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Istituto Superiore di Sanità
EpiCentro - L'epidemiologia per la sanità pubblica
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Il danno più grave è la sfiducia della popolazione

Mario Fusco - direttore del Registro tumori della Regione Campania

 

 

Una premessa: il dramma dell’emergenza rifiuti in Campania resta tale a prescindere dai suoi possibili effetti sulla salute. Le ferite inferte a intere aree del territorio campano utilizzate come sversatoio illegale non hanno bisogno della dimostrazione di possibili effetti sull’andamento della patologia oncologica per essere rimarginate: le bonifiche vanno avviate e concluse al più presto, a prescindere dai tempi e dai risultati delle varie analisi e indagini epidemiologiche attivate sul territorio.

 

In accordo con quanto già sottolineato da Raffaele Palombino, i dati completi relativi all’andamento della patologia oncologica nell’Asl Napoli 4 e relativi al periodo 1997-2005 (a cui si riferiscono i dati del Registro tumori della Regione Campania presso l’Asl Napoli 4) non evidenziano alcuna anomalia. In particolare, non risultano evidenti legami con l’attuale emergenza rifiuti. È comunque in corso uno studio avviato dallo stesso Registro tumori, in collaborazione con il Dipartimento Ambiente dell’Iss, per verificare se esistano cluster a livello comunale eventualmente legati alla presenza di discariche. I risultati della ricerca saranno presentati al convegno Airtum che si terrà a Mantova dal 9 all’11 aprile 2008.

 

A livello di Asl, i dati indicano che l’andamento generale dei tumori nell’Asl Napoli 4 fa registrare un lieve aumento, analogo al trend del resto d’Italia: non c’è quindi alcuna situazione anomala. In generale, per quasi tutti i tipi di tumori l’Asl Napoli 4 presenta un quadro in linea con i dati relativi all’Italia meridionale e migliore rispetto ai dati del pool dei registri italiani, con solo due eccezioni, entrambe rilevanti: tumori epatici primitivi e tumori al polmone.

 

I tumori in eccesso: fegato e polmone

Nel caso dei tumori epatici, l’incidenza è di 48 per 100.000, pari a più del doppio di quella nazionale (20 per 100.000); anche per quanto riguarda la mortalità il tasso è più del doppio.

La causa di questo fenomeno è indubbiamente l’endemia di epatite B e C: secondo uno studio apparso sull’European Journal of Cancer nel febbraio scorso, la prevalenza di Hcv è del 7,5%, contro un valore nazionale dell’1,3%.

 

Per quanto riguarda i tumori al polmone, l’eccesso rispetto ai dati nazionali riguarda i maschi, ed è dovuto in larga misura al fumo di sigaretta e alla mancata attivazione di efficaci campagne antifumo. C’è però da dire che, dopo un picco di 97 per 100.000 registrato nel 2001, l’andamento è ora in diminuzione. Dal momento che, a livello nazionale, il picco è stato raggiunto alla fine degli anni Ottanta (105 per 100.000), per poi registrare un decremento che ora è più marcato, si può dire che la Campania sta ripercorrendo l’andamento delle Regioni del Centro-Nord con circa dieci anni di ritardo. È invece in aumento l’incidenza fra le donne, e anche in questo stiamo seguendo l’andamento che si registra nel resto del Paese. Purtroppo, quindi, in questo caso stiamo perdendo il vantaggio storico rispetto al Centro-Nord.

 

A parte le leucemie e i linfomi, che hanno un’incidenza geograficamente uniforme, per quanto riguarda tutti gli altri tumori i dati dell’Asl Napoli 4 sono inferiori a quelli del pool italiano, confermando il vantaggio storico. Ci sono però alcuni tipi di tumore che, anche se con valori inferiori ai dati nazionali, hanno un andamento in crescita. È il caso per esempio del tumore al colon retto, il cui aumento è causato soprattutto dal cambiamento degli stili di vita e in particolare dalla perdita dei vantaggi derivanti dalla dieta mediterranea. Per i tumori della prostata e della tiroide, l’aumento è dovuto principalmente ad una maggiore attenzione diagnostica, mentre per i tumori alla mammella all’aumento diagnostico si somma un probabile aumento effettivo.

 

Il vero problema è la comunicazione

Se l’emergenza rifiuti non ha un impatto significativo sulla salute, o almeno non evidenziabile al momento, ha però provocato gravi danni, e non solo ambientali. Il danno principale è la sfiducia della popolazione nei confronti delle autorità sanitarie. Il problema è che la comunità scientifica si è trovata del tutto impreparata a gestire la comunicazione con il pubblico, e il fatto che non ci si sia posti per tempo il problema ha comportato una grave incapacità a comunicare nel modo giusto. Con conseguenze drammatiche: la popolazione ha perso fiducia verso le istituzioni e, quel che è peggio, in questa sfiducia ha accomunato le istituzioni medico scientifiche a quelle politiche.

 

Paradossalmente, quindi, anche se la comunità medica è per definizione al servizio della salute della popolazione, ora è percepita come se stesse dall’altra parte, cioè “contro”. E non ha certo aiutato l’atteggiamento dei media: in particolare la televisione, che molto spesso si pone verso il pubblico non con l’obiettivo di fare informazione, ma solo per fare audience. Un modo per la comunità scientifica per recuperare credibilità da parte della popolazione, suggerito anche da Donato Greco, è l’attivazione di un centro di comunicazione per il pubblico. È sicuramente la strada giusta, ma questo non toglie che gli operatori sanitari debbano attivarsi anche singolarmente per cercare di porre rimedio a questa situazione.