente 70% e 55%); tale valore diminuisce all’aumentare dell’età (64%, fra 65-74enni, 58% fra i 75-84enni e 52% fra gli over 85enni). Tra le attività domestiche, quelle di tipo leggero sono praticate dal 78% degli ultra64enni, il dato non cambia significativamente con l’età. Quasi la metà fa giardinaggio e circa un quarto cura l’orto o lavora la terra. La quota di anziani sedentari è maggiore fra le regioni del Sud Italia.

 

Risorse utili
  • Il sito dedicato alla giornata
  • Il commento di Felice Strollo (Aniad) sui benefici dell’attività fisica nel diabete
  • Il commento di Carla Faralli, Lorenzo Fantozzi, Paola Luzi (Iss) sulla scheda “Attività fisica e salute: un’alleanza senza età!” (pdf 4,3 Mb) realizzata dal Centro Nazionale per la Prevenzione delle malattie e la Promozione della salute, con la traduzione delle raccomandazioni Oms sui livelli di attività fisica consigliati
  • la scheda a cura dell’Iss “Attività fisica e salute: un’alleanza senza età!” (pdf 4,3 Mb) con la traduzione delle raccomandazioni Oms sui livelli di attività fisica consigliati