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Istituto Superiore di Sanità
EpiCentro - L'epidemiologia per la sanità pubblica
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La vaccinazione antinfluenzale annuale e la percezione della pandemia influenzale del personale sanitario dell'ospedale di Bolzano. Maggio 2009

Pirous Fateh-Moghadam1, Thomas Lechthaler2, Irene Egger3, Roberto Ramaschi3, Debora Turolla4, Thomas Bisaglia4, Mirella Bombonato4 e i partecipanti al corso di Epidemiologia applicata nei corsi di laurea in Assistenza sanitaria* e in Tecniche della prevenzione nell’ambiente e nei luoghi di lavoro** della Scuola Provinciale Superiore di Sanità “Claudiana”, Bolzano

1Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari, Trento

2Comprensorio sanitario di Merano

3Scuola Provinciale Superiore di Sanità “Claudiana”, Bolzano

4Direzione medica, Ospedale di Bolzano

 

È stato dimostrato che la vaccinazione antinfluenzale degli operatori sanitari è efficace nella riduzione dell’incidenza della malattia, dell’assenteismo per malattia tra gli operatori sanitari, nel risparmio di risorse finanziarie e nella prevenzione della mortalità e morbosità dei loro pazienti.

 

Nonostante ciò e nonostante esistano interventi di provata efficacia per aumentare la copertura vaccinale negli operatori sanitari, in Italia, come in altri Paesi europei e negli USA, la copertura vaccinale tra gli operatori sanitari risulta generalmente bassa.

 

In previsione di un aggravamento della pandemia influenzale, in cui gli operatori sanitari avranno un ruolo sempre più centrale, è importante valutare la percezione del rischio e gli eventuali comportamenti del personale sanitario. Lo studio si è prefisso di descrivere la percezione e di verificare le modalità per promuovere l’interesse a vaccinarsi.

 

Obiettivi specifici erano: determinare la copertura vaccinale, i motivi della vaccinazione/non vaccinazione, le caratteristiche anagrafiche degli operatori in relazione allo stato vaccinale, le conoscenze del personale ospedaliero riguardo alla vaccinazione antinfluenzale e la comparsa di eventi avversi, al fine di implementare interventi mirati di promozione della vaccinazione antinfluenzale in ambito ospedaliero.

 

Al fine di dare indicazioni utili per affrontare un’eventuale pandemia nel contesto ospedaliero sono ulteriori obiettivi: la valutazione della percezione del rischio pandemia tra gli operatori sanitari, la loro propensione di andare al lavoro nonostante i possibili rischi di contagio, la disponibilità di aderire a delle misure di mitigazione limitanti la libertà personale, la fiducia nelle istituzioni preposte alla garanzia della sicurezza sul posto di lavoro e le fonti maggiormente utilizzate per reperire informazioni sulla pandemia.

 

Lo studio, svolto nell’ambito di un corso di epidemiologia rivolto agli studenti della Scuola Provinciale Superiore di Sanità “Claudiana” di Bolzano, aveva anche, come obiettivo formativo, quello di condurre uno studio trasversale di prevalenza.

 

È stato infatti condotto uno studio trasversale di prevalenza tramite questionario standardizzato (pre-testato) somministrato vis-à-vis il 6 maggio 2009. La popolazione in studio era costituita dai dipendenti medici ed infermieri (2.573 persone) attivi presso i reparti di degenza dell’Ospedale di Bolzano. Le persone da includere nello studio sono state selezionate dalla lista dei dipendenti tramite campionamento casuale semplice. I criteri di esclusione erano la non disponibilità della persona a partecipare all’indagine e la sua assenza dal lavoro nella giornata stabilita per l’indagine. Un campione di 105 operatori ha permesso una precisione della stima del 6% per una prevalenza stimata del 12% con un IC del 95%. Il Servizio di Igiene ospedaliera della Direzione medica ha inviato una lettera con le informazioni sullo studio e la richiesta di adesione. Le sostituzioni si sono effettuate con il primo medico/infermiere presente nello stesso reparto. Per il data entry e l’analisi dei dati è stato utilizzato il software epi-info 2000 versione 3.5.

 

Sono state intervistate complessivamente 104 persone. Nessuna persona si è rifiutata di partecipare all’indagine. Tuttavia, vista la decisione di limitare la raccolta dei dati ad una singola mattina, nel 70% dei campionati è stata necessaria la sostituzione a causa di ferie, turni, malattia, gravidanza, non disponibilità per impegni in altra sede (sala operatoria, altro reparto, convegni, ecc.). Il confronto dei risultati tra sostituti e casi non ha fatto emergere, però, differenze significative.

 

Il 14% del campione era costituito da medici, il 69% da infermieri ed il 17% da operatori sanitari di altro tipo. Il 71% era di sesso femminile. Il 55% ha risposto al questionario in lingua italiana. L’età media era di 39 anni, mentre la durata media dell’intervista era di 9 minuti.

 

Complessivamente l’85% degli intervistati era a conoscenza dell’offerta della vaccinazione da parte della Direzione medica. Solo il 21% ha dichiarato di essersi vaccinato contro l’influenza almeno una volta nella vita. Le coperture vaccinali nelle ultime due stagioni influenzali (2007-08; 2008-09) sono risultate sovrapponibili (circa il 12%, IC95% 6,1-19,3 per entrambe le stagioni). La metà dei vaccinati si è sottoposta alla vaccinazione in entrambe le stagioni. I motivi principali di vaccinazione erano la protezione di se stessi e dei propri pazienti (40% per entrambe le ragioni). Risultano vaccinarsi di più i rispondenti in lingua italiana (25% vs 17%) ed i medici (40% vs 18%), ma tali differenze non raggiungono la significatività statistica. Il 14% dei vaccinati ha riportato l’insorgenza di effetti collaterali della vaccinazione, in maggioranza di tipo locale. I motivi principali della non vaccinazione sono stati la mancata percezione del rischio per la malattia e per la trasmissione ai propri pazienti (“non mi ammalo mai di influenza”), un atteggiamento in generale critico verso le vaccinazioni e la scarsa fiducia nell’efficacia del vaccino. Difficoltà logistiche ed organizzative dell’offerta vaccinale non giocano nessun ruolo nella mancata effettuazione della vaccinazione. Complessivamente il 20% degli intervistati ha dichiarato di volersi vaccinare nella prossima stagione e l’11% ne ha prospettato la possibilità.

 

Poco meno della metà degli intervistati (47%) ha ritenuto probabile l’evento di una pandemia influenzale in Italia. Una percentuale ancora minore (11%) ha ritenuto possibile che la propria famiglia possa esserne colpita.

 

L’influenza A/H1N1 era nota a tutti gli intervistati; a tal proposito, nessuno si è dichiarato molto preoccupato, il 25% si è detto un po’ preoccupato e il 75% ha detto di sentirsi tranquillo o molto tranquillo. Hanno espresso maggior tranquillità coloro che hanno risposto in lingua italiana (81% vs 68%), le donne (77% vs 70%) ed i non medici (78% vs 60%); tali differenze, però, non raggiungono la significatività statistica. Al momento dell’indagine, nessuno degli intervistati aveva cambiato la propria vita quotidiana, a causa delle notizie sull’influenza A/H1N1. Tuttavia, allo scopo di ridurre la diffusione dell’infezione, in caso di pandemia, molti avrebbero accettato limitazioni della propria libertà personale: il 63% degli intervistati accetterebbe di rinunciare a cinema, teatro ed eventi sportivi; il 65% rinuncerebbe all’uso di mezzi pubblici ed il 58% sarebbe disposto a vaccinarsi. Solo il 26% acconsentirebbe ad isolarsi a casa propria.

 

La quasi totalità degli intervistati si è dichiarata certa che, in caso di necessità, in ospedale sarebbero disponibili tutti i mezzi di protezione individuale: maschere, guanti, camici, occhiali e, se necessario, antivirali. Le maggiori fonti d’informazione, in caso di pandemia, sono risultati essere considerati il Servizio d’Igiene ospedaliera (all’interno dell’ospedale), il medico di medicina generale ed altri medici.

 

L’82% degli intervistati si è dichiarato disposto a recarsi al lavoro, nonostante il rischio d’infettarsi. L’83% era a conoscenza della raccomandazione di starnutire o tossire in un fazzoletto di carta, di gettarlo senza riutilizzarlo e di lavarsi poi le mani e l’80% riteneva efficace questa misura per la riduzione dell’infezione.

 

Dallo studio emerge che la copertura vaccinale, in ambito ospedaliero, è molto bassa.

 

Tale risultato è confermato dai dati in possesso della Direzione medica, che riportano una copertura del 13%. Le basse coperture sono in linea anche con indagini precedenti, condotte nell'ospedale di Bolzano (1) e in quello di Trento (2). Dopo l’adozione di strategie (campagne vaccinali con libretti informativi e poster; offerta di esecuzione della vaccinazione, da parte del personale del Servizio d’Igiene ospedaliera, direttamente in reparto), dirette ad incrementare il numero delle adesioni alla vaccinazione, nell’ospedale di Bolzano si è registrata una certa tendenza positiva, anche se i numeri rimangono sempre bassi.

 

I motivi principali della mancata adesione alla vaccinazione sono: scarsa percezione del rischio di contagio tra operatore infetto, anche se asintomatico, e paziente e viceversa; scarsa fiducia nell’efficacia del vaccino. Sarà su questi argomenti che occorrerà insistere per convincere sempre più operatori sanitari a vaccinarsi. Le dichiarazioni sull’intenzione di vaccinarsi la stagione successiva indicano l’esistenza di almeno un 20% di “contemplatori”, ossia di operatori potenzialmente sensibili ai messaggi di campagne promozionali.

 

L’indagine sulle opinioni e sugli atteggiamenti rispetto alla pandemia influenzale rappresenta la prima nel suo genere, in Italia. Da essa, sono emerse una grande fiducia nella struttura, per quanto riguarda la messa a disposizione dei mezzi di protezione ed un’elevata disponibilità a recarsi al lavoro anche durante una pandemia. Altri studi sull’argomento (3-8) hanno evidenziato maggiori problemi ed una molto più bassa disponibilità degli operatori sanitari a continuare a lavorare nella stessa condizione di rischio infettivo.

 

In uno scenario mutato, di pandemia in atto e di una certa virulenza, probabilmente anche a Bolzano si assisterebbe ad una significativa riduzione del numero di coloro che anteporrebbero l’etica professionale alla sicurezza personale e della propria famiglia. Ciò, combinato alle assenze per malattia, in conseguenza proprio della pandemia, costituirebbe certamente un problema nel garantire la continuità dell’assistenza da prendere in considerazione nella preparazione alla pandemia influenzale.

 

(*) Irene Gasteiger, Alexia Heilmann, Michaela Hofer, Evelin Oberosler, Barbara Ploner, Silke Redolfi, Juliane Thaler, Julia Unterkofler, Eva Maria Wachtler

(**) Mirko Berghenti, Benjamin Christanell, Florian Gallmetzer, Daniel Ganz, Devid Ganz, Helen Pichler, Alex Proietti Stephanie Springeth, Sabrina Windegger

 

Riferimenti bibliografici

1. Bombonato M, Testini B, Romeo M, et al. Vaccinazione anti-influenzale. Campagna 2003-2004 nell’Ospedale di Bolzano. Prevenzione 2004.

2. Fateh-Moghadam P, Lechthaler T, Monterosso M, et al. La vaccinazione antinfluenzale del personale sanitario dell'ospedale S. Chiara di Trento. Not Ist Super Sanità - Inserto BEN - 2005;18(10):i-ii.

3. Irvin CB, Cindrich L, Patterson W, et al. Survey of hospital healthcare personnel response during a potential avian influenza pandemic: will they come to work? Prehosp Disaster Med 2008;23(4):328-35.

4. Butsashvili M, Triner W, Kamkamidze G, et al. Knowledge and anticipated behaviour of health-care workers in response to an outbreak of pandemic influenza in Georgia. World Hosp Health Serv 2008;44(2):24-6.

5. Anikeeva O, Braunack-Mayer AJ, Street JM. How will Australian general practitioners respond to an influenza pandemic? A qualitative study of ethical values. Med J Aust 2008;189(3):148-50.

6. Barr HL, Macfarlane JT, Macgregor O, et al. Ethical planning for an influenza pandemic. Clin Med 2008;8(1):49-52.

7. Wong TY, Koh GCh, Cheong SK, et al. Concerns, perceived impact and preparedness in an avian influenza pandemic. A comparative study between healthcare workers in primary and tertiary care. Ann Acad Med Singapore 2008;37(2):96-102.

8. Imai T, Takahashi K, Todoroki M, et al. Perception in relation to a potential influenza pandemic among healthcare workers in Japan: implications for preparedness. J Occup Health 2008;50(1):13-23.