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Istituto Superiore di Sanità
EpiCentro - L'epidemiologia per la sanità pubblica
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Conclusioni e proposte

Massimo Valsecchi, Direttore dipartimento di prevenzione, ULSS 20, Verona


In conclusione alcune informazioni su questo terzo convegno nazionale sull’Evidence Based Prevention: le richieste di iscrizione sono state più di 450 il che ci ha colti di sorpresa e costretti a non accettare tutte le domande. Non ci attendevamo un flusso di questo tipo dato che al secondo convegno di  Firenze eravano attorno ai 120 partecipanti.
Mi ha colpito il fatto che molti medici e non medici abbiano insistito per essere iscritti anche quando hanno saputo che non c’era più la possibilità di ottenere i famigerati crediti formativi. I partecipanti ai due giorni di lavoro sono stati 340.
I contributi scritti accettati dalla segreteria  scientifica sono stati 24 e sono stati suddivisi, a  seconda dell’attinenza al tema, in dieci presentazioni orali e 14 poster.
A questi vanno assommati i contributi che sono pervenuti nel forum di discussione allestito da  Epicentro (che ringraziamo  per la preziosa collaborazione all’organizzazione del convegno).
L’insieme dei contributi ha dimostrato una maturità di dibattito e la presentazione di una serie di iniziative concrete che costituiscono un  importante giro di boa rispetto ai lavori di Firenze.

Altro punto rilevante emerso in questo convegno è stato l’impegno delle regioni in iniziative concrete avviate dalla Provincia di Trento, dalla Regione Lombardia, dal Piemonte, dalla Toscana  e dal  Veneto  per modificare, secondo i principi dell’EBP, il loro apparato normativo. E’ vero che si tratta di iniziative ancora non coordinate fra loro ma abbiamo sentito l’impegno della dottoressa Niero di tentare di coordinare le iniziative almeno delle regioni che sono disponibili a continuare su questa strada.

Penso in conclusione che i risultati  presentati in questi due giorni siano  perfino migliori alle nostre attese (e noi siamo abituati ad avere attese piuttosto elevate).

Per quanto riguarda le proposte per il futuro, farò dapprima, anche a nome del comitato storico promotore dell’Evidence Based Prevention, alcune considerazioni preliminari.

L’esperienza condotta finora ha evidenziato che:
Nel campo della prevenzione, la ricerca di elementi condivisi di razionalità suscita interesse ed energie fresche anche in campi di intervento tradizionalmente refrattari a confrontarsi con i numeri e con il reale. La richiesta di participazione a questo convegno costituisce solo l’ultima prova del profondo stato di insofferenza degli operatori (per non parlare degli utenti) verso attività inutili.
Le resistenze offerte da parte degli operatori del settore sono, per altro, anche molto robuste dato che diffuso è il timore di abbandonare quello che si è sempre fatto. Superare questo ostacolo richiede un intervento organico di cancellazioni e proposte alternative e non iniziative sporadiche.
Puntare sull’evidenza si dimostra utile non solo per dare razionalità al nostro operare ma anche per definire un modello comune ai vari servizi dei dipartimenti di prevenzione. Questo modo di pensare (e ripensare) il nostro lavoro può, così, diventare il filo con cui il Dipartimento tesse la trama operativa che tenga assieme campi di intervento così diversi come i veterinari e la profilassi vaccinale.

L’attività di questi anni ed anche l’organizzazione di questo convegno dimostrano, per altro, che operare in questo campo comporta la necessità di mettere in campo competenze e risorse magari non enormi ma definite e costanti.
L’esperienza del progetto SALeM, in particolare, ha evidenziato che, per giungere a valutazioni attendibili, servono analisi non semplici né veloci da condurre e competenze difficili da reperire.

La fatica di organizzare questo convegno (nonostante il contributo finanziario elargito dalla Regione Veneto e l’impegno della SNOP) , infine, è stata tale da non poter essere riproposta su una base di  volontarismo.

Per riuscire a dare continuità a questo movimento, vanno, dunque, individuate altre modalità operative e organizzative dato che è impensabile continuare a fare riferimento ad uno striminzito gruppo di volonterosi per un progetto che riteniamo strategico per il futuro della prevenzione nel nostro Paese.

Tenuto conto di questi aspetti, la proposta che avanzo, a nome del gruppo storico nazionale,  è che il coordinamento delle regioni o un gruppo di regioni più interessate e/o le agenzie sanitarie regionali attivino formalmente un gruppo di lavoro su questo tema (nel quale far confluire il gruppo storico EBP).
Riteniamo, per altro, che questo non sia sufficiente e che sia necessario che il nuovo Centro Nazionale di Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della Salute dell’Istituto superiore di Sanità sia formalmente incaricato di fungere da perno operativo di questo gruppo di lavoro.
L’ Istituto si troverà così a coordinare, su mandato delle regioni, l’attività di un gruppo che lavori alla verifica sistematica dei provvedimenti di prevenzione e che fornisca al tavolo di coordinamento delle regioni stesse dei periodici reports al riguardo.
Primo compito di questo gruppo potrebbe essere quello di “prendersi cura” dei suggerimenti sulle tre liste che sono stati inoltrati ad Epicentro e di vagliarli in modo da fornire un supporto autorevole alle autonome scelte regionali.
Riteniamo che questa soluzione possa garantire l’autorevolezza scientifica necessaria anche nei confronti dei nostri partners europei e costituire un contributo prezioso all’assunzione responsabile di autonomia decisionale che viene a sostituire gli indirizzi centrali in ambito sanitario.

Questa è la nostra proposta, la proposta con cui chiudiamo questo convegno e che avanziamo al coordinamento delle regioni, alle agenzie regionali e all’Istituto Superiore di Sanità.
Ci auguriamo che questa proposta non sia lasciata cadere nel vuoto e che possa contribuire a costruire un nuovo modo efficace di fare prevenzione nel nostro Paese.