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Istituto Superiore di Sanità
EpiCentro - L'epidemiologia per la sanità pubblica
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Influenza A/H1N1: lezioni apprese e preparazione pandemica

discorso di Margaret Chan, direttore generale dell'Oms, alla riunione internazionale di Cancun, Quintana Roo (Messico) del 2 luglio 2009

 

(traduzione, sintesi e adattamento a cura della redazione di EpiCentro

revisione a cura di Caterina Rizzo - Epidemiologia delle malattie infettive, Cnesps - Iss)

 

Il fatto che siamo qui riuniti a Cancun, Messico, conferma ciò che l’Oms ha sempre ribadito, sin da quando è stato rilevato il nuovo virus A/H1N1v. Raccomandare di evitare di recarsi in Messico, o in qualsiasi altro Paese o zone affette, è inutile: non protegge la popolazione, non contiene il diffondersi dell’epidemia e non impedisce un’ulteriore diffusione a livello internazionale.

 

Siamo nella fase 6 di influenza pandemica. Al momento, sono oltre 100 i Paesi dove sono stati segnalati casi confermati e l’ulteriore diffusione geografica del virus pandemico è inarrestabile. Le pandemie influenzali sono eventi importanti perché sono eventi globali che si sviluppano nella popolazione mondiale che è in gran parte o interamente suscettibile all’infezione. In aree densamente popolate, si osserva un forte aumento del numero di casi, con un forte picco, seguito da un brusco calo. Una volta che il virus ha colpito una popolazione sensibile, la trasmissione può continuare, ma con una minore intensità. In aree scarsamente popolate, il picco potrebbe essere più piatto. Misure di controllo aggressive possono anche ridurre il picco dell’epidemia, ma solo per poco tempo. Il Messico e, soprattutto Città del Messico, ha sperimentato questa ondata di casi, qui il picco è avvenuto in aprile. In altri Paesi, dove il virus è stato introdotto in un secondo momento, il picco si sta verificando adesso. In altre aree il picco verrà registrato nei mesi a venire.

 

Quando un nuovo agente infettivo causa un’epidemia, è quasi sempre il primo Paese colpito a soffrirne maggiormente. Le nuove malattie sono, per definizione, poco conosciute alla loro comparsa. Il primo Paese non sa da che cosa è stato colpito nei primi giorni dell’epidemia. Le decisioni, a ogni livello, vengono prese in modo rapido e in situazioni di emergenza caratterizzate da notevole incertezza scientifica. Il Messico è stato il primo Paese a sperimentare una diffusa epidemia e ha sostenuto il peso di queste conseguenze in un momento in cui il nuovo virus non era ancora stato identificato e nulla si sapeva della malattia. Il Messico ha avvisato tempestivamente, fornendo un modello di segnalazione rapida e trasparente di tutte le misure di controllo utilizzate e di generosa condivisione di dati e campioni. Il Canada e gli Stati Uniti agli inizi hanno sostenuto le misure di controllo in Messico, e in seguito, quando i propri focolai hanno iniziato a diffondersi, hanno adottato lo stesso modello di trasparenza e di generosa collaborazione.

 

L'Oms e la comunità internazionale devono molto a questi tre Paesi per aver condiviso le loro esperienze creando un precedente che, fino a ora, quasi ogni Stato ha seguito. Grazie a questa collaborazione, i Paesi possono fare tutto il possibile per proteggere le proprie popolazioni, per attenuare gli effetti sulla salute e per prepararsi a quello che potrebbe verificarsi in futuro. Ci sono buoni motivi per ritenere che questa pandemia sarà di moderata gravità, almeno nei suoi primi giorni. Si sono verificati alcuni disagi a livello sociale, specialmente quando le scuole e i campi per ragazzi hanno dovuto chiudere, con ricadute sui genitori e sui loro datori di lavoro. La maggior parte dei sistemi sanitari hanno ben fronteggiato l’emergenza, anche se alcuni hanno riferito la presenza di trasmissione del virus nel personale sanitario, tra i pazienti e nei laboratori.

 

Ciò che accadrà durante l'attuale stagione invernale nell'emisfero australe è molto importante. La stragrande maggioranza dei pazienti ha manifestato sintomi lievi e ha avuto un pieno recupero entro una settimana, spesso senza ricorrere ad alcun trattamento medico. La ricerca pubblicata la scorsa settimana conferma che questo modello, in cui la maggior parte dei pazienti manifesta una lieve sindrome simil-influenzale, è stato osservato anche in Messico. La maggior parte dei casi di infezione grave e mortale continua a verificarsi in persone con condizioni mediche pregresse. Ogni giorno vengono raccolti qualitativamente migliori dati sulle condizioni specifiche che pongono i pazienti a rischio elevato.

 

Senza dubbio, le donne in gravidanza sono a maggior rischio di complicanze. Questo aumento di rischio assume importanza per un virus, come quello della nuova influenza A/H1N1, che colpisce di preferenza i giovani. Ma ci sono alcune eccezioni che devono essere oggetto di particolare preoccupazione. Per motivi ancora poco chiari, alcuni decessi sono avvenuti in giovani in perfetta salute. Inoltre, alcuni pazienti hanno manifestato un deterioramento clinico molto rapido, con polmoniti virali tanto gravi da richiedere la ventilazione meccanica.

 

Mantenere le popolazioni informate pone le autorità di fronte a una sfida difficile. Non bisogna essere allarmisti, per non provocare un eccesso di richieste al personale sanitario, agli ospedali e ai laboratori: i servizi sanitari devono potersi dedicare ai casi veramente gravi. Ma allo stesso tempo, se si è troppo rassicuranti, i pazienti che dovrebbero essere trattati e per i quali l’assistenza tempestiva può fare la differenza, potrebbero aspettare troppo a lungo prima di chiedere aiuto.

 

La settimana scorsa, alcuni ricercatori messicani hanno pubblicato i profili clinici dei primi casi di nuova influenza H1N1 nel New England Journal of Medicine. Come osservato, l'intero spettro clinico di questa malattia non è ancora pienamente conosciuto. Non si comprendono appieno i fattori predittivi di infezioni gravi o fatali. Tuttavia, i sintomi che devono destare preoccupazione sono: difficoltà respiratoria, respiro corto, dolore toracico persistente e grave o vomito. Negli adulti, una febbre alta che dura per più di tre giorni è un segnale di allarme, in particolare se accompagnata da un generale peggioramento delle condizioni del paziente. In un bambino, letargia, difficoltà a svegliarsi o assenza di gioco, sono segnali da non sottovalutare.

 

In una pandemia di moderata gravità, questa è una delle nostre maggiori sfide: aiutare le persone a capire quando non hanno bisogno di preoccuparsi, e quando invece devono cercare cure urgenti. Questo è uno dei principali modi per contribuire a salvare vite umane. Fra le posizioni estreme di panico e le bugie compiacenti si trova il solido terreno della sorveglianza. Questo incontro internazionale è sulla sorveglianza: su che cosa abbiamo imparato e su come prepararsi alle sorprese che questo nuovo virus può riservarci.

 

Il meccanismo di sopravvivenza del mondo microbico è la costante e casuale mutazione. Come tutti i virus influenzali, l’A/H1N1v ha dalla sua parte il vantaggio della sorpresa. Dalla nostra abbiamo il vantaggio della scienza e della ricerca razionale e rigorosa, oggi sostenute da strumenti per la raccolta dei dati, l'analisi e la comunicazione prima impensabili. Abbiamo un altro vantaggio dalla nostra parte, come emerge da questo incontro: la collaborazione e la solidarietà. È mio sincero auspicio che questo incontro ci faccia fare passi avanti nella costruzione collettiva di una difesa contro una minaccia condivisa da tutti.

 

Sul sito dell’Oms, leggi il discorso originale del direttore generale dell’Oms Margaret Chan (in inglese).