Conoscenze e comportamenti dei gestori di locali pubblici prima dell’entrata in vigore della legge sul fumo (dicembre 2004 - gennaio 2005)
Gruppo ENFASI*Il "fumo passivo", inalato involontariamente dalle persone che entrano a contatto con uno o più fumatori attivi, è il principale inquinante degli ambienti chiusi (1). Si stima che in Italia le persone esposte al fumo passivo siano oltre quindici milioni, pari al 26% della popolazione. Particolarmente a rischio sono i bambini, gli anziani, i bronchitici cronici, gli asmatici e i cardiopatici. Il fumo passivo, oltre a disturbi temporanei quali irritazione e lacrimazione degli occhi, mal di testa, tosse, irritazione della mucosa nasale e della gola, nausea, può essere causa di condizioni ben più gravi quali riduzione di alcuni parametri di funzionalità respiratoria, tumore polmonare e in altre sedi, aggravamento di patologie preesistenti come angina pectoris, asma, bronchite cronica e allergie (2).
La Legge n. 3 del 16 gennaio 2003, all’art. 51, comma 6 con proroga al 10 gennaio 2005 (DL 9 novembre 2004, n. 266) ha come obiettivo principale la tutela della salute dei non fumatori nei locali pubblici. L’Italia è uno dei pochi paesi al mondo che abbia adottato una simile legislazione, un approccio che in altri Paesi si è rilevato efficace per ostacolare l’esposizione al fumo passivo negli ambienti pubblici; oltre a ciò sembra avere l’ulteriore effetto di incoraggiare le persone che lavorano in questo tipo di locali a smettere di fumare, o comunque ridurre il consumo di tabacco (3).
Per meglio comprendere gli intendimenti e gli ostacoli potenziali all’attuazione della legge, il Gruppo PROFEA (PROgramma di Formazione in Epidemiologia Applicata) del Centro Nazionale di Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della Salute dell’Istituto Superiore di Sanità, nel dicembre 2004 ha intrapreso un monitoraggio sull’applicazione della legge da cui si ripromette di ricavare un quadro multiregionale.
Più specificamente, in un campione di ASL che ha aderito spontaneamente, è stato intrapreso uno studio per:
-
descrivere conoscenze, attitudini e comportamenti in relazione alla legge da parte dei proprietari di locali pubblici, quali bar, pizzerie, pub, ristoranti;
-
stimare l'adesione alle disposizioni di legge nei locali prima e dopo la data di entrata in vigore del divieto di fumo nei locali pubblici il 10 gennaio 2005.
Per sette Regioni italiane (Calabria, Campania,
Emilia-Romagna, Piemonte, Puglia, Toscana e Sicilia), almeno
una ASL ha aderito allo studio. In ogni ASL partecipante
sono stati selezionati in modo casuale 50 locali (bar,
ristoranti, pizzerie e pub) da una lista ricavata dalle
Pagine Gialle. È stato utilizzato un questionario in due
parti: una parte riempita dal gestore del locale e l’altra
dal ricercatore della ASL, riguardante l’eventuale presenza
di fumatori nei locali nell’orario di maggiore affluenza
della clientela e registrando sia la presenza diretta di
clienti fumatori sia le tracce eventualmente lasciate da
questi ultimi (livello visivo e olfattivo di fumo).
Le osservazioni sulla seconda parte del questionario sono
state fatte quando i ricercatori sono tornati a raccogliere
la prima parte. Le visite per raccogliere il questionario
sono state fatte, quando possibile, durante le ore di
maggior afflusso della clientela.
Complessivamente tra il 29 dicembre 2004 e il 7 gennaio 2005
sono stati visitati 471 locali pubblici: 39% bar e 61%
ristoranti, pizzerie o pub. Nel 41% il cartello con
l’indicazione di divieto di fumo era già stato affisso. Solo
il 2% era dotato di aree separate per i fumatori,
conformemente alle norme previste dalla nuova legge. Durante
i sopralluoghi nei locali erano presenti, in media, nove
persone. La percentuale dei locali in cui c’era almeno un
fumatore era il 31% (range:18% in Sicilia - 52% a Forlì).
Nel 34% dei locali il fumo era visibile e nel 40% c’era
odore di fumo.
L’82% delle persone che ha completato il questionario era
proprietario o gestore del locale e il 18% socio o
dipendente. La maggioranza (72%) era rappresentata da
uomini. Il 42% era fumatore, il 15% ex-fumatore e il 43% non
fumatore. Fra i gestori di bar si sono identificati più
fumatori che fra i gestori di altri tipi di locali (47%
contro 39%; p = 0,08).
Il 99% era informato sulle disposizioni previste dalla
normativa e la principale fonte d’informazione era
rappresentata da quella radio-televisiva (segnalata per
l’82% dei casi), seguita dai giornali (62%) e dalle
associazioni di categoria (20%). è degno di nota che solo il
16% abbia citato l’ASL e il 3% le forze dell’ordine.
La conoscenza sugli effetti del fumo passivo era molto
diffusa. La maggioranza (79%) delle persone intervistate ha
dichiarato che il fumo passivo è una minaccia per la propria
salute o per quella dei propri collaboratori. Un ulteriore
14% ha risposto che dipende dalla durata dell’esposizione.
Il 77% si è detto convinto che la corretta applicazione
della legge avrebbe, certamente o probabilmente, ridotto per
i non fumatori il rischio di avere malattie
fumo-correlate, come, ad esempio, asma e bronchiti.
Comunque, solo il 27% delle persone intervistate ha
dichiarato che sicuramente o probabilmente questa legge farà
fumare di meno le persone o addirittura le farà smettere di
fumare.
Riguardo ai propri locali, il 55% ha osservato che in
genere, nell’ora di punta, almeno la metà dei clienti fuma
(64% di quelli con bar versus il 50% di quelli con
ristoranti, pizzerie e pub; p = 0,006). La maggioranza (68%)
ha riferito che all’ora di punta i non fumatori sembravano
infastiditi dal fumo, e il 36% ha dichiarato che nell’ultimo
mese, qualche volta o frequentemente, ha ricevuto lamentele
per la presenza di fumo nel locale da parte di clienti non
fumatori.
Alla domanda “In che misura ritiene che i suoi clienti
fumatori rispetteranno questa legge?”, la maggioranza (82%)
ha risposto che tutti, o la maggior parte, la rispetteranno.
Ai gestori è stato anche domandato se prevedevano,
dopo l’entrata in vigore della legge, di chiedere di
smettere di fumare a un eventuale cliente fumatore, e anche
se pensavano di segnalare alle forze dell’ordine un cliente
che avrebbe continuato a fumare nonostante gli sia stato
richiesto di smettere. Come mostrato nella
Figura, la
grande maggioranza dei gestori ha affermato che dopo
l’entrata in vigore della legge, avrebbe chiesto ai clienti
di smettere di fumare. Un numero inferiore ha affermato che
denuncerebbe alle forze dell’ordine coloro che non
ottemperano alla legge.
Una delle principali preoccupazioni riguardo la nuova legge
sono le possibili implicazioni economiche negative. Anzi, il
24% degli intervistati era convinto che avrebbe subito una
perdita significativa dei profitti, mentre un ulteriore 19%
si aspettava una perdita lieve.
Questo spaccato della situazione dei locali in un campione
non-random di ASL in 7 regioni del Paese alla vigilia
dell’entrata in vigore della legge sul fumo, mostra la
presenza di fumatori in circa un terzo dei locali, sebbene
la maggior parte dei gestori abbia percepito che i loro
clienti non fumatori sono disturbati dal fumo, fino al punto
di lamentarsene in qualche occasione. I gestori intervistati
conoscevano gli aspetti principali della nuova legge, e la
maggior parte era consapevole degli effetti nocivi del fumo
passivo e dei benefici potenziali della legge per la salute
della loro clientela.
La grande maggioranza si è detta certa di chiedere ai
clienti di smettere di fumare, sebbene solo la minoranza si
dichiari pronta a denunciare alle forze dell’ordine coloro
che non rispetteranno la legge. Probabilmente la
maggiore preoccupazione dei gestori riguarda un potenziale
danno economico, con quasi la metà preoccupata di subire
perdite significative o lievi per la propria azienda.
Dopo la rilevazione dei dati precedente l’entrata in vigore
della legge, si prevede di completare il monitoraggio
effettuando negli stessi locali due o tre successive
raccolte di dati a distanza di alcuni mesi e di un anno a
partire dal 10 gennaio. Contemporaneamente, in un vasto
campione di locali afferenti ad ASL di altre regioni, si
stanno raccogliendo altri dati - utilizzando un questionario
leggermente modificato - che metteranno a disposizione
informazioni più precise sull’efficacia della legge
anti-fumo.
Riferimenti bibliografici
1. Ministero della Salute. La tutela e la promozione della salute negli ambienti confinati. Commissione tecnico scientifica per l’elaborazione di proposte d’intervento legislative in materia d’inquinamento indoor; 1998.
2. Respiratory Health Effects of Passive Smoking: Lung Cancer and Other Disorders. EPA/600/6-90/006F
3. Heloma A, Jaakkola MS. Four-year follow-up of smoke
exposure, attitudes and smoking behaviour following
enactment of Finland's national smoke-free work-place law.
Addiction 2003;98(8):1111-7.
(*) Gianfranco Accordino, ASL 5 Messina; Valerio
Aprile, Dipartimento di Prevenzione SISP - AUSL Lecce 1-
PROFEA); Mario Cuccia, Dipartimento di Prevenzione - ASL 3
Catania; Angelo D’Argenzio, Servizio di Epidemiologia e
Prevenzione - ASL Caserta 2 - PROFEA; Carla Fiumalbi,
Dipartimento di Prevenzione - AUSL 10 Firenze; Salvatore
Lopresti, Dipartimento Sanità Regione Calabria - PROFEA;
Oscar Mingozzi, Servizio di Igiene Pubblica - Area
Epidemiologia e Comunicazione - AUSL Forlì - PROFEA; Alfredo
Ruata, AUSL 18 Alba - Bra; Salvatore Scondotto, Dipartimento
Osservatorio Epidemiologico - Assessorato alla Sanità
Regione Sicilia - PROFEA; Francesco Sconza (Dipartimento di
Prevenzione - AS 4 Cosenza - PROFEA; Lorenzo Spizzichino -
DG Prevenzione, Ministero della Salute; Alberto Perra, Paola
Scardetta, Nancy Binkin - Centro Nazionale di Epidemiologia,
Sorveglianza e Promozione della Salute, ISS
IL COMMENTO
Paolo D’Argenio
Direzione Generale Prevenzione, Ministero della Salute, Roma
L’applicazione della legge sulla tutela dei non fumatori dal
fumo passivo potrà migliorare la qualità dell’aria nei
locali chiusi e di conseguenza il benessere e la salute di
quanti vi soggiornano. La legge, che amplia i diritti
dei non fumatori, può costituire un formidabile stimolo per
rendere più respirabile l’aria anche nelle abitazioni e per
aumentare la frequenza dei tentativi di chi vorrebbe
smettere di fumare. I professionisti della sanità
pubblica sanno che l’azione di contrasto al fumo è difficile
se non è accompagnata da misure che modificano il sistema di
regole sociali, come i divieti nei locali chiusi o l’aumento
dei prezzi. D’altro canto, le norme possono restare
inapplicate se non sono accompagnate da un atteggiamento
favorevole di specifici gruppi della popolazione, e dalla
valutazione dei suoi effetti. Infine, la constatazione di
effetti positivi aumenta il sostegno alla legge. Questo
articolo riporta i risultati di un monitoraggio semplice e
utile, realizzato da servizi di sanità pubblica
che, in questo modo, diventano un soggetto attivo
nell’applicazione della legge n. 3 del 16 gennaio 2003
appropriandosi dei suoi obiettivi di salute. Lo studio
evidenzia il ruolo positivo svolto dai media nell’informare
la popolazione. I media sono interessati agli effetti di una
legge che modifica la vita quotidiana del loro pubblico e
potranno continuare a costituire un canale importante di
comunicazione se sapremo fornire ad essi dati e informazioni
tratti dal monitoraggio. Con la valutazione e la
comunicazione possiamo contribuire a realizzare un successo
della sanità pubblica italiana.