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Istituto Superiore di Sanità
EpiCentro - L'epidemiologia per la sanità pubblica
Istituto Superiore di Sanità - EpiCentro


Descrizione di un'epidemia di influenza aviare ad alta patogenicità H7N7 in Emilia-Romagna

Luisa Loli Piccolomini1, Roberto Rangoni1, Annalisa Santi2, Lebana Bonfanti3, Stefano Marangon3, Alba Carola Finarelli1 e Silvano Natalini4

1Servizio Prevenzione Collettiva e Sanità Pubblica, Regione Emilia-Romagna, Bologna; 2Istituto Zooprofilattico Sperimentale Lombardia e Emilia-Romagna, Brescia; 3Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie, Legnaro (PD); 4AUSL di Bologna

 

SUMMARY (Description of an highly pathogenic H7N7 avian influenza epidemic in Emilia-Romagna region) - During the 2013 summer an epidemic of highly pathogenic avian influenza (HPAI) H7N7 occurred in Emilia-Romagna region. This paper describes the epidemic, the results of surveillance on farms and in humans, the measures taken. The origin of epidemic was attributed to infection by wild ducks. Six outbreaks were identified and overall were culled about 1,5 million birds with total direct damage amounting to almost 15 million euro. Three human cases were detected.

Key words: highly pathogenic avian influenza; H7N7; epidemic

lloli@regione.emilia-romagna.it

 

Introduzione

Le epidemie di influenza aviare ad alta patogenicità (HPAI è l'acronimo inglese) rappresentano un pericolo molto rilevante per il rischio di riassortimenti con comparsa di sottotipi più patogeni per l’uomo e per l’impatto economico causato dai focolai. In passato l’Italia era stata interessata da un’importante epidemia che si era verificata nel 1999-2000 con 413 focolai, circa 16 milioni di volatili morti o abbattuti e 112 milioni di euro di danni diretti (1). Il contenimento della diffusione delle infezioni con tempestiva messa in atto di misure di controllo è finalizzato a ridurre il rischio di mutazione del virus e di trasmissione all’uomo e a ridurre le perdite economiche per il settore avicolo. A questo scopo, in Italia, è attivo un piano che prevede la sorveglianza attiva e passiva per identificare precocemente l’introduzione dell’infezione negli allevamenti e, in caso di eventuali focolai, l’esecuzione tempestiva dell’indagine epidemiologica e la definizione di una sorveglianza straordinaria. Il presente lavoro vuole descrivere l’epidemia di influenza aviare HPAI insorta nel periodo agosto-settembre 2013 in Emilia-Romagna, presentando i risultati della sorveglianza epidemiologica integrata sia nell’uomo che negli allevamenti e le misure adottate per limitare la diffusione dell’infezione tra gli allevamenti.

 

Materiali e metodi

I dati necessari per la descrizione dell’epidemia derivano dalle indagini epidemiologiche condotte nei focolai e dal piano di sorveglianza straordinario attivato in Emilia-Romagna a seguito del focolaio primario, nel periodo agosto-ottobre 2013 (indagini cliniche e prelievi per esami di laboratorio). Tale piano ha interessato in primo luogo le aziende avicole con contatti diretti e indiretti con i focolai, ma anche altre aziende, selezionate in base al rischio, valutato considerando il circuito commerciale nel quale le aziende erano inserite, la tipologia di allevamento e la localizzazione geografica.

 

Con la sorveglianza passiva sono state raccolte le segnalazioni di casi clinici (in particolare le mortalità anomale) da parte di veterinari delle aziende.

 

Negli allevamenti compresi nel piano di sorveglianza attiva e in quelli selezionati nella sorveglianza passiva, le indagini di laboratorio su tamponi tracheali e su sieri sono state effettuate attraverso polymerase chain reaction (PCR) per la ricerca virale e prove sierologiche. Sui virus identificati è stata effettuata l'analisi del sito di clivaggio dell'emoagglutinina per la valutazione della patogenicità del ceppo e l'analisi filogenetica della sequenza dell'emoagglutinina per valutare il grado di similitudine tra i virus.

 

Al fine di identificare i possibili fattori di rischio relativi all’introduzione dell’infezione nelle aziende avicole e alla possibile diffusione ad altri allevamenti, in tutti i focolai è stata condotta un’indagine epidemiologica, con compilazione di una scheda standardizzata per la raccolta di dati mediante osservazione diretta in allevamento, oltre a interviste strutturate ai proprietari e ai veterinari delle aziende e ad analisi della documentazione e dei registri presenti nell'allevamento.

 

Oltre alla sorveglianza sugli allevamenti è stata attivata una sorveglianza sui lavoratori (2), individuando due gruppi a rischio: gli esposti al virus prima della sua identificazione e i lavoratori esposti successivamente, in quanto addetti alle operazioni di abbattimento dei capi infetti. Per il primo gruppo è stata data immediata indicazione al medico competente della filiera avicola più coinvolta di avviare una sorveglianza sanitaria straordinaria giornaliera per cogliere eventuali casi di trasmissione del virus aviario all’uomo.

 

I lavoratori addetti alle operazioni di abbattimento, in carico a una ditta specializzata, consapevolmente esposti al rischio e quindi protetti con adeguati dispositivi, sono invece stati sorvegliati passivamente, chiedendo a ognuno di informare tempestivamente il Dipartimento di Sanità Pubblica nell’eventualità dell’insorgenza di sintomi quali: febbre >38°, tosse, mal di gola, difficoltà respiratoria e congiuntivite. La sorveglianza, sia attiva che passiva, è stata protratta fino a 10 giorni dopo l’ultima esposizione a rischio, tempo considerato sufficiente a coprire il periodo di incubazione del virus.

 

I casi clinici così identificati sono stati isolati a domicilio e, trattandosi di congiuntivite, sono stati prelevati tamponi congiuntivali per l’analisi virologica, mediante PCR, eseguita presso il Laboratorio di Microbiologia del Policlinico S. Orsola di Bologna; tali analisi sono state successivamente confermate da parte del Laboratorio Nazionale di Riferimento presso l’Istituto Superiore di Sanità (ISS).

 

Negli allevamenti positivi sono stati abbattuti e distrutti tutti i volatili e sono stati distrutti prodotti e materiali presenti. L’abbattimento è stato applicato anche in via preventiva in aziende con collegamenti epidemiologici per le quali non era ancora stata confermata l’infezione e in aziende comprese in un piano di depopolamento. Tale piano prevedeva l’abbattimento preventivo di aziende non infette per ridurre la densità di allevamenti in un’area contigua ai focolai e di conseguenza la probabilità di contatto tra gli stessi, abbassando il rischio di diffusione della malattia. Sono, inoltre, state istituite le zone di protezione e sorveglianza previste dalla Direttiva 2005/94/CE e una più ampia zona di restrizione delle movimentazioni che si estendeva dalla provincia di Bologna a quella di Forlì-Cesena.

 

Risultati

Nel periodo 14 agosto-9 settembre 2013, in Emilia-Romagna, sono stati individuati 6 focolai di HPAI H7N7 (5 allevamenti commerciali e uno familiare), 4 mediante sorveglianza passiva e 2 tramite sorveglianza attiva.

 

Per il primo focolaio di galline ovaiole, che si trovava a Ostellato, in provincia di Ferrara, vicino al delta del fiume Po, in una zona ad alta densità di volatili selvatici acquatici, le informazioni emerse dall’indagine epidemiologica e le caratteristiche del virus hanno evidenziato che l’infezione è iniziata a luglio nei capannoni con accesso a un parchetto esterno a seguito di un probabile contatto con reservoir selvatici e si è poi diffusa all’interno dell’azienda. Nella fase di trasmissione da un volatile all’altro, il virus ha probabilmente mutato, da virus a bassa patogenicità a virus ad alta patogenicità (HPAI) (3). Per altri 3 focolai, localizzati in provincia di Bologna e appartenenti allo stesso circuito commerciale (che comprendeva 107 allevamenti distribuiti in diverse regioni d’Italia), la fonte di infezione è stata identificata. Dal focolaio primario l’infezione si sarebbe diffusa, tramite le uova da consumo, ad un’altra azienda con quasi 500.000 ovaiole in gabbia e da quest’ultima sarebbe stata trasmessa, tramite altri materiali infetti, ad altri due allevamenti funzionalmente connessi. La fonte di infezione invece non è stata identificata per un focolaio di tacchini localizzato in provincia di Ferrara a circa 1 km dal focolaio primario e per un allevamento familiare della stessa provincia che aveva recentemente acquistato alcuni tacchini di provenienza sconosciuta da un allevamento clandestino.

 

Il collegamento tra i focolai è stato confermato dai risultati dell’analisi del sito di clivaggio dell'emoagglutinina, che ha evidenziato che i ceppi isolati erano molto simili fra loro (indicativo della provenienza da una fonte comune) e simili a virus isolati sporadicamente dal pollame in Germania e in Olanda tra il 2010 e il 2012 (grado di similitudine tra 97,5% e 98,4 %) (3).

 

Complessivamente sono stati abbattuti circa un milione di volatili presenti nei focolai e circa cinquecentomila volatili nelle aziende sottoposte ad abbattimenti preventivi (aziende con collegamenti epidemiologici e aziende comprese nel piano di depopolamento), con costi pari a circa 8.875.000 euro per gli indennizzi agli allevatori e circa 5.538.000 euro per costi operativi legati ad abbattimenti e all'estinzione di focolai.

 

Per quanto riguarda la sorveglianza sui lavoratori, due casi sono stati individuati dalla sorveglianza attiva, attuata dal medico competente, mentre un terzo caso, diagnosticato presso l’AUSL di Forlì, è emerso nel periodo di sorveglianza passiva del personale che si occupava dell’abbattimento degli animali. Tutti e tre i casi presentavano congiuntivite e solo uno presentava qualche sintomo generale simil-influenzale, di nessuna gravità (2). In tutti i casi si è osservata la completa guarigione entro pochi giorni dall’insorgenza dei sintomi. Dai tamponi congiuntivali prelevati dai tre soggetti è stata evidenziata positività per virus H7N7, successivamente confermata dal Laboratorio Nazionale di Riferimento dell’ISS.

 

Conclusioni

Per identificare i focolai negli allevamenti, gli strumenti più efficaci sono stati la sorveglianza passiva e la sorveglianza su aziende con connessioni epidemiologiche con i focolai già confermati.

 

La diffusione dell’infezione è stata limitata e questo ha consentito di contenere le perdite economiche e di limitare le occasioni di contagio per l’uomo. Al contenimento dell’epidemia hanno contribuito diversi fattori, tra cui il rilevamento dell'infezione in tempi piuttosto ristretti nel focolaio primario, l’individuazione tempestiva delle connessioni epidemiologiche, l’appartenenza di 4 dei 5 focolai industriali allo stesso circuito commerciale caratterizzato da mezzi e personale dedicati (il coinvolgimento di altri circuiti avrebbe comportato un numero maggiore di contatti epidemiologici a rischio), l'adozione di rigorose e tempestive misure di eradicazione. Di importanza rilevante è stato il fatto che i focolai si sono verificati in zone con densità di allevamenti avicoli non elevate, ulteriormente contenute tramite il piano di depopolamento attuato (4). Ringraziamenti Si ringrazia Caterina Rizzo del Centro Nazionale di Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della Salute dell'ISS per il prezioso contributo al presente lavoro.

 

Dichiarazione sui conflitti di interesse

Gli autori dichiarano che non esiste alcun potenziale conflitto di interesse o alcuna relazione di natura finanziaria o personale con persone o con organizzazioni che possano influenzare in modo inappropriato lo svolgimento e i risultati di questo lavoro.

 

Riferimenti bibliografici

1. Sartore S, Bonfanti L, Lorenzetto M, et al. The effects of control measures on the economic burden associated with epidemics of avian influenza in Italy. Poult Sci 2010;89(6):1115-21.

2. Puzelli S, Rossini G, Facchini M, et al. Human infection with highly pathogenic A(H7N7) avian influenza virus, Italy, 2013. Emerg Infect Dis 2014;20(10):1745-9.

3. Bonfanti L, Monne I, Tamba M, et al. Highly pathogenic H7N7 avian influenza in Italy. Vet Rec 2014;174(15):382.

4. Stegeman A, Bouma A, Elbers AR, et al. Avian influenza A virus (H7N7) epidemic in The Netherlands in 2003: course of the epidemic and effectiveness of control measures. J Infect Dis 2004;190(12):2088-95.