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Istituto Superiore di Sanità
EpiCentro - L'epidemiologia per la sanità pubblica
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Notiziario - 11 novembre 2005

Il punto della situazione

  • Umana
    L'influenza aviaria ha fatto la sesta vittima in Indonesia, secondo le prime analisi che attendono conferma da parte dell'Oms. La vittima sarebbe un adolescente di 16 anni, morto martedì in un ospedale di Giacarta con i sintomi dell'influenza aviaria. Per confermare la diagnosi, analisi supplementari saranno effettuate nei laboratori dell'Oms a Hong Kong.

  • Veterinaria
    Aumentano in Cina le segnalazioni di focolai di influenza aviaria. Accertati i due nuovi focolai riferiti ieri nella provincia del Liaoning, nel nord est del Paese. "Sembra che si tratti di focolai significativi perché le autorità sanitarie locali sono molto preoccupate", ha detto il portavoce dell’Oms in Cina Roy Wadia. Il primo ministro cinese Wen Jiabao ha affermato che la situazione nel Paese è "molto seria". Due uccelli colpiti dall'influenza aviaria sarebbero stati scoperti la settimana scorsa in Kuwait. Si tratterebbe dei primi casi di influenza aviaria registrati nella regione del Golfo persico.

Anatra infetta: Delogu, uccello e virus entrambi di origine locale
La scoperta in Italia di un’anatra infetta dal virus H5N1 a bassa atogenicità è, tutto sommato, una buona notizia. “Significa che tra la popolazione dei migratori sta circolando un virus che, pur essendo a bassa patogenicità, è in grado di stimolare il sistema immunitario degli animali in modo da resistere anche al ceppo asiatico”. Lo ha detto Mauro Delogu, il ricercatore dell'Università di Bologna che da anni ha attivato una rete di monitoraggio sui virus aviari che circolano nella popolazione di uccelli migratori nel nostro Paese e che per primo ha scoperto l'unico caso di uccello infetto sinora noto in Italia. In realtà, l'anatra selvatica risultata positiva al test dell’H5N1 era un germano reale abbattuto da un cacciatore in provincia di Modena 20 giorni fa. “Ed è già finita in padella”, ha rivelato Delogu. “Il laboratorio dell'Università di Bologna - ha spiegato l'esperto - ha effettuato una prima parte delle analisi sui campioni raccolti tra la fauna selvatica di diversi centri sparsi per la penisola. Quando abbiamo registrato questo primo caso sospetto, lo abbiamo mandato al Centro di referenza di Legnaro (Padova) per la tipizzazione molecolare del virus che avevamo trovato”. “Molto probabilmente - ha spiegato Delogu - l'uccello abbattuto non era un migratore. La giovane età anzi fa propendere sull'ipotesi che si tratti di un uccello nato in Italia”. Dopo l'abbattimento e il prelievo del sangue il germano è stato regolarmente consumato.
Di origine locale potrebbe essere anche il virus aviario che ha infettato l'animale. “Molto probabilmente si tratta di un riassortimento tra diversi virus a bassa patogenicità già circolanti in Italia. Infatti virus dei sottotipi H5N2, H5N3 e H1N3 sono molto comuni nel nostro Paese, la loro continua ricombinazione potrebbe aver dato luogo a questo sottotipo H5N1, che però filogeneticamente non è neanche lontano parente del virus che sta circolando in Asia”, ha proseguito Delogu. “Ha un nome importante, una sorta di omonimia con il terribile virus asiatico”, ha aggiunto l'esperto. La differenza tra il virus asiatico e quello trovato nel germano reale abbattuto è sostanziale. "Parlare di virus H5N1 vuol dire parlare di una popolazione di virus che presenta al suo interno molte differenze. È come dire, riferendosi agli uomini, ‘popolazione mediorientale’: dentro questa definizione ci sta dentro tutto e il suo contrario”, ha spiegato il ricercatore. Erano oltre 13 anni che i ricercatori dell'Università di Bologna non registravano la presenza di un virus H5N1 tra gli uccelli selvatici italiani.

Anatra infetta: Marangon (Izsve), per la sanità non cambia nulla
La scoperta della presenza del virus H5N1 in Italia, individuato in un germano reale nei pressi di Modena, non avrà alcun impatto sulla sanità animale né, tanto meno, su quella umana. È l’opinione di Stefano Marangon, direttore sanitario dell’Istituto zooprofilattico delle Venezie. “Si tratta di un tipo di virus comunissimo nei volatili acquatici europei – spiega Marangon -. È normale che se si effettuano, come stiamo facendo, tantissimi controlli su queste specie alla fine individueremo degli esemplari portatori dei virus dell’influenza aviaria. Piuttosto, mi stupirei del contrario”. Dunque non c’è bisogno di rafforzare la sorveglianza veterinaria negli allevamenti avicoli. “Assolutamente no, la sorveglianza che c’è attualmente è più che sufficiente e non vedo necessità di cambiare strategia, né a breve, né a lungo termine”.
 

Ecco le differenze tra alta e bassa patogenicità
Il virus H5N1 individuato in un’anatra selvatica in Italia è – secondo quanto riferiscono le analisi svolte dall’Istituto zooprofilattico delle Venezie - a bassa patogenicità. Cosa vuol dire? Abbiamo girato la domanda a Isabella Donatelli, virologa dell’Istituto superiore di sanità e dell’Organizzazione mondiale della sanità. “La bassa patogenicità vuol dire che il virus, in genere, non è mortale per l’animale che lo ospita. Ci sono 16 sottotipi H di virus influenzale A: tutti colpiscono le specie aviarie e alcuni di questi solo gli uomini. Tutti questi sottotipi – spiega la Donatelli - possono essere ad alta o bassa patogenicità. Negli uccelli migratori il virus si trova soprattutto nella forma a bassa patogenicità, perché conviene anche al virus, che così si replica e si diffonde più facilmente: infatti, se l’ospite muore, muore anche il virus. È una questione di equilibrio biologico. Quando però il virus si trasmette alle specie avicole domestiche (come i polli) inizialmente rimane a bassa patogenicità, ma nel giro di poco tempo e di un certo numero di passaggi muta e diventa ad alta patogenicità. È lo stesso virus che si trasforma, o meglio, avviene una mutazione in una proteina che si trova sulla sua superficie, l’emaglutinina (H)”. Bisogna immaginare il virus come una sacca, un involucro al cui interno si trova il suo genoma. È sull’involucro che si trova la proteina incriminata. “Una regione specifica di questa proteina, chiamata sito di clivaggio – prosegue la Donatelli - muta in una sequenza multipla di aminoacidi basici. Quando avviene questo cambiamento nella struttura della proteina, il virus diventa ad alta patogenicità, cioè molto pericoloso e spesso mortale, per l’animale che ne viene infettato”. Se tutti i sottotipi di virus possono essere ad alta o bassa patogenicità perché l’H5N1 è quello che fa più paura? “Perché è il sottotipo  - conclude la virologa dell’Iss – che finora ha fatto più ‘carriera’, più strada verso la trasformazione che ne permetterebbe la trasmissibilità uomo-uomo. E poi perché ormai è diffusissimo, soprattutto in Asia, e questo aumenta ancora le sue potenzialità pandemiche”.