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Istituto Superiore di Sanità
EpiCentro - L'epidemiologia per la sanità pubblica
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Informazioni generali

8 settembre 2016 - La febbre Congo-Crimea (Congo-Crimea haemorrhagic fever, Cchf) è una febbre virale emorragica provocata da un virus del genere Nairovirus che si trasmette per lo più attraverso la puntura di zecche infette. La malattia fu descritta per la prima volta nel 1944 tra i contadini e i soldati della Crimea, ma solo nel 1969 si scoprì che il virus era uguale a quello identificato in un bambino del Congo nel 1956: è questo il motivo del nome di febbre Congo-Crimea.

 

La malattia nell’uomo è piuttosto grave e ha un elevata letalità, ma la sua incidenza è limitata. Tra gli animali, invece, può avere una diffusione più ampia.

 

Trasmissione

La febbre di Congo-Crimea è causata da un virus del genere Nairovirus, appartenente alla famiglia dei Bunyaviridae. Il virus si trasmette all’uomo sia attraverso le zecche, sia con il contatto diretto con tessuti, sangue o altri fluidi corporei provenienti da animali infetti. La maggior parte dei casi si sono verificati in persone impiegate negli allevamenti, come i lavoratori agricoli, gli addetti ai macelli e i veterinari.

 

Sintomi e progressione della malattia

La progressione della febbre Congo-Crimea presenta una sintomatologia molto variabile. La durata del periodo di incubazione varia a seconda della modalità di contagio: dopo la puntura di zecca è generalmente compresa tra 1 e 3 giorni (fino a un massimo di 9 giorni), mentre dopo il contatto con sangue o tessuti infetti è compresa tra 5 e 6 giorni (fino a un massimo di 13).

 

L’inizio della sintomatologia è improvviso e caratterizzato da febbre, mialgia, vertigini, dolore e rigidità del collo, mal di schiena, mal di testa, bruciore agli occhi e fotofobia (sensibilità alla luce). Possono inoltre manifestarsi nausea, vomito, diarrea, dolori addominali e mal di gola nella fase iniziale, seguita da sbalzi d’umore e confusione. Dal secondo al quarto giorno l’agitazione può essere sostituita da sonnolenza, depressione e spossatezza, e il dolore addominale può localizzarsi al quadrante superiore destro, con ingrossamento del fegato. Altri segni clinici comprendono tachicardia (battito cardiaco accelerato), linfoadenopatia (ingrossamento dei linfonodi) e un rash petecchiale (una eruzione cutanea causata da sanguinamento nella pelle) sulle superfici mucose interne (come bocca e gola) e la pelle. Le petecchie possono dare origine a eruzioni più grandi (ecchimosi) e altri fenomeni emorragici. Nei casi gravi, dopo il quinto giorno, il paziente può manifestare insufficienza epatorenale e polmonare.

 

Il tasso di mortalità è circa del 30%, e il decesso avviene solitamente tra il quinto e il quattordicesimo giorno di malattia. I pazienti che guariscono iniziano a migliorare attorno alla nona o decima giornata dall’inizio dei sintomi e necessitano di una lunga convalescenza.

 

Gli animali, anche quelli viremici, sono invece generalmente asintomatici.

 

Diagnosi

La diagnosi della febbre di Congo-Crimea comprende una serie di esami, tra cui un’anamnesi che tenga in considerazione i recenti viaggi del paziente, una visita medica e l’analisi di campioni di sangue e tessuti in laboratori specializzati. Tra questi:

  • test Elisa (Enzyme-Linked Immunoabsorbent Assay)
  • rilevazione dell’antigene
  • sieroneutralizzazione
  • reverse transcriptase polymerase chain reaction (Rt-Pcr)
  • coltura cellulare.

 

Questi test presentano un elevato rischio biologico e devono essere condotti in BSL4 (Livello di Biosicurezza 4)

 

Trattamento

Non esiste una terapia per la guarigione. Le cure mirano a ridurre i sintomi e nei casi più gravi a supportare le funzioni vitali dell’organismo. I trattamenti includono il ricovero in ospedale, l’isolamento del paziente e uno stretto controllo dell’infezione per evitare la diffusione della malattia.

 

Per il trattamento viene usato un antivirale (ribavirina) che sembra dare benefici alla salute dei pazienti.

 

Prevenzione

Non esiste un vaccino contro la febbre Congo-Crimea, anche se un vaccino inattivato è stato utilizzato in passato nell’Europa orientale e nei Paesi dell’ex Unione Sovietica.

 

Pertanto per controllare la febbre Congo-Crimea la prevenzione primaria è fondamentale.

 

Ridurre il rischio di trasmissione dalle zecche:

  • uso di abbigliamento adeguato (maniche e pantaloni lunghi) e di colori chiari (così da facilitare il riconoscimento di eventuali zecche)
  • uso di repellenti e acaricidi
  • controllo regolare di pelle e abiti (e rimozione sicure delle eventuali zecche trovate)
  • cercare di eliminare o controllare il rischio di infestazioni in animali, stalli e fienili
  • evitare le aree in cui le zecche sono più abbondanti e le stagioni in cui sono più attive.

Ridurre il rischio di trasmissione da animali:

  • nelle aree endemiche, indossare guanti e altri abiti protettivi mentre si toccano gli animali o i loro tessuti
  • tenere gli animali in quarantena prima del macello (oppure trattarli con i pesticidi due settimane prima).

Ridurre il rischio di trasmissione umana:

  • evitare il contatto fisico con altri pazienti infetti da Febbre Congo Crimea
  • indossare guanti e protezioni durante la cura dei pazienti malati
  • lavare le mani regolarmente dopo la visita e il contatto con i pazienti malati.

Per maggiori informazioni sulla gestione delle punture da zecche consulta la sezione dedicata.

 

Fonti: