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Istituto Superiore di Sanità
EpiCentro - L'epidemiologia per la sanità pubblica
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Notiziario - 30 marzo 2006

Il rapporto Efsa su aviaria e sicurezza alimentare

Se da una parte l’influenza aviaria è riconosciuta come malattia che colpisce prevalentemente gli uccelli, l’Authority europea per la sicurezza alimentare (Efsa) sta ancora valutando le prove scientifiche per quanto riguarda influenza aviaria e sicurezza alimentare. Al riguardo, il Gruppo scientifico sul rischio biologico dell’Efsa (Biohaz) ha pubblicato il rapporto scientifico “Gli alimenti come possibile fonte di infezione per l’uomo e altri mammiferi da parte dei virus dell’influenza aviaria ad alta patogenicità”.

 

Il documento analizza se il consumo di cibi contaminati con virus dell’influenza aviaria ad alta patogenicità possa provocare l’infezione nei mammiferi attraverso il processo digestivo. La pubblicazione esamina nel dettaglio i dati esistenti sull’aviaria, in particolare riguardo ad H5N1, valutando diversi aspetti della trasmissione del virus in relazione all’alimentazione e al tratto gastrointestinale.

Le conclusioni del rapporto concordano con le indicazioni già pubblicate dall’Efsa su influenza aviaria e sicurezza alimentare: “In base alle evidenze scientifiche disponibili, le persone che sono state infettate sono state a diretto contatto con uccelli infetti, vivi o morti. Dal punto di vista epidemiologico, non ci sono al momento prove che l’influenza aviaria possa essere trasmessa all’uomo attraverso il consumo di cibo, in particolare pollame o uova. L’Efsa e altre organizzazioni come l’Oms consigliano comunque di cuocere bene carne di pollo e uova, per evitare qualsiasi rischio. Attraverso la cottura, infatti, il virus viene eliminato e si mantengono le condizioni di sicurezza anche nell’eventualità che il virus H5N1 fosse presente in prodotti avicoli selvatici entrati nella catena alimentare”.

Scarica la sintesi del rapporto (in italiano nella traduzione a cura della redazione di EpiCentro).

 

 

Oms: la bozza aggiornata del protocollo di risposta rapida

L'Oms ha pubblicato una bozza, aggiornata al 17 marzo 2006, del protocollo di risposta rapida e contenimento della pandemia. Si tratta di un documento non definitivo che sarà aggiornato via via che saranno disponibili nuove informazioni sulla situazione epidemiologica globale in corso. Scarica il documento (in italiano nella traduzione a cura della redazione di EpiCentro).

 

Cambogia, prima vittima dal 2005

Il ministro della Salute della Cambogia ha confermato il primo caso di infezione umana da parte del virus dell’influenza aviaria H5N1 del Paese. Si tratta di una bambina di 3 anni della provincia di Kampong Speu, a ovest di Phnom Penh nella parte meridionale del Paese. La bambina ha sviluppato febbre il 14 marzo, poi le sue condizioni sono rapidamente peggiorate ed è stata ricoverata nell’ospedale di Phnom Penh il 20 marzo, dove è morta il giorno dopo. Alcuni campioni prelevati dalla bambina sono risultati positivi ad H5N1 presso l’Istituto Pasteur della Cambogia.

 

Un gruppo di esperti del ministero della Salute e dell’Oms hanno fatto delle indagini nello sperduto villaggio dove viveva la bambina. È risultato che nel villaggio continuano a morire polli da cortile dal mese di febbraio. Si è anche scoperto che la bambina aveva giocato con gli animali, alcuni con segni di malattia. Dalle indagini è risultato anche che sette persone del villaggio hanno avuto la febbre, ma senza sintomi respiratori. Tutti erano stati recentemente a contatto con polli malati oppure si erano presi cura della bambina. Per quanto nessuno di loro mostri attualmente sintomi compatibili con un’infezione da H5N1, sono stati messi tutti sotto osservazione medica in via cautelativa. Alcuni campioni sono stati prelevati da queste persone e da altre venute in contatto con la bambina: i risultati sono attesi per la prossima settimana.

 

Il ministero dell’Agricoltura ha fatto prelevare alcuni campioni da polli presenti nella zona, attualmente testati.

 

Questo è il quinto caso confermato in Cambogia, il primo da quasi un anno. I quattro casi precedenti, tutti nella vicina provincia di Kampot al confine con il Vietnam, sono risultati fatali e si sono verificati tra la fine di gennaio e la metà di aprile del 2005.

 

Cina: primo caso umano di H5N1 a Shangai

Il ministero della salute cinese ha confermato il sedicesimo caso di infezione umana da parte del virus dell’influenza aviaria H5N1. Si tratta di una donna di 29 anni immigrata per lavoro. È stata ricoverata a Shangai il 15 marzo con sintomi di polmonite ed è morta sei giorni dopo. Si tratta del primo caso riportato nella città di Shangai. Si sta ancora indagando su quale possa essere stata la fonte di infezione: infatti è dal febbraio 2004 che non si riscontrano epidemie tra il pollame nei dintorni della città cinese.

 

Per decisione delle autorità del Paese, le persone venute a stretto contatto con la donna sono state messe sotto osservazione.

Fino a oggi, la Cina ha riportato 16 casi umani di infezione da H5N1, di cui 11 mortali.

 

Egitto, sono due le vittime dell’aviaria

Il ministero della Salute egiziano ha confermato il secondo caso mortale di infezione umana da parte del virus dell’influenza aviaria H5N1. Si tratta di una donna di 30 anni del governatorato di Qaliubiya, vicino al Cairo, che ha sviluppato i sintomi il 12 marzo dopo aver macellato dei polli a casa. La donna è stata ricoverata in ospedale il 16 marzo ed è morta il 27 marzo.

 

Il primo caso del Paese, riportato in precedenza, si era verificato in una donna di 30 anni, proveniente sempre da Qaliubiya, che è morta il 17 marzo.

 

I test condotti dall'Unità 3 di ricerca medica navale (Namru-3) del Cairo hanno confermato altri tre casi. Il primo è quello di un uomo di 32 anni che lavorava in un allevamento in cui era stato recentemente abbattuto del pollame e che è stato ricoverato il 16 marzo non appena ha sviluppato i sintomi. L’uomo è ancora in ospedale. Il secondo è un ragazzo di 17 anni, il cui padre ha un allevamento di polli del governatorato di Gharbiya, vicino al delta del Nilo; il ragazzo ha sviluppato i sintomi il 18 marzo e da quel giorno è ricoverato in ospedale. L’altro caso è quello di una ragazza di 18 anni del governatorato di Kafr El-Sheikh, che ha sviluppato i sintomi dopo aver macellato dei polli da cortile malati ed è stata ricoverata il 25 marzo.

 

Al momento, il ministero della Salute ha confermato tutti e 5 i casi basandosi sui risultati del laboratorio Namru-3. i campioni di questi casi sono stati inviati al laboratorio inglese che collabora con l’Oms per una verifica della diagnosi.

 

Le autorità sanitarie hanno controllato più di 350 persone che sono entrate in contatto con questi pazienti o che recentemente erano state esposte a uccelli malati. Tutti i test sono risultati negativi per H5N1.

In Egitto ci sono molti polli, molti dei quali sono mantenuti a razzolare nelle vicinanze delle abitazioni. L’epidemia da H5N1 fra i polli è ormai stata riportata in 19 dei 26 governatorati del Paese. Dal primo focolaio epidemico confermato il 17 febbraio sono morti o sono stati abbattuti più di 25 milioni di uccelli.

 


In Repubblica Ceca un caso sospetto in un cigno

Le autorità della Repubblica Ceca hanno informato oggi la Commissione europea di un caso sospetto di influenza aviaria da H5 in un cigno selvatico trovato morto a Hluboka Nad Vltavou, 150 km a sud di Praga. Non è ancora ben chiaro se si tratti di un virus ad alta o bassa patogenicità e sono quindi in corso delle analisi. Per determinare se si tratti del ceppo H5N1 ritrovato in Asia, i campioni verranno inviati al laboratorio di riferimento per l’influenza aviaria di Weybridge.

 

Le autorità hanno riferito alla Commissione europea che applicheranno immediatamente le misure precauzionali stabilite dalla Decisione 2006/115 relativamente agli accorgimenti da prendere in caso di influenza aviaria ad alta patogenicità in uccelli selvatici all’interno dell’Ue.

 

Questa Decisione stabilisce le misure da applicare in ciascuno degli Stati membri dell'Ue che riscontri fra gli uccelli selvatici un caso di influenza aviaria da virus H5 e che sospetti o confermi si tratti del virus H5N1 ad alta patogenicità.

Queste misure prevedono la creazione di una zona di protezione di 3 km attorno alla zona in cui sono state trovate le carcasse dei cigni infetti e una zona di sorveglianza circostante di 10 km. All'interno della zona di protezione, il pollame non può razzolare all'aperto, può uscire solo nel tragitto che conduce al macello e le carni di questi polli non potranno fuoriuscire dalla zona di protezione, ad eccezione di quelle sottoposte ai controlli previsti dalla legislazione comunitaria sui generi alimentari (carni provenienti da animali sani cresciuti in allevamenti registrati, soggetti a controlli ante e post mortem da veterinari presenti nei macelli). Le misure di biosicurezza negli allevamenti devono essere rafforzate sia nella zona di protezione che nella zona di sorveglianza, mentre la caccia agli uccelli deve essere messa al bando. Inoltre, va accresciuta la consapevolezza dei proprietari di pollame e dei loro familiari in merito ai rischi di questa patologia.