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EpiCentro - L'epidemiologia per la sanità pubblica
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Hbv: la situazione italiana a vent’anni dalla vaccinazione obbligatoria

Alfonso Mele - reparto di Epidemiologia clinica e linee guida (Cnesps-Iss)

 

3 novembre 2011 – L’epatite virale B è un’infezione molto grave che può portare a cirrosi e cancro del fegato. A metà-fine anni Ottanta, erano circa 2 milioni gli italiani infetti e portatori cronici (con una prevalenza di oltre il 2%) e la modalità principale di trasmissione era quella da madre portatrice a neonato.

 

Negli ultimi vent’anni, la situazione epidemiologica di questa patologia in Italia è molto cambiata sia per l’introduzione, nel 1991, della vaccinazione obbligatoria per i neonati e i dodicenni (che ha segnato un vero e proprio spartiacque), sia per una progressiva trasformazione delle condizioni sociali ed economiche della popolazione generale, in atto già da prima dell’obbligo vaccinale.

 

1991-2011: cosa è cambiato?

La sempre minore diffusione di famiglie numerose (all’interno delle quali, se presente un portatore cronico, era più facile contrarre l’Hbv), il miglioramento delle condizioni economiche e di quelle igieniche (grazie per esempio all’utilizzo di materiale medico monouso), la maggiore attenzione alla prevenzione delle malattie a trasmissione sessuale (anche a seguito delle campagne di prevenzione per l’Aids) sono tutti elementi che hanno contribuito ad arginare i principali fattori di rischio di infezione. Con la vaccinazione obbligatoria si è assistito, inoltre, a un ulteriore calo della prevalenza: l’immunizzazione dei neonati ha portato a un drastico calo della trasmissione da madre portatrice a neonato.

 

Dopo venti anni, l’attuale quadro epidemiologico presenta una diminuzione dell’incidenza delle nuove infezioni e dei portatori cronici, che oggi ammontano a circa 500-600 mila. Di questi la maggior parte sono ultracinquantenni e pochi sono gli individui giovani portatori di virus B (l’età media del portatore cronico è aumentata).

 

Ma come si contrae oggi l’infezione da Hbv? La tossicodipendenza e la via sessuale rappresentano sicuramente due tra i principali comportamenti a rischio per i non vaccinati. Un discorso a parte va fatto per gli immigrati, spesso provenienti da zone ad alta endemia per il virus dell’epatite B. Per questa categoria a rischio, così come per i tossicodipendenti, sarebbe molto importante promuovere la vaccinazione con campagne informative.

 

La comunicazione rimane uno strumento imprescindibile per continuare a diffondere tra la popolazione generale la consapevolezza dell’importanza del vaccino: accade ancora troppo spesso, infatti, che i membri di famiglie in cui è presente un portatore cronico non si sottopongano a vaccinazione.