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Istituto Superiore di Sanità
EpiCentro - L'epidemiologia per la sanità pubblica
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Programmi organizzati di screening del cervico-carcinoma: risultati di un'indagine swot nella regione Calabria

Giuseppe Andrea De Biase¹, Carmela Bianchi², Domenico Gull๠e Filomena Zappia³ per il Gruppo Resp Calabria*

¹Dipartimento Tutela Salute e Politiche Sanitarie, Regione Calabria, Catanzaro;

²Azienda Sanitaria Provinciale di Cosenza;

³Azienda Sanitaria Provinciale di Reggio Calabria

 

SUMMARY (Screening programs for cervical cancer: a SWOT investigation in Calabria Region) - In this study, the low adherence to screening programs for cervical cancer in Calabria was studied by performing a SWOT analysis with a selected number of health professionals. Although women are offered the cervical screening within the regional health system, human and financial resources are not sufficient to promote the screening and service health management has to be improved. In that perspective, it would be appropriate to invest in health promotion strategies and more effective communication, overcoming the potential cultural factors that hinder adherence.

Key words: health prevention; cervical cancer; swot analysis

giuseppe.debiase@regcal.it

 

Introduzione

Il cancro della cervice uterina è un tumore della sfera genitale femminile il cui impatto si è drasticamente ridotto, grazie alla prevenzione attuata dall’uso del Pap-test nei programmi di screening. In Italia, secondo il Ministero della Salute, vengono registrati ogni anno circa 3.200 nuovi casi di carcinoma della cervice uterina e oltre 1.500 decessi.

 

I programmi regionali di screening per il cancro della cervice uterina rientrano nei livelli essenziali di assistenza (LEA), in grado di limitare i casi di insorgenza di tali tumori e di ridurne, quindi, l'incidenza e la mortalità.

 

Lo screening è un insieme di attività che comprende, oltre al test, l'informazione alla popolazione bersaglio, l'organizzazione che facilita l'accesso al test e, per le persone con test positivo, la predisposizione di protocolli diagnostici, terapeutici e di follow up. Il Pap-test deve essere effettuato ogni 3 anni nella fascia d'età 25-64 anni, come previsto dal programma regionale. L’adesione ai programmi di screening della cervice uterina nella regione Calabria è inferiore rispetto allo standard nazionale (rispettivamente 33% e 39%) (1).

 

I dati raccolti dal sistema di sorveglianza PASSI (pool Italia 2008-11) ci dicono che la percentuale di donne che ricorre al Pap-test su iniziativa spontanea è del 38% (2), a fronte di un dato regionale (pool Calabria 2009-11) del 20% (3).

 

Obiettivo del presente studio è quello di cogliere, nella percezione degli operatori sanitari coinvolti nel sistema screening, le ragioni di tale fenomeno.

 

Materiali e metodi

È stato utilizzato un approccio analitico di tipo SWOT, metodica partecipata con gli stakeholders, utilizzata in salute pubblica nell’analisi e nella valutazione degli interventi e delle alternative per realizzarli, che rileva i punti di forza e di debolezza propri del contesto di analisi e le opportunità e le minacce che derivano dal contesto esterno, cui sono esposte le specifiche realtà settoriali o territoriali analizzate.

 

In ogni azienda sanitaria sono stati invitati tutti gli operatori dei centri di screening, dei servizi territoriali e ospedalieri, nonché i dirigenti apicali del dipartimento tutela della salute; a chi ha aderito è stato chiesto di esprimere la propria motivata opinione in ordine al funzionamento del sistema regionale screening e la formulazione di eventuali proposte migliorative.

 

Le informazioni raccolte sono state rappresentate attraverso una mappa mentale, che, prevedendo la catalogazione e l’organizzazione di note e idee intorno a un concetto principale, ha consentito di aggregare punti di forza, punti di debolezza, opportunità e pericoli del sistema regionale screening e di elaborare delle raccomandazioni finali. In seguito, sono stati categorizzati in unità di informazione tutti i concetti comuni e sintetizzati in un'unica SWOT. I punti di forza e di debolezza sono interni al contesto di analisi e sono quindi modificabili; le opportunità e le minacce derivano dal contesto esterno e sono meno facilmente modificabili (4).

 

Risultati

nel mese di maggio 2013 sono state effettuate 9 riunioni, presso i servizi epidemiologici, le unità operative di screening e il dipartimento tutela della salute, a cui hanno preso parte 17 operatori delle unità operative di screening, 1 medico di medicina generale (MMG), 15 ostetriche, 2 assistenti sociali, 2 anatomopatologi, 4 ginecologi, 2 tecnici di laboratorio, 1 responsabile URP, 3 infermieri professionali, 1 dirigente dipartimento materno infantile, 1 responsabile di consultorio, 2 amministrativi, 18 intervistatori, 20 osservatori e 5 dirigenti del dipartimento tutela della salute, per un totale di 94 partecipanti.

 

L’analisi SWOT ha evidenziato i punti di forza e di debolezza del sistema regionale di screening del cancro della cervice uterina secondo gli operatori, come sintetizzato, in ordine di frequenza decrescente, nella Figura. Tra i punti di forza si evidenzia un buon livello logistico-organizzativo capace di agire con capillarità sul territorio. Tra i punti di debolezza è emersa una distinzione tra le criticità a carattere culturale e quelle di carattere sistemico. Con riferimento alle prime, la maggior parte degli stakeholders riscontra nella popolazione una scarsa sensibilità al tema della prevenzione, laddove la consapevolezza che la stessa si traduce in una riduzione della mortalità non riesce a superare dei tabù atavici, soprattutto inerenti al senso del pudore. In accordo ai dati PASSI regionali 2009-11, la mancata esecuzione del test di screening sembra essere associata a una scarsa consapevolezza della popolazione sull’importanza dello screening; infatti il 32% dichiara di non aver eseguito il test perché non ne aveva bisogno, il 16% per pigrizia, il 15% per mancanza di tempo, mentre il 12% per imbarazzo.

 

 

Gli stakeholders segnalano una carenza di sensibilità nei management aziendali che, a dispetto del fatto che la diagnosi precoce del cervico-carcinoma sia una LEA, non sembrano assumere atteggiamenti consequenziali, consentendo una carenza di risorse umane e finanziarie dedicate agli screening e una inadeguatezza delle strutture erogatrici, accentuate dalle limitazioni imposte dal piano di rientro dal disavanzo della spesa sanitaria, che ha determinato il blocco della spesa per interventi strutturali e acquisti di attrezzature, oltre a quello del turn-over. Gli anatomopatologi rilevano dette carenze soprattutto nel punto di lettura dei test eseguiti che, demandati alle unità di anatomia patologica, a causa dello scarso personale, non sempre viene eseguita entro i tre mesi previsti dalle vigenti linee guida.

 

Per ciò che concerne le criticità di carattere sistemico sono emerse: le lacune rilevate nell’anagrafe assistititi, che non consentono un recapito capillare delle lettere d’invito; la scarsa collaborazione degli MMG nell’arruolamento delle donne eleggibili; la demotivazione del personale sanitario coinvolto negli screening, che determina scarsa azione di consiglio, supporto e impulso; la discontinuità delle campagne informative sia a livello locale che regionale.

 

Tra le minacce segnalate, le più rilevanti riguardano la situazione di competizione con il privato, non tanto per la competizione in sé stessa, quanto per il fatto che l’attività erogata dal privato è avulsa dal contesto dei programmi di screening.

 

Conclusioni

L’analisi SWOT ha lo scopo di valutare l’intervento e di individuare strategie finalizzate a trasformare i punti di debolezza in punti di forza e le minacce in opportunità. nel caso specifico, lo studio ha consentito di individuare delle criticità e di elaborare raccomandazioni in base alle quali ipotizzare azioni correttive.

 

Si rendono opportune azioni di tipo informativo rivolte alle donne eleggibili e ai decisori (5): rispetto alle prime, nella prospettiva di incrementare la cultura della prevenzione grazie a opuscoli informativi, utilizzando tutti i canali disponibili, dai mass media ai circuiti sanitari (MMG, farmacie, ambulatori, consultori, ecc.); rispetto ai decisori, per aumentare la consapevolezza dell’importanza dello screening, fornendo evidenze documentate sugli effetti riduttivi della mortalità per tumore e, anche, dei costi sanitari.

 

Considerato che è stato riscontrato l’utilizzo prevalente di due fonti anagrafiche alternative - l’anagrafe SOGEI, alimentata dal sistema tessera sanitaria e l’anagrafe unica regionale, alimentata dai Comuni - sarebbe opportuno adottare un'unica fonte di riferimento, dalla quale estrarre la popolazione target. L’utilizzo di un unico database di riferimento faciliterebbe, infatti, un processo ciclico di “controllo, pulizia e aggiornamento” dei dati.

 

Per superare la carenza di risorse umane, l’analisi ha evidenziato l’opportunità di operare su due versanti: internamente alle aziende, con l’attivazione di sistemi di incentivazione non economici per gli operatori coinvolti nello screening (turnazione, ferie, ecc.), in particolare nelle unità operative di anatomia patologica; esternamente, integrando nel sistema regionale gli studi ginecologici privati, le aziende ospedaliere, non coinvolte e gli MMG nell’arruolare le donne eleggibili.

 

Dichiarazione sul conflitto di interessi

Gli autori dichiarano che non esiste alcun potenziale conflitto di interesse o alcuna relazione di natura finanziaria o personale con persone o con organizzazioni, che possano influenzare in mod o inappropriato lo svolgimento e i risultati di questo lavoro.

 

Riferimenti bibliografici

1. Osservatorio Nazionale Screening. I programmi di screening in Italia (www.osservatorionazionalescreening.it/... ).

2. La sorveglianza PASSI. Rapporto nazionale PASSI 2012: screening cervicale

3. Sistema di sorveglianza PASSI. Rapporto regionale 2009-11 Calabria

4. Hill T, Westbrook R. SWOT analysis: it’s time for a product recall. Long Range Plann 1997;30(1):46-52 ( www.repiev.ru/doc/SWOT-product-recall.pdf ).

5. Federici A, Calizzani G, Borgia P, et al. La comunicazione e l’empowerment nei programmi di screening

 

 

(*) Gruppo Resp Calabria, gruppo di lavoro della Rete Epidemiologica Regionale: E.A.R. Ciconte, C. Dell’Isola, R. Di Lorenzo, G. Donati, A. Sutera Sardo, V. Teti (ASP Catanzaro); G. De Foresta, C. De Stefano, F. Zappia (ASP Reggio Calabria); C. Bianchi, V. Gigli, F. Masotti, M.T. Pagliuso, P. Pizzino, A. Troisi, I. Valentini (ASP Cosenza); A. Cernuzio, C.G. La Greca, A. Bisbano (ASP Crotone); D. Cocciolo, M.B. Grasso, E. Morano (ASP Vibo Valentia); C. Azzarito, G.A. De Biase, D. Gullà, D. Macchioni, A.D. Mignuoli; L. Rizzo (Dipartimento Tutela Salute, Regione Calabria, Catanzaro).