English - Home page

ISS
Istituto Superiore di Sanità
EpiCentro - L'epidemiologia per la sanità pubblica
Istituto Superiore di Sanità - EpiCentro


Aderire e sviluppare strategie per l’alimentazione infantile nelle emergenze: l’esperienza del Comune di Marino (RM) per un piano di emergenza comunale partecipato

Sofia Colaceci1, Irene Raparelli2, Michela Cericco2, Carla Oliva3, Antonio Dibello4, Paola Tiberi4, Marco Carbonelli5, Angela De Carolis3 e Angela Giusti1

1Centro Nazionale per la Prevenzione delle Malattie e la Promozione della Salute, Istituto Superiore di Sanità, Roma;

2Associazione La Goccia Magica, Marino (RM);

3ASL Roma 6;

4Comune di Marino (RM);

5Associazione Marino Aperta Onlus, Marino (RM)

 

 

SUMMARY (Endorse and develop strategies for infant feeding in emergencies: the experience of the Municipality of Marino - Rome, for a participatory municipal emergency plan) - In Italy, the Municipal Emergency Plan is an operative tool for disaster risk prevention and reduction, aimed to protect the population and the territory in case of public emergency. The direct contribution of citizens is necessary to improve awareness, the culture of prevention and education to reduce the risk of disasters, and the promotion of resilient communities. In 2016, the Municipality of Marino (Rome), recognizing local voluntary and civic organizations their fundamental role in the management of emergencies, started a participatory process for the drafting of the Municipal Emergency Plan, involving associations, neighbourhood committees, citizens and employees of the Municipality. Thanks to women’s associations, the need to address Infants and Young Children Feeding in Emergencies (IYCF-E) has emerged. Thus, a dedicated procedure on IYCF-E has been included in the Municipal Emergency Plan, according to the international recommendations.

Key words: emergency; preparedness; community participation

sofia.colaceci@iss.it

 

 

Introduzione

Il piano di emergenza comunale (PEC) è uno strumento operativo per la tutela e la salvaguardia di cittadini e territorio in caso di emergenza dovuta a calamità di impatto pubblico. Il PEC contiene le procedure necessarie per rispondere a una qualsiasi calamità attesa o improvvisa, consentendo alle autorità di attivare e coordinare i soccorsi a supporto della popolazione colpita (1). Considerata l’importanza di questo strumento, il PEC è obbligatorio dal 2012 a seguito dell’approvazione della Legge 100/2012 (2). Come previsto dalla normativa, ogni Comune italiano avrebbe dovuto redigere, approvare e adottare il PEC con deliberazione consiliare entro fine 2012, secondo i requisiti e le procedure riportate nelle indicazioni operative del Dipartimento della Protezione Civile e delle giunte regionali, garantendone poi un aggiornamento periodico.

 

È evidente che il PEC ha una funzione pubblica: deve essere uno strumento fruibile dalla cittadinanza, comprensibile a chiunque e costantemente promosso, affinché ogni cittadino possa utilizzarlo per fronteggiare le situazioni emergenziali con coscienza e divenirne promotore attivo, riducendo per quanto possibile i rischi per se stesso e per gli altri. In questa prospettiva, l’informazione contenuta nel PEC non si esaurisce in una mera descrizione scientifica dei diversi rischi insistenti sul territorio, bensì chiarisce quali sono le probabilità che si verifichino nelle diverse tipologie di calamità e indica sia i comportamenti da adottare durante e dopo l’evento sia le modalità con cui la Protezione Civile interverrà per assistere la popolazione colpita. In ambito internazionale, il Sendai Framework for Disaster Risk Reduction 2015-2030 (3) è un documento di riferimento adottato nel 2015 in occasione della terza conferenza mondiale delle Nazioni Unite ed è il risultato di una serie di consultazioni intergovernative per la riduzione del rischio di disastri sia naturali che antropici, di natura ambientale, tecnologica e biologica, e la costruzione della resilienza delle nazioni e delle comunità alle catastrofi (3).

 

Il documento sottolinea la responsabilità primaria degli Stati nella prevenzione e nella riduzione del rischio di disastri e la necessità di coinvolgere l’insieme delle organizzazioni e delle istituzioni. La resilienza degli aspetti sanitari è fortemente promossa in ogni ambito. Tra i principi guida è richiamata la collaborazione e la partnership di tutte le parti sociali in un processo di empowerment e una “partecipazione inclusiva, accessibile e non discriminatoria, prestando particolare attenzione alle persone colpite in maniera sproporzionata dai disastri” (3), con un focus su equità, prospettiva di genere, età, disabilità e cultura.

 

La partecipazione attiva dei diversi attori, tra cui i cittadini, alla gestione del rischio da disastro è uno degli elementi-chiave della governance in tutte le sue fasi, per la prevenzione, la mitigazione, la preparazione, la risposta, il recupero e il ripristino della normalità. Per questo, le Nazioni Unite richiamano gli enti preposti a fare ricorso ad “ampie consultazioni pubbliche e di comunità durante lo sviluppo delle norme e regolazioni stesse, per supportarne lo sviluppo”. Ancora, si invitano gli Stati a promuovere processi di partecipazione attiva della società civile, dei volontari, delle organizzazioni di volontariato riconosciute o basate sulle comunità, affinché contribuiscano “con specifiche conoscenze e indirizzi pragmatici, nell’ambito dello sviluppo ed attuazione dei quadri normativi, degli standard e dei programmi per la riduzione del rischio di disastri nonché nella implementazione della programmazione e delle strategie”(3).

 

Il contributo diretto dei cittadini è necessario per promuovere la consapevolezza dell’opinione pubblica, la cultura della prevenzione, l’educazione alla riduzione del rischio di disastri e la costruzione di comunità resilienti, attivando una gestione del rischio che coinvolga l’intera società. Nella fase di elaborazione e discussione del PEC e delle relative procedure risulta dunque cruciale il coinvolgimento della cittadinanza già nelle fasi iniziali, affinché il documento diventi un prodotto condiviso e pensato a misura di cittadino.

 

Obiettivo di questo articolo è descrivere il processo attraverso il quale il Comune di Marino, in provincia di Roma, ha prodotto un PEC partecipato e gli esiti prodotti da tale processo, in termini di procedure operative per la presa in carico della salute delle mamme e dei bambini piccoli nelle emergenze.

 

La progettazione partecipata per il PEC

Nel 2016 la neo-insediata amministrazione comunale di Marino ha ravvisato l’urgenza di ottemperare alla Legge 100/2012. L’amministrazione ha quindi riconosciuto alle organizzazioni e associazioni locali di volontariato e impegno civico il loro ruolo fondamentale nella gestione delle emergenze. Per tale motivo, la redazione del PEC è avvenuta in forma partecipata tramite il coinvolgimento di circa 50 tra associazioni, comitati di quartiere, cittadini, dipendenti del Comune e della ASL, Croce Rossa, nonché delle istituzioni locali deputate alla gestione delle emergenze e principalmente i vigili del fuoco e le forze dell’ordine. Il coordinamento è stato operato da due associazioni del territorio, “Marino Aperta Onlus” e “Gruppo di Presenza Mons. Grassi”, particolarmente preparate e sensibili al tema delle emergenze.

 

Il PEC è stato redatto nell’ambito di incontri e scambi informativi su piattaforme web (4) e di seminari formativi con esperti di settore che hanno affrontato diverse tematiche, utili all’elaborazione del documento. In particolare, l’organizzazione di volontariato “La Goccia Magica” ha proposto che nel PEC si prestasse attenzione ai lattanti (0-12 mesi), ai bambini sotto i due anni di età e alle donne in gravidanza e in allattamento, perché presentano bisogni specifici ai quali durante le emergenze è necessario rispondere con immediatezza e in modo adeguato.

 

Il PEC del Comune di Marino

Il PEC (5), approvato il 29 novembre 2016, consta di 8 allegati in cui sono elencati: le associazioni disponibili a prestare supporto nella gestione dell’emergenza sul territorio locale; i materiali e i mezzi immediatamente disponibili, oltre alle convenzioni stipulate dal Comune per la fornitura in tempi stretti; le procedure operative adottate per le possibili calamità che possano verificarsi sul territorio; la procedura da sperimentare e applicare per l’Alimentazione Infantile Nelle Emergenze (AINE). Coerentemente con lo scopo generale del PEC di promuovere l’efficienza dei soccorsi e rispondere in modo adeguato agli obiettivi della popolazione, in particolare dei gruppi ad aumentata vulnerabilità, l’obiettivo della procedura AINE è di regolamentare la fornitura e la gestione, con annesse norme di sicurezza igienica per la preparazione e la distribuzione, dei sostituti del latte materno nelle emergenze, affinché siano garantiti a chi ne ha bisogno, e non interferiscano con la protezione e la promozione dell’allattamento per gli altri. La procedura AINE è suddivisa in 8 sezioni, che riprendono i punti chiave della guida operativa per l’alimentazione infantile nelle emergenze (6), rilevanti per il contesto locale, e includono:

  • la raccolta delle informazioni chiave su lattanti e bambini piccoli nella popolazione, disaggregandoli per età (0-6, 7-12, 13-24 mesi, 2-5 anni) e tipo di alimentazione (allattamento esclusivo, predominante, complementare, non allattamento); donne in gravidanza o in allattamento;
  • la previsione di aree di accoglienza dedicate a mamme e bambini, che rispondano ai loro specifici bisogni;
  • la valutazione iniziale di contesto, inclusi gli ambienti, la disponibilità di cibi adatti all’alimentazione complementare dei bambini piccoli, la formazione degli operatori dedicati e coinvolti nell’assistenza alle madri e ai bambini;
  • la risposta ai bisogni dei bambini, adeguata per età e tipo di allattamento/alimentazione;
  • la riduzione dei rischi legati all’uso non appropriato dei sostituti del latte materno, con riferimento alla legislazione vigente e a quanto previsto dal Codice internazionale per la commercializzazione dei sostituti del latte materno (7).

In merito alle donazioni, la procedura insiste sulla necessità di informare i responsabili degli aiuti umanitari che le donazioni di formula sostitutiva per lattanti e altri sostituti del latte materno non sono necessarie e possono interferire con la gestione dell’emergenza e con l’allattamento. Ogni donazione non richiesta di formula e sostituti di latte materno dovrebbe essere raccolta dai punti di accesso e gestita dall’agenzia di coordinamento dell’emergenza. La distribuzione di sostituti del latte materno è subordinata alla valutazione clinica fatta da professionisti formati nell’AINE, che definiscono per quali lattanti sia necessaria la fornitura (temporanea o a lungo termine) e ne garantiscono l’approvvigionamento.

 

La divulgazione del PEC è stata articolata in pubblicazioni distribuite ai residenti ed esposte nelle bacheche comunali, articoli e spot informativi organizzati in collaborazione con i media locali. Il PEC è stato inoltre inserito e pubblicizzato sul sito web del Comune.

 

Buona parte dell’attività di divulgazione ha interessato le scuole primarie e secondarie del Comune. Sono stati tenuti incontri a cadenza mensile per sensibilizzare bambini e adolescenti sui comportamenti da osservare in caso di calamità tipiche del territorio. Gli incontri sono stati condotti dalle associazioni locali in collaborazione con gli uffici tecnici comunali.

 

Conclusioni

La progettazione partecipata è uno degli strumenti di empowerment e di promozione della salute delle comunità. L’esperienza del Comune di Marino è un esempio di come i processi partecipati con la cittadinanza possano essere efficaci nel produrre in tempi relativamente brevi documenti condivisi, a misura di cittadino, e nel rispondere ai bisogni specifici di gruppi di popolazione generalmente poco rappresentati, come donne e bambini. Il PEC di Marino contiene una procedura operativa relativa all’alimentazione infantile nelle emergenze che lo rende unico nel panorama dei PEC italiani.

 

 

Dichiarazione sui conflitti di interesse

Gli autori dichiarano che non esiste alcun potenziale conflitto di interesse o alcuna relazione di natura finanziaria o personale con persone o con organizzazioni che possano influenzare in modo inappropriato lo svolgimento e i risultati di questo lavoro.

 

Riferimenti bibliografici

1. Protezione Civile. Piano di protezione civile

2. Italia. Legge n. 100 del 12 luglio 2012. Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 15 maggio 2012, n. 59, recante disposizioni urgenti per il riordino della protezione civile. Gazzetta Ufficiale n. 162, 13 luglio 2012.

3. United Nations Office for Disaster Risk Reduction. Sendai Framework for Disaster Risk Reduction 2015- 2030.

4. Protezione Civile Marino. ...verso il PEC partecipato

5. Comune di Marino. Piano di Emergenza Comunale

6. Infant Feeding in Emergency Core Group. Infant and young child feeding in emergencies. Operational guidance for emergency relief staff and programme managers. V2.1; 2007

7. Organizzazione Mondiale della Sanità. Codice Internazionale sulla commercializzazione dei sostituti del latte materno; 1981.