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Istituto Superiore di Sanità
EpiCentro - L'epidemiologia per la sanità pubblica
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Aspetti epidemiologici del cervicocarcinoma

In Italia

 

Incidenza e mortalità per cervicocarcinoma

12 novembre 2015 - In Italia, si stima che nel 2012 si siano verificati 1515 nuovi casi di cervicocarcinoma (tasso d’incidenza: grezzo 5,3 per 100.000 donne – standardizzato per età 4 per 100.000 donne) e 697 decessi (tasso di mortalità: grezzo 2,4 per 100.000 donne – standardizzato per età 1,5 per 100.000 donne) [1].

 

Le stime indicano una forte e continua riduzione della mortalità e dell’incidenza per cervicocarcinoma in tutto il Paese. Come evidente nelle figure 1 e 2, la riduzione è più accentuata tra il 1980 e il 2000 e continua, seppur in misura minore, fino al 2012. Il tasso standardizzato di incidenza passa da 14 per 100.000 donne nel 1980 a 6 e 4 per 100.000 rispettivamente nel 2002 e nel 2012; il tasso standardizzato di mortalità scende invece da 7 per 100.000 donne nel 1980 a circa 2 per 100.000 nel 2012 [2].

 

Questi andamenti, in linea con gli altri Paesi europei, riflettono l’effetto preventivo dei programmi organizzati di screening cervicale che dal 1994 si sono andati progressivamente consolidando sul territorio nazionale.

 

Figura 1: andamenti di incidenza per cervicocarcinoma dal 1980 al 2012 per area geografica. Stime Cnesps-Iss effettuate con la metodologia Miamod. Tassi standardizzati per 100.000 donne (popolazione standard europea), età 0-94 anni

 

 

Fonte: “Andamenti di incidenza e mortalità per cervicocarcinoma in Italia” (a cura del Reparto di Epidemiologia dei tumori del Cnesps-Iss), EpiCentro, marzo 2013.

 

Figura 2: andamenti di mortalità per cervicocarcinoma dal 1980 al 2012 per area geografica. Stime Cnesps-Iss effettuate con la metodologia Miamod. Tassi standardizzati per 100.000 donne (popolazione standard europea), età 0-94 anni

 

 

Fonte: “Andamenti di incidenza e mortalità per cervicocarcinoma in Italia” (a cura del Reparto di Epidemiologia dei tumori del Cnesps-Iss), EpiCentro, marzo 2013.

 

Esistono ancora differenze tra le diverse aree territoriali. Nel Nord e Centro l’incidenza è piuttosto omogenea, sia nei livelli che nella velocità di riduzione, mentre per le Regioni del Sud la diminuzione è più marcata e dal 1995 si stimano livelli di incidenza inferiori alle aree centro-settentrionali (Figura 1). L’andamento della mortalità invece è meno omogeneo e nel Meridione si stimano livelli superiori rispetto al resto d’Italia, con un differenziale che tende a ridursi nel tempo (Figura 2). Gli elevati valori di mortalità nel Sud Italia, dovuti a una più bassa sopravvivenza, sono compatibili con il documentato ritardo nell’attivazione dei programmi di screening nel Meridione e con un contemporaneo processo di graduale miglioramento dell’accesso alla diagnosi precoce [2].

 

La maggior parte dei tumori della cervice sono carcinomi a cellule squamose; gli adenocarcinomi sono molto meno comuni. In Italia, negli anni 1998-2002 i carcinomi a cellule squamose hanno rappresentato il 66% del totale dei casi con conferma istologica afferenti ai Registri Tumori [3]. Come osservato in tutte le nazioni dove sono attivi programmi di screening del carcinoma della cervice, la riduzione dell’incidenza è principalmente a carico dei carcinomi a cellule squamose, mentre stanno aumentando in proporzione gli adenocarcinomi [3,4]. Questa è una conseguenza dei programmi di screening del tumore del collo dell’utero tramite Pap-test, meno efficaci nell’identificazione di casi di adenocarcinoma della cervice rispetto ai casi di carcinomi a cellule squamose. Questa differenza è dovuta al fatto che l’adenocarcinoma si sviluppa dall’epitelio ghiandolare del canale cervicale e quindi è più difficile prelevare le cellule neoplastiche attraverso il Pap-test.

 

Lo screening cervicale

Si stima che il Pap-test eseguito a intervalli regolari di 3-5 anni riduca il rischio di sviluppare un tumore cervicale invasivo dell’80% [5]. Programmi di screening del cervicocarcinoma basati sul Pap-test sono in atto da molti anni in Italia. Già il Piano sanitario nazionale 1994-1997 prevedeva che lo screening citologico per il cervicocarcinoma fosse esteso a tutto il territorio nazionale nelle donne tra i 25 e i 64 anni [6].

 

In Italia il Pap-test è tuttora raccomandato ogni tre anni per le donne tra 25 e 64 anni, sebbene ci troviamo in un momento in cui i protocolli di screening stanno cambiando, vista la recente introduzione del test molecolare per la ricerca del Dna virale di Hpv ad alto rischio oncogeno (Hpv test). Esiste ormai una chiara evidenza scientifica che uno screening primario con test clinicamente validati per il Dna di Hpv oncogeni e con un protocollo appropriato è più efficace dello screening basato sul Pap-test nel prevenire i tumori invasivi del collo dell’utero [7]. Il test Hpv come test di screening primario è stato recentemente introdotto in alcune Regioni, ad esempio Toscana, Basilicata, Lazio e Piemonte.

 

Secondo i dati del sistema di sorveglianza Passi (Progressi delle aziende sanitarie per la salute in Italia) [8], il 78,7% delle donne 25-64enni delle Asl che hanno partecipato a Passi nel periodo 2011-14 riferisce di aver effettuato lo screening cervicale (Pap-test o Hpv test) a scopo preventivo nel corso dei tre anni precedenti l’intervista, come raccomandato dalle linee guida. Di queste, il 41,% delle donne ha eseguito il Pap-test nell’ambito dei programmi organizzati di screening offerti dalla Asl, l’altro 36,5% ha eseguito il Pap-test su iniziativa personale al di fuori dei programmi organizzati.

 

La copertura dello screening cervicale non è uniforme sul territorio nazionale: c'è un chiaro gradiente Nord-Sud e, nelle Regioni meridionali, solo 6 donne su 10 si sottopongono a Pap test o Hpv test a scopo preventivo. Nelle Regioni del Centro-Nord, tuttavia, dove l'offerta di programmi organizzati è maggiore, è anche più alta la quota di donne che vi si sottopone rispetto alla quota di donne che lo fanno come iniziativa spontanea; accade il contrario nelle Regioni meridionali, dove l'offerta di programmi organizzati è comunque più bassa. 

 

È incoraggiante che nel tempo si registra un incremento statisticamente significativo della popolazione femminile che fa prevenzione, in tutte le aree del Paese.

 

Riferimenti bibliografici

 

  1. Rossi S, Crocetti E, Capocaccia R, Gatta G; AIRTUM Working Group. Estimates of cancer burden in Italy. Tumori. 2013 May-Jun;99(3):416-24.
  2. Reparto di Epidemiologia dei tumori del Cnesps-Iss. Approfondimento “Andamenti di incidenza e mortalità per cervicocarcinoma in Italia”, EpiCentro, marzo 2013
  3. AIRT Working Group. Italian Cancer Figures - Report 2006. Incidence, mortality and estimates. Epidemiol Prev, 2006; 30(1) suppl 2.
  4. Parkin MD, Bray F. Chapter 2: The burden of HPV-related cancers. Vaccine 2006; 24 Suppl.3: S11–S25.
  5. IARC Working Group. IARC handbooks of cancer prevention: Cervix cancer screening, vol.10. Lyon. IARC Press; 2005.
  6. Dalla Palma P. Programmi di screening per il cervicocarcinoma in Italia. Riv. It. Ost. Gin. 2008 - Num. 19 Sp: 891-893.
  7. Ronco G, Biggeri A, Confortini M et al. Ricerca del DNA di papillomavirus umano (HPV) come test primario per lo screening dei precursori del cancro del collo uterino – HTA Report. Epidemiol Prev 2012; 36 (3-4) suppl 1: e1-72
  8. Istituto Superiore di Sanità. La sorveglianza PASSI. Screening Cervicale. Dati nazionali 2014.