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Istituto Superiore di Sanità
EpiCentro - L'epidemiologia per la sanità pubblica
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Epidemia di morbillo in Campania. Aggiornamento

Marta Ciofi degli Atti1, Stefania Salmaso1 per il gruppo di coordinamento SPES*, Renato Pizzuti2, Paola D’Agnese2, Crescenzo Bove3, Domenico Protano3, Angelo D’Argenzio4 e Maria Luigia Trabucco4

1Laboratorio di Epidemiologia e Biostatistica, ISS - 2Agenzia Regionale Servizi Sanitari, Regione Campania - 3ASL Caserta 1 - 4ASL Caserta 2

 

Nel BEN dello scorso aprile è stata riportata la notizia di un aumento dell’incidenza del morbillo in Campania rilevato dalla rete SPES (1). Questo articolo riporta un aggiornamento sull’epidemia e informazioni su ricoveri e complicanze ottenute da un’indagine ad hoc attualmente in corso in Campania.

 

In Campania, nei primi quattro mesi del 2002 hanno partecipato a SPES 50 pediatri in media ogni mese, che seguono circa 41 000 bambini tra 0 e 14 anni (cioè il 4% della popolazione regionale della stessa fascia di età). Tra gennaio e aprile il numero di casi di morbillo segnalati è andato progressivamente aumentando; in totale sono stati segnalati 662 casi, rispetto ai 18 segnalati nei due anni precedenti. In questi quattro mesi l’incidenza di morbillo stimata da SPES è stata di 1 600 casi ogni 100 000 bambini fino a 14 anni di età, pari a una stima di circa 17 000 casi di morbillo verificatisi nella popolazione pediatrica della Campania. L’incidenza maggiore è stata osservata nei bambini tra 5 e 9 anni, seguiti dai ragazzi tra 10 e 14 anni.

 

La distribuzione per provincia dell’incidenza è riportata in Tabella, insieme alla copertura vaccinale per il morbillo per i nati del 1998, stimata nel 2000-01 (2) e rielaborata per provincia. L’incidenza per provincia corrisponde alle coperture vaccinali; infatti il morbillo ha colpito soprattutto le due provincie con coperture più basse (Caserta e Napoli), mentre le provincie con coperture più elevate (Benevento e Avellino) hanno avuto meno casi. Per quanto riguarda Avellino, va segnalato che partecipano a SPES solo due pediatri, quindi i risultati vanno interpretati con cautela.

 

L’analisi dei ricoveri è stata effettuata nei principali ospedali regionali che hanno reparti di malattie infettive (Ospedale Cotugno di Napoli, Ospedali di Caserta, Benevento, Avellino e Salerno), ed è aggiornata al 5 giugno 2002. Nei primi 5 mesi dell’anno, sono state ricoverate per morbillo 368 persone. Di queste, 63 hanno avuto complicanze polmonari, 13 un’encefalite e 3 sono decedute. I tre decessi si sono verificati in bambini, rispettivamente di 6 mesi, 4 e 10 anni. La maggioranza dei ricoveri (258/368) è stata effettuata al Cotugno di Napoli; in questo ospedale i ricoverati avevano un’età compresa tra 15 giorni e 68 anni, con il 17% dei ricoveri oltre i 14 anni di età.

 

L’incidenza nelle altre regioni è stata nettamente inferiore a quanto osservato in Campania. Esclusa questa regione, l’incidenza del morbillo tra gennaio e aprile 2002 è stata in media di 33 casi/100 000.

 

L’epidemia di morbillo in Campania ha le caratteristiche di un’epidemia in una popolazione a copertura vaccinale intermedia, cioè non tanto bassa da non interferire con l’epidemiologia del morbillo, ma non abbastanza elevata da interrompere la circolazione della malattia. Infatti, in questa regione l’ultima epidemia di morbillo si era verificata nel 1996, l’intervallo interepidemico è stato quindi molto più lungo di quanto osservato in assenza di vaccinazione (6 anni, rispetto a 3). La chiave per prevenire epidemie di questo tipo è prevenire l’accumulo di suscettibili in tutte le fasce di età, in tempi più rapidi possibili. Le autorità sanitarie regionali hanno quindi raccomandato di: a) intensificare l’offerta attiva della vaccinazione antimorbillo agli esposti in ambito familiare e scolastico; b) effettuare la vaccinazione a partire dai 6 mesi di vita, rivaccinando dopo l’anno i bambini vaccinati tra 6 e 12 mesi; c) offrire la vaccinazione a tutti gli individui non vaccinati e con anamnesi negativa per morbillo. La situazione della Campania non è unica in Italia, perché vi sono altre regioni con bassi livelli di copertura vaccinale. Per evitare nuove epidemie è quindi indispensabile un forte impegno sia politico che tecnico, che garantisca in tutte le regioni il raggiungimento di elevate coperture vaccinali, sia nel secondo anno di vita che nei bambini e ragazzi più grandi.

 

Riferimenti bibliografici

1.Ciofi degli Atti M, Salmaso S. per il gruppo di coordinamento SPES. Not Ist Super Sanità 2002; 15(4) - Inserto BEN: iii-iv.

2.Bove C, Caiazzo AL., Castiello R, et al. Not Ist Super Sanità 2002; 15(3) - Inserto BEN: i-iii.

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