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Attività fisica: su The Lancet il punto della situazione sui benefici e le strategie per incrementarne i livelli

28 luglio 2016 - Un’ora di camminata veloce o di pedalata può bastare per annullare gli effetti negativi legati a 8 ore al giorno di sedentarietà. È uno degli aspetti che emergono dalla nuova The Lancet Series, presentata a luglio 2016 a ridosso dei Giochi olimpici di Rio de Janeiro. “Physical Activity 2016: Progress and Challenges” è costituito da quattro articoli principali e cinque commenti, e fornisce una panoramica sugli effetti negativi dell’inattività fisica sulla salute e le sue ripercussioni economiche, sull’importanza delle politiche nazionali di contrasto alla sedentarietà e alcuni esempi virtuosi:

  • Paper 1, relativo alla mortalità correlata alla sedentarietà: “Does physical activity attenuate, or even eliminate, the detrimental association of sitting time with mortality? a harmonised meta-analysis of data from more than 1 million men and women”
  • Paper 2, dedicato all’impatto economico dell’inattività fisica: “The economic burden of physical inactivity: a global analysis of major non-communicable diseases”
  • Paper 3, sui progressi fatti dalle Olimpiadi del 2012: “Progress in physical activity over the Olympic quadrennium”
  • Paper 4, relative agli interventi di promozione dell’attività fisica: “Scaling up physical activity interventions across the globe: stepping up to larger and smarter approaches to get people moving”.

Oltre a sottolineare l’importanza dell’attività fisica, indipendentemente dal tempo passato seduti, gli autori del primo studio affermano che uno stile di vita fisicamente attivo (che prevende almeno un’ora al giorno di attività fisica) è sufficiente per contrastare gli effetti negativi correlati allo stare seduti per 8 ore ogni giorno e a ridurre il rischio di morire per una malattia cronica.

 

La ricerca si concentra anche sul tempo passato quotidianamente davanti alla televisione concludendo che guardare la Tv da seduti per oltre 3 ore al giorno aumenta il rischio di decesso (tranne che tra le persone più attive). Inoltre, gli autori sottolineano che l’aumento del rischio di morire associato allo stare seduti a guardare Tv per molte ore al giorno è significativamente maggiore rispetto al rischio di morire correlato alla sola sedentarietà. Ciò è probabilmente legato a una combinazione di fattori, per esempio: passare molte ore a guardare la televisione può essere un sintomo di uno stile di vita non salutare, in cui si è meno propensi a fare attività fisica; l’abitudine diffusa di guardare la televisione dopo cena potrebbe avere ripercussioni sul metabolismo; le persone potrebbero essere più propense a fare spuntini mentre guardano la televisione.

 

Muoversi fa bene alla salute… ma anche al portafoglio

Dal Paper 2 emerge che, nel mondo, la sedentarietà costa oltre 67 miliardi di dollari l’anno in cure sanitarie e perdita di produttività, con impatti diversi a seconda degli Stati: nei Paesi ad alto reddito, l’inattività fisica è responsabile dell’80,8% dei costi sanitari e del 60,4% dei costi indiretti (come la perdita di produttività); nelle nazioni a basso e medio reddito è invece stato registrato il 75% del carico globale di malattia (global burden of disease) associato alla sedentarietà.

 

I costi sanitari potrebbero, tuttavia, essere maggiori perché lo studio ha considerato i costi legati solamente a 5 malattie associate alla mancanza di attività fisica (malattia coronarica, ictus, diabete di tipo 2, cancro al seno e cancro al colon). Si tratta quindi di stime conservative che potrebbero essere più basse del costo reale.

 

Le azioni politiche e i dati sulla sedentarietà: la politica deve entrare in azione

Il terzo articolo sottolinea che tra il 2010 e il 2015 molti Paesi hanno adottato e messo in pratica politiche nazionali di contrasto alla sedentarietà (nel 2010 erano presenti nel 75% dei Paesi analizzati - e attive nel 44% - e nel 2015 in oltre il 90% - e operative nel 71%). Tuttavia, nel 2015, il 23% della popolazione adulta mondiale e l’80% degli adolescenti che frequentano la scuola non rispettavano le raccomandazioni Oms sui livelli di attività fisica settimanale raccomandati (150 minuti di attività ad intensità moderata), sottolineando la necessità di ulteriori interventi.

 

Esempi positivi di approcci intersettoriali

Infine, il quarto paper ricorda che aumentare i livelli di attività fisica praticata richiede la collaborazione di vari settori della vita quotidiana come le scuole, l’urbanistica, i trasporti e le attività sportive e ricreative e necessita di aumentare gli sforzi per monitorare attivamente l’attività fisica nella pratica clinica, considerandolo un fattore di rischio per alcune malattie.

 

Gli autori sottolineano anche diversi esempi di successo, come il sistema Bus Rapid Transit System, ovvero la decisione di distanziare le fermate degli autobus per incoraggiare le persone ad andare a piedi (introdotta a Curitiba in Brasile, Bogotà in Colombia e Cambridge nel Regno Unito); e il Coordinated Approach to Child Health degli Stati Uniti, che promuove un ambiente scolastico sano che includa attività fisica, alimentazione e protezione solare.

 

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