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Istituto Superiore di Sanità
EpiCentro - L'epidemiologia per la sanità pubblica
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I dati sulla pressione arteriosa rilevati dalla sorveglianza Passi (2008-2011)

Gianluigi Ferrante – Staff Centrale Passi, Cnesps-Iss

 

4 aprile 2013 - Secondo i dati rilevati dal sistema di sorveglianza Passi nel periodo 2008-11, la maggior parte degli italiani adulti (83%) di età compresa tra 18 e 69 anni ha misurato la pressione arteriosa almeno una volta negli ultimi due anni, l’8% più di due anni fa mentre il 9% mai. Una persona su cinque (21%) a cui è stata misurata la pressione arteriosa riferisce di aver ricevuto una diagnosi di ipertensione arteriosa dal medico.

Bisogna considerare però che, in base a risultati di numerosi studi su validità e riproducibilità, le indagini condotte su dati riferiti (come Passi) sottostimano la prevalenza di alcune diagnosi, tra le quali (ipertensione, ipercolesterolemia e diabete) rispetto a studi basati su dati misurati.

 

Ipertensione e carta del rischio cardiovascolare

La carta del rischio cardiovascolare è uno strumento che il medico può utilizzare per stimare la probabilità che il proprio paziente ha di andare incontro a un primo evento cardiovascolare maggiore (infarto del miocardio o ictus) nei dieci anni successivi, conoscendo il valore di sei importanti fattori di rischio, facilmente rilevabili: due non modificabili (sesso ed età), e quattro modificabili (diabete, abitudine al fumo, pressione arteriosa sistolica e colesterolemia). Questo strumento viene usato nella valutazione clinico-prognostica nelle persone con età 35-69 anni.

 

L’utilizzo della carta del rischio cardiovascolare da parte di un medico viene dichiarato dal 13% degli intervistati di età 35-69 anni con diagnosi di ipertensione e senza patologie cardiovascolari, percentuale più alta in maniera statisticamente significativa rispetto a quella rilevata nella stessa fascia di età nella popolazione generale, in cui il rischio cardiovascolare è calcolato nel 7% dei casi.

 

Trattamento farmacologico e attenzione agli stili di vita da parte degli operatori sanitari

Il trattamento dell’ipertensione si avvale di terapia farmacologica e del cambiamento degli stili di vita, che i medici curanti suggeriscono ai propri assistiti. Tre ipertesi su quattro (76%) hanno dichiarato di essere in cura con farmaci anti-ipertensivi. Il livello di attenzione degli operatori sanitari nei confronti degli assistiti con ipertensione è abbastanza alto: l’87% riferisce di aver ricevuto il consiglio di ridurre il sale nel cibo, l’80% di fare attività fisica regolare e il 79% di perdere/mantenere il peso corporeo.

 

Figura 1 - Trattamento farmacologico e attenzione agli stili di vita degli ipertesi da parte degli operatori sanitari. Passi 2008-11 - Pool di Asl

 

 

Ipertensione e stili di vita

Un’attività fisica regolare, la riduzione del peso corporeo, la diminuzione del consumo di alcol e un’alimentazione ricca di frutta e verdura sono tra gli interventi immediati più efficaci per abbassare la pressione arteriosa sistolica. La sorveglianza Passi è in grado di monitorare quanto nella popolazione adulta siano diffuse le condizioni di rischio relative ai comportamenti individuali.

 

Tra gli ipertesi, le percentuali di sedentari (34%), sovrappeso (44%) e obesi (24%) sono decisamente più alte rispetto a quelle di chi non riferisce ipertensione (che sono rispettivamente 28%, 29% e 8%). La prevalenza di persone che fa un consumo di alcol abituale elevato è del 7% tra quelle con ipertensione contro il 4% tra i non ipertesi. Questi ultimi appaiono meno virtuosi sia rispetto al consumo di almeno cinque porzioni di frutta e verdura al giorno (10% contro il 12% rilevato tra gli ipertesi) sia relativamente al fumo di sigaretta (30% vs 23%).

 

Figura 2 - Stili di vita nelle persone con e senza ipertensione. Passi 2008-11 - Pool di Asl

 

 

 

Ipertensione e altri fattori di rischio

La compresenza di diversi fattori di rischio cardiovascolare in una persona può determinare un impatto sulla salute particolarmente grave. È perciò importante valutare nella popolazione non solo la diffusione dei singoli fattori, ma anche i diversi profili di rischio multifattoriali. Secondo le stime Passi, tra le persone con ipertensione all’incirca una su sei (59%) è ipercolesterolemica e una su dieci (13%) è diabetica.

 

Conclusioni

La percentuale di persone che controllano regolarmente la pressione arteriosa è buona. L’uso della carta per il calcolo del rischio cardiovascolare invece è ancora poco diffuso, sebbene questa venga usata più frequentemente tra gli ipertesi. Nella maggior parte dei casi l’ipertensione è trattata con farmaci e gli operatori sanitari fanno un buon lavoro fornendo indicazioni per corretti stili di vita, anche se persiste un margine di miglioramento. Il monitoraggio dei fattori di rischio individuali mostra che tra gli ipertesi c’è una maggiore attenzione al consumo di frutta e verdura e una minor percentuale di fumatori; di contro ci sono più persone in eccesso ponderale, più sedentari e più individui che fanno un consumo di alcol abituale elevato. Inoltre in molti casi l’ipertensione non è l’unico fattore di rischio cardiovascolare ma si presenta associato ad altre condizioni come l’ipercolesterolemia o il diabete, contribuendo a un forte peggioramento del profilo di rischio. La prevenzione e il contrasto alle malattie cardiovascolari, per risultare efficace, deve basarsi su un approccio sia individuale sia di popolazione. Aumentare la proporzione delle persone con un basso profilo di rischio potrebbe ridurre grandemente il carico di malattia legato alle patologie cardiovascolari. È perciò importante attivare strategie a livello di popolazione, che promuovano stili di vita salutari e riducano la prevalenza e la gravità delle principali condizioni a rischio. A questo fine, sono necessari interventi sinergici da parte dei Ministeri e delle Amministrazioni pubbliche, con il coinvolgimento e il contributo di professionisti dell’area sanitaria, dell’opinione pubblica e dei singoli individui, secondo le indicazioni del programma Guadagnare Salute. A fini preventivi sono utili anche gli interventi in grado di ridurre le situazioni di diseguaglianza sociale, che hanno un peso rilevante nel determinare l’insorgenza di queste patologie. D’altra parte, a livello individuale, vanno adottate in modo sistematico attività assistenziali rivolte a diagnosticare, monitorare e trattare le principali condizioni a rischio: Passi consente di valutarne la diffusione sul territorio e l’evoluzione nel tempo.