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Istituto Superiore di Sanità
EpiCentro - L'epidemiologia per la sanità pubblica
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Un’indagine sull’uso delle cinture di sicurezza nella città di Genova

Claudio Culotta, Rosamaria Cecconi, Gianna Ferrando e i partecipanti al Corso di epidemiologia applicata* ASL 3, Genova

(*) Partecipanti al Corso di Genova, giugno 2002: Giovanna Bastone, Alberto Caniffi, Gianna Ferrando, Daniela Gallo, Gabriella Poltrini, Roberto Rosselli, Ines Blanchi, Paolo Francesco Bozano, Marcella Costa, Federica Pascali, Gabriella Penco, Ersilia D'Aste, Attilio Businelli, Antonella Rulfi, Elena Giustina Soru, Massimo Serra, Giuseppe Macrina, Paolo Alassio, Alessandro Canova, Giovanni Orefice, Roberto Parodi, Giuseppe Varagona, Massimo Corsini, Giovanni Astegiano, Marcello Capurro, Elena Mazzarello, Nadia Meccoli, Javad Hossein, Gaggero Domenico

 

Nel nostro Paese, circa la metà degli accessi al pronto soccorso e dei decessi dovuti a incidenti stradali riguarda automobilisti (1). In questi casi, l'uso delle cinture di sicurezza è di dimostrata efficacia nel prevenire il danno o ridurne l'entità (1).

 

In Liguria, l'attuale prevalenza d'uso delle cinture, è stimata a valori relativamente bassi (circa 30%), ed esiste un ampio margine per un intervento efficace.

 

Le azioni volte ad aumentare l'uso delle cinture di sicurezza hanno un vantaggio, rispetto a molti altri interventi di sanità pubblica, in quanto l'obiettivo è molto specifico e concretamente misurabile e quindi esiste la possibilità di verificare l'efficacia dell'intervento di prevenzione. Per ottenere un dato di partenza, prima dell'intervento, e per conoscere alcuni semplici dati relativi ai fattori associati con il mancato uso delle cinture, il Dipartimento di Prevenzione della ASL 3 genovese ha deciso di effettuare una rilevazione dell'uso delle cinture di sicurezza nella città di Genova, in relazione a possibili determinanti quali il sesso, l'età, la condizione di conducente o passeggero anteriore, il tipo di strada percorsa.

 

Gli obiettivi dello studio erano di stimare per le auto circolanti in Genova:

• la prevalenza d'uso di cinture tra conducenti e passeggeri e le differenze associate al sesso, all'età, alla condizione di conducente o passeggero anteriore, al tipo di strada percorsa e al tipo di auto (pubblica o privata);

• la prevalenza d'uso di seggiolini per i bambini di età inferiore o uguale a 4 anni.

 

Le stime sono state prodotte attraverso l’osservazione diretta dei comportamenti dei conducenti e dei passeggeri di auto all’altezza di 12 incroci urbani e all’uscita della sopraelevata. Lo stradario del comune di Genova è suddiviso in 32 tavole e ciascuna tavola è divisa in riquadri individuati da un numero in orizzontale e una lettera in verticale. Dalle 32 tavole che compongono lo stradario di Genova, ne sono state selezionate in modo casuale 12. Sono stati eliminati i riquadri corrispondenti ad aree rurali e con strade senza incroci, sono stati numerati i riquadri residui e in ogni tavola è stato scelto in modo casuale un riquadro. All'interno di ogni riquadro selezionato è stato individuato l'incrocio più importante.

 

A ogni incrocio la rilevazione è stata effettuata da una coppia di osservatori. Ogni volta che il semaforo diventava rosso, questi rilevavano i comportamenti delle persone all’interno delle prime tre auto che si erano fermate davanti a loro. La rilevazione è stata effettuata, senza interruzione, dalle ore 7.45 alle 8.15 del giorno 11 giugno 2002 (un martedì). La durata dell’osservazione è stata stabilita per poter raggiungere una numerosità minima di 650 automobili.

Su un modulo appositamente predisposto sono stati annotati la sede della rilevazione (urbana o sopraelevata), il numero dell’incrocio e, per ogni auto, il tipo (pubblica o privata), il sesso e l’età stimata (5-17 anni, 18-30 anni e >30 anni) del conducente e del passeggero anteriore, e se avevano o no la cintura allacciata. Inoltre, per ogni bambino giudicato avere meno di 4 anni, se è rivelata la presenza del seggiolino.

 

I dati sono stati analizzati con Epi-Info 6.04. I limiti di confidenza (LC) sono stati calcolati utilizzando il programma C-sample, che tiene conto del design effect dovuto al tipo di campionamento utilizzato (cluster sampling).

Sono state osservate 900 auto e 1 155 persone. Il 5% era rappresentato da macchine pubbliche dove l’uso della cintura di sicurezza non è obbligatorio. L’87% delle persone sono state osservate sulle strade urbane e il 13% sulla sopraelevata. Il 65% delle persone osservate era di sesso maschile e il 78% conducenti. Il 21% aveva un’età stimata tra 18 e 30 anni, e il 78% più di 30 anni. C’erano solo 11 bambini di età ≤ 4 anni e 7 persone di età compresa fra 4 e 17 anni.

 

La percentuale complessiva di utilizzo delle cinture è stata pari a 31,6%. La prevalenza è risultata più alta nelle femmine (37,8% LC 95% 33-43%) rispetto ai maschi (27,4% LC 95% 24-31%). I giovani si proteggono meno degli adulti: 27,5% (LC 95% 22-34%) contro 31,8% (LC 95% 29-35%). Ma stratificando per sesso si nota che questa tendenza è particolarmente accentuata nei maschi (19% contro 29%), mentre nelle femmine esiste una lieve tendenza opposta (41% contro 37%).

 

Non vi è una differenza significativa nell'uso della cintura tra conducenti (30,2%) e passeggeri anteriori (33,9%) (Tabella). Per quanto riguarda il tipo di strada, l'uso della cintura nella sopraelevata è risultato più alto (45,5%) che nelle strade urbane (29,6%), una differenza statisticamente significativa.

 

L'uso del seggiolino nei bambini di età inferiore o uguale a 4 anni è molto frequente (91%), ma la stima è stata effettuata solo su 11 osservazioni. L'uso delle cinture nelle auto pubbliche è molto basso (14%).

La rivelazione è stata effettuata alle 8 di mattina in un periodo in cui le scuole erano chiuse, quindi è stato osservato il comportamento di un segmento particolare di utenti della strada, composto principalmente da adulti che si recano al lavoro. Questa caratteristica del campione non ci ha consentito di approfondire l’analisi sull’uso delle cinture da parte della fascia 5-17 anni e sull’uso dei seggiolini e rende le nostre stime non pienamente generalizzabili al complesso del traffico genovese.

 

Nonostante questi limiti, i risultati costituiscono un riferimento per programmare interventi di prevenzione volti a incrementare l’uso delle cinture di sicurezza nell’ASL e nella Regione, e confermano che l’uso delle cinture a Genova è molto basso. In particolare, i giovani maschi costituiscono un gruppo a maggior rischio.

L’utilizzo delle cinture era maggiore nella sopraelevata. Questo suggerisce che il comportamento degli automobilisti è condizionato dalla percezione del rischio.

 

Il commento

Giordano Biserni1 e Marco Giustini2

1Presidente dell’Associazione Sostenitori e Amici Polizia Stradale, Forlì

2Laboratorio di Epidemiologia e Biostatistica, ISS

 

A distanza di anni dall'introduzione dell'obbligo di legge, i risultati sull'uso delle cinture di sicurezza nel nostro Paese sono sotto gli occhi di tutti. Si fatica a superare una media del 30-40%, con punte minime in certe zone che si fermano al 15-20%. È innegabile che, sino a oggi, quella sull'uso delle cinture di sicurezza, nonostante le apposite campagne di sensibilizzazione - e dichiarate "tolleranze zero" - rimane una battaglia platealmente persa, nel contesto di una guerra, quella della sinistrosità stradale, che provoca ogni anno migliaia di vittime.

 

L'efficacia delle cinture di sicurezza e dell'air-bag è ormai da tempo dimostrata; gli studi più recenti, come quello dell'università di Washington, parlano chiaro: si è dimostrato da un’analisi di 58 000 incidenti che l'uso delle cinture di sicurezza ha limitato il rischio mortalità del 64%. L'uso isolato dell'air-bag (comoda giustificazione per tanti riottosi all'uso delle cinture) ha limitato il rischio appena dell'8% (2). L'uso congiunto delle cinture e dell'air-bag ha determinato una diminuzione del rischio del 68%.

 

Lo studio condotto a Genova mostra un problema che coinvolge tutta l'Italia. L'uso del dispositivo, osservato nel capoluogo ligure, infatti, è analogo a quanto osservato mediamente in Italia dal sistema di sorveglianza nazionale dei dispositivi di sicurezza (sistema ULISSE) (3). Come da tempo ormai l'Istituto Superiore di Sanità ha dimostrato, l'incremento dell'uso dei dispositivi di sicurezza rappresenta l'azione di prevenzione più efficiente i cui effetti sono valutabili nel breve termine. Se a Genova l'uso delle cinture di sicurezza raggiungesse il 75% (valore mediano europeo), si potrebbe stimare il beneficio sanitario nei seguenti termini: 10 morti, 20 invalidi gravi e 200 ricoverati in meno ogni anno; se anche a livello nazionale si raggiungesse un livello d'uso pari al 75% si avrebbero ogni anno circa 1 200 morti in meno, con una riduzione accessoria di 2 400 invalidi gravi e 24 000 ricoverati.

 

Studi condotti negli Stati Uniti dimostrano che l'introduzione (e l'applicazione) di una legge che istituisca l'obbligo dell'uso delle cinture di sicurezza ha aumentato medianamente l'uso di questo dispositivo del 33% con una riduzione della mortalità correlata del 9% (4). D'altra parte in Italia non abbiamo bisogno di ulteriori leggi. L'articolo 172 del codice della strada prevede espressamente l'obbligo dell'uso delle cinture per tutti gli occupanti l'automobile (guidatore e passeggeri), fatte salve le esenzioni espressamente previste. Nello stesso articolo vengono anche determinate le sanzioni previste per i trasgressori. Appare, quindi, necessaria una collaborazione più stretta tra enti e istituzioni preposti alla tutela della salute pubblica affinché una legge vigente da tempo possa manifestare in pieno i propri effetti positivi.

 

Riferimenti bibliografici

1. Taggi F, et al. “Progetto SISI-Molise (Epidemiologia degli incidenti e della violenza)”. Rapporto al Ministro della Sanità; dicembre 1995.

2. Cummings P, McKnight B, Rivara FP, et al. BMJ 2002; 324 (7346): 1119-22.

3. Sistema ULISSE: Progetto DATIS - Accordo Quadro Ministero delle Infrastrutture e Trasporti - Istituto Superiore di Sanità.

4. CDC. MMWR 2001; 50 ( RR-7); 1-13.