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La Conferenza internazionale di Roma sulla violenza contro le donne

17 settembre 2009 - La violenza contro le donne è una delle più gravi forme di violazione dei diritti umani e rappresenta uno dei maggiori ostacoli al raggiungimento della parità tra uomo e donna. Una delle forme più comuni di violenza contro le donne è quella domestica, che colpisce tutte le classi sociali e provoca seri danni sia a livello fisico, sia a livello mentale. Secondo un’indagine dell’Oms, la percentuale di donne che ha subito violenze fisiche o sessuali da parte del proprio partner oscilla tra il 15 e il 75% e ogni anno sono 5 mila le donne che nel mondo vengono uccise dai membri della loro famiglia in nome dell’onore.

 

Diritti umani, diritti delle donne

La lotta alla violenza contro le donne rappresenta una occasione, oltre che per difendere i diritti della donna, per andare alla radice delle complesse dinamiche sociali che sono alla base delle diverse forme di discriminazione. Per queste ragioni la Presidenza italiana del G8 ha organizzato la “Conferenza internazionale sulla violenza contro le donne”, promossa dal dipartimento per le Pari opportunità, in collaborazione con il ministero degli Affari esteri.

 

L’iniziativa si è svolta il 9 e il 10 settembre 2009 alla Farnesina ed è stata preceduta dalla campagna di comunicazione “Respect women, Respect the world”, partita il 4 settembre: una rosa bianca, simbolo del candore del mondo femminile, che diventa via via più scura a causa della violenza.

 

Alla Conferenza, articolata in tre sessioni, hanno partecipato numerosi personaggi politici italiani e stranieri che si sono impegnati nella messa a punto di strategie efficaci per l’affermazione dei diritti umani delle donne.

 

Gli interventi

L’omofobia, la xenofobia e la violenza sulle donne nascono “dall’ignoranza, dalla perdita di valori ideali e morali e da un allontanamento spesso inconsapevole dei principi su cui la nostra Costituzione ha fondato la convivenza nazionale democratica”, ha dichiarato il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Anche “in Paesi evoluti e ricchi come l’Italia”, ha continuato il Presidente, “dotati di Costituzione e di sistemi giuridici altamente sensibili ai diritti fondamentali delle donne, continuano a verificarsi fatti raccapriccianti, in particolare negli ultimi tempi, di violenza di gruppo contro donne di ogni etnia, giovanissime e meno giovani”. Per queste ragioni, ha concluso Napolitano, è necessario “educare l’insieme delle nostre società ai valori dell’uguaglianza di tutti i cittadini senza distinzione di sesso e ai valori della non discriminazione”.

 

Il ministro per le Pari opportunità Carfagna ha ribadito il suo impegno nella lotta alle discriminazioni di genere e ha fatto appello ai Governi di tutto il mondo per un impegno comune nella lotta alla violenza contro le donne.

 

“Esiste uno stretto legame tra godimento dei diritti umani e sviluppo”, ha dichiarato il ministro degli Affari esteri, ricordando l’impegno dell’Italia nel combattere le mutilazioni genitali femminili.

 

Le conclusioni dei lavori

I partecipanti hanno condannato ogni forma di abuso contro donne e bambine e hanno collettivamente espresso l’urgenza di una strategia comune per sconfiggere questa “inaccettabile forma di violazione e privazione dei diritti umani”. È emerso un nuovo ruolo della donna, definita come “agente di pace nei conflitti” e come risorsa essenziale per lo sviluppo e la promozione della democrazia, “contro l’intolleranza, la discriminazione e la xenofobia” e per la costruzione di una società rispettosa e inclusiva. Per ottenere tutto questo è necessario mettere a punto nuovi interventi e nuove forme di cooperazione internazionale. I Governi si sono impegnati a inserire “nella propria agenda politica e normativa la promozione e protezione dei diritti delle donne e delle bambine”. L’Italia ha ribadito il proprio impegno a mantenere la questione al centro dell'agenda internazionale e ha auspicato che la Presidenza canadese del vertice prosegua nel percorso avviato a Roma.

 

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