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Istituto Superiore di Sanità
EpiCentro - L'epidemiologia per la sanità pubblica
Istituto Superiore di Sanità - EpiCentro

Dati epidemiologici



Morbosità materna grave (Near miss materni)

 

Definizioni

 

Morbosità materna grave (severe maternal morbidity) o near miss materno: una donna che sarebbe deceduta ma che è sopravvissuta alle complicazioni insorte durante la gravidanza, il parto o entro 42 giorni dal termine della gravidanza stessa.

 

Donne con condizioni che mettono in pericolo la vita (women with life-threatening conditions, Wltc): donne definite come near miss e donne che vanno incontro a morte materna (MM) considerate insieme, ossia tutte le donne che presentano un esito ostetrico grave (Wltc= near miss + MM).

 

Indice di mortalità (mortality index, MI): è il rapporto tra il numero di morti materne e il numero di donne con condizioni che mettono in pericolo la vita, espresso come percentuale [MI=MM/(near miss+MM)]. Più il MI è alto, maggiore è la proporzione di donne che muoiono per una complicazione ostetrica grave rispetto a quelle che sopravvivono, al contrario più è basso, minore è la proporzione di donne con complicazioni ostetriche gravi che muoiono (elevati standard assistenziali).

 

Tasso di near miss o di morbosità materna grave (maternal near miss Incidence Rate o Severe Maternal Morbidity Rate, Smmr): è il rapporto tra il numero di near miss e il totale dei parti (nati vivi e nati morti) in uno stesso intervallo di tempo.

 

Rapporto dei near miss materni: numero di near miss per 1000 nati vivi.

 

Rapporto near miss-morti materne: si riferisce alla proporzione tra i casi di near miss materni e le morti materne (near miss: 1 MM).

 

 

Near miss e “morbosità materna grave acuta” (severe acute maternal morbidity, Samm) sono due termini utilizzati come sinonimi per indicare una grave complicanza ostetrica potenzialmente fatale. Le donne che sopravvivono giungendo quasi a morire e quelle che muoiono per le stesse cause hanno molti aspetti in comune. Questa somiglianza giustifica l’importanza dello studio dei Near miss materni per valutare la qualità dell’assistenza e per impostare programmi e azioni in grado di promuovere miglioramenti dell’assistenza. Le condizioni morbose gravi che espongono una donna a pericolo di morte a seguito della gravidanza sono quindi degli eventi sentinella utili a definire le criticità nella gestione di gravidanza, parto e puerperio e le priorità di intervento in ambito ostetrico.

 

Lo studio dei near miss ha molti vantaggi rispetto a quello delle morti materne:

  • i near miss sono più frequenti e consentono di raccogliere informazioni in tempi più rapidi
  • le morti materne sono la punta dell’iceberg della disabilità materna: per ogni donna che muore molte donne sopravvivono, spesso con disabilità che le accompagneranno per tutta la vita
  • la revisione di casi gravi che si risolvono positivamente è più semplice per gli operatori sanitari rispetto a quella da affrontare in caso di morte materna
  • la donna sopravvissuta può essere coinvolta nello studio per raccogliere informazioni sulle cure ricevute.

 

I criteri di classificazione dei casi

 

Purtroppo, l’uso dei near miss come indicatore di qualità dell’assistenza ostetrica è limitato dalla estrema eterogeneità dei criteri di inclusione e classificazione dei casi, che ostacola i confronti a livello internazionale. Dal 2008 l’ Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha promosso azioni finalizzate all’individuazione di criteri standard per i near miss materni. L’Oms raccomanda l’utilizzo del termine near miss, che rispetto a “morbosità materna grave acuta” riflette meglio il concetto di persona scampata a un evento a rischio di decesso.

 

I criteri più utilizzati per l’identificazione dei casi di near miss sono essenzialmente tre, ciascuno con specifici vantaggi e svantaggi (Say et al., 2009):

  • Criteri clinici basati sull’identificazione di specifiche condizioni patologiche. Per definire i near miss si prendono in esame specifiche patologie (es. pre-eclampsia) a partire dalle quali, successivamente, vengono selezionati gli eventi morbosi gravi etiopatogeneticamente correlabili (es. insufficienza renale, eclampsia, edema polmonare).
  • Criteri basati su specifiche procedure/interventi. Per definire i near miss si utilizzano quali marker interventi o procedure quali il ricovero in terapia intensiva, l’isterectomia d’emergenza o la trasfusione.
  • Criteri basati su disfunzioni d’organo a livello sistemico. Per definire i near miss si utilizzano i casi di donne che sopravvivono a una disfunzione e insufficienza d’organo. Questo tipo di approccio richiede strutture sanitarie che dispongono di attrezzature che possano confermare la diagnosi di insufficienza d’organo. I criteri basati su disfunzioni d’organo sistemiche rappresentano il metodo più accurato ma richiedono l’analisi delle cartelle cliniche nell’ambito di studi prospettici. Metodologie basate sui soli flussi informativi correnti permettono l’utilizzo dei criteri clinici e di quelli basati su alcune procedure/interventi, quali il ricovero in terapia intensiva e le trasfusioni di sangue.

I criteri maggiormente utilizzati sono quelli definiti da Waterstone (criteri clinici) (Waterstone et al., 2001) e da Mantel (disfunzioni d’organo + accesso in terapia intensiva) (Mantel et al., 1998). È importante che i criteri utilizzati siano in grado di identificare correttamente i casi di near miss distinguendoli dai casi di morbosità grave senza pericolo di vita. I criteri di Mantel si sono mostrati in grado di identificare correttamente un maggior numero di near miss rispetto a quelli di Waterstone (Cecatti et al., 2007). L’Oms ha adottato una propria definizione che funge da riferimento nei confronti internazionali e deriva da una combinazione di questi criteri.

 

L’approccio Oms ai near miss prevede 3 step:

  • valutazione iniziale, che implica l’individuazione di ogni caso di near miss
  • analisi della situazione, che implica l’identificazione di opportunità (o ostacoli) per il miglioramento dell’assistenza
  • interventi per migliorare l’assistenza, che includono gli audit e lo sviluppo di strategie/strumenti da utilizzare localmente sulla base delle criticità individuate (per es. l’utilizzo di protocolli, l’uso di checklist evidence based…)

 

La Figura 1 illustra lo spettro della morbosità materna e le relazioni tra complicanze ostetriche, near miss e morte materna.

 

 

Figura 1. Lo spettro della morbosità materna

 

 

 

Anche per quel che riguarda gli indicatori di esito utilizzati a livello internazionale per lo studio dei near miss si osserva una certa eterogeneità.

 

L’indicatore più utilizzato in Europa e nei Paesi che conducono studi ad hoc è il tasso di near miss o tasso di morbosità materna grave (severe maternal morbidity rate, Smmr) ossia il rapporto tra il numero di near miss e il totale dei parti (nati vivi e nati morti) in uno stesso intervallo di tempo. Il principale limite di questo tasso consiste nel suo denominatore, che, riferendosi ai parti, non comprende le donne incluse al numeratore come near miss a seguito di gravidanza ectopica, aborto spontaneo, interruzione volontaria di gravidanza e morte intrauterina.

 

L’Oms ha introdotto degli indicatori che combinano le informazioni relative a near miss con quelle relative alle morti materne per facilitare il monitoraggio della qualità dell’assistenza ostetrica, ad esempio l’indice di mortalità o il rapporto near miss-morti materne.

 

Per promuovere la raccolta di dati relativi alle condizioni di morbosità materna grave acuta dalla bassa prevalenza, nel 2010 è stato creato un network internazionale dei sistemi di sorveglianza ostetrica a livello internazionale che è stato denominato Inoss (International Network of Obstetric Survey Systems). Partecipano al network Australia, Austria, Belgio, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Islanda, Italia, Nuova Zelanda, Norvegia, Paesi Bassi, Portogallo, Regno Unito, Slovacchia, Spagna e Svezia, Giappone e USA. L’Italia fa parte del network dal 2012, grazie al contributo degli studi condotti da Itoss (Italian Obstetric Surveillance System).

 

Risorse utili

Nel 2008 il reparto Salute della donna dell’Iss ha coordinato il primo studio sui near miss materni condotto in Italia, con la partecipazione delle Regioni Piemonte, Emilia-Romagna, Toscana, Campania, Lazio e Sicilia (Donati et al, 2012; Senatore et al, 2012). Lo studio, osservazionale retrospettivo, ha previsto l’individuazione, tramite le schede di dimissione ospedaliera (Sdo), dei casi di donne con uno o più ricoveri in terapia intensiva o in unità coronarica durante la gravidanza, il parto o entro 42 giorni dall’esito della gravidanza nel biennio 2004-2005 nelle Regioni partecipanti.

 

Sono stati identificati 1259 near miss materni, corrispondenti a un tasso di morbosità materna grave (Smmr) pari a 2,0 per 1000 parti.

 

Per i casi così individuati dallo studio dell’Iss sono state rilevate le cause associate utilizzando i codici Sdo (schede dimissione ospedaliera): l’emorragia e l’eclampsia sono risultate tra le cause più frequenti (rispettivamente 39% e 29%). Il rischio di near miss è risultato maggiore per le donne di età pari o superiore a 35 anni rispetto alle più giovani (RR=1,6; IC 95% 1,4-1,8). Le donne sottoposte a taglio cesareo presentavano un rischio di morbosità materna grave pari a 5 volte quello delle donne che partoriscono spontaneamente.

 

Nelle quattro Regioni dove è stato possibile calcolare l’indice di mortalità (morti materne/near miss + morti materne) sono stati riscontrati valori più elevati (indicativi di criticità dell’assistenza) nelle Regioni del Sud e del Centro rispetto a quelle del Nord.

 

L’incidenza di morbosità materna grave è risultata in linea con quanto riscontrato in altri Paesi socialmente avanzati negli stessi anni, l’Smmr stimato in altri studi con metodologia analoga è risultato compreso tra 2 e 4 per 1000 parti (Zwart et al, 2010; Zeeman et al, 2006). Anche la distribuzione di frequenza delle principali cause di near miss e il maggior rischio delle donne di età pari o superiore ai 35 anni e delle donne sottoposte a taglio cesareo descritti nello studio italiano sono in linea con quelli di studi analoghi condotti in Europa (Zwart ibidem; Souza et al,2010; van Dillen J et al, 2010; Pallasmaa et al, 2010). Parallelamente la letteratura internazionale forniva tuttavia le prime prove che segnalavano che l’identificazione dei casi, basata esclusivamente sul ricovero in terapia intensiva, consentiva di rilevare solo un terzo circa del fenomeno complessivo della morbosità materna acuta (Brace et al, 2004; Zwart ibidem).

 

L’elevata proporzione di casi per i quali non è possibile risalire a una causa associata al near miss e le evidenze internazionali relative alla scarsa affidabilità dei flussi sanitari correnti per stimare il fenomeno hanno messo in luce anche in Italia il limite dell’approccio retrospettivo basato sui ricoveri in terapia intensiva, suggerendo il ricorso a una diversa metodologia.

 

Risorse utili

  • Donati S, Senatore S, Ronconi A; Regional Maternal Mortality Working Group. Obstetric near-miss cases among women admitted to intensive care units in Italy. Acta Obstet Gynecol Scand 2012;91(4):452-7.
  • Senatore S, Donati S, Andreozzi S. (Ed.). Studio della cause di mortalità e morbosità materna e messa a punto di modelli di sorveglianza della mortalità materna. Istituto Superiore di Sanità; 2012. (Rapporti ISTISAN 12/6)
  • Zwart JJ, Dupuis JR, Richters A, Ory F, van Roosmalen J. Obstetric intensive care unit admission: a 2- year nationwide population-based cohort study. Intensive Care Med 2010;36:256-63
  • Zeeman GG. Obstetric critical care: a blueprint for improved outcomes. Crit Care Med 2006;34 (Suppl):S208-S214
  • Brace V, Penney G, Hall M. Quantifying severe maternal morbidity: a Scottish population study. BJOG 2004;111:481-4.
  • Souza JP, Cecatti JG, Faundes A, Morais SS, Villar J, Carroli G, et al. World Health Organization 2005 Global Survey on Maternal and Perinatal Health Research Group. Maternal near miss and maternal death in the World Health Organization's 2005 global survey on maternal and perinatal health. Bull World Health Organ 2010;88:113–9.
  • Van Dillen J, Zwart JJ, Schutte J, Bloemenkamp KW, van Roosmalen J. Severe acute maternal morbidity and mode of delivery in the Netherlands. Acta Obstet Gynecol Scand 2010;89:1460–5
  • Pallasmaa N, Ekblad U, Aitokallio-Tallberg A, Uotila J, Raudaskoski T, Ulander VM, et al. Cesarean delivery in Finland: maternal complications and obstetric risk factors. Acta Obstet Gynecol Scand. 2010;89:896–902.

 

Il progetto Euro-Peristat, avviato nel 1999, ha l’obiettivo di fornire informazioni sulla salute di madre e bambino in epoca perinatale. Attualmente Euro-Peristat raccoglie dati dai flussi sanitari correnti di 29 Paesi europei grazie a una rete internazionale di esperti coordinata dall’Inserm (Institut national de la santé et de la recherche médicale) di Parigi. Per la sorveglianza e la valutazione della salute perinatale Euro-Peristat ha sviluppato 30 indicatori (10 prioritari e 20 raccomandati) riconducibili a 4 aree di indagine: salute fetale, neonatale e infantile, salute materna, caratteristiche della popolazione e fattori di rischio e servizi sanitari. La pubblicazione di rapporti periodici che riportano gli indicatori di interesse consente a professionisti sanitari, decisori e utilizzatori del servizio sanitario di monitorare, valutare e confrontare l’assistenza sanitaria fornita alle donne in gravidanza ai loro bambini in Europa.

 

Il più recente rapporto Euro-Peristat, pubblicato nel 2013, aggiorna lo scenario al 2010.

 

L’indicatore proposto da Euro-Peristat per la stima della morbosità materna grave è il numero di donne che vanno incontro a eclampsia o isterectomia o trasfusione di sangue o ricovero di più di 24 ore in terapia intensiva espresso come percentuale di tutte le donne che partoriscono. L’indicatore include quindi al numeratore sia criteri clinici (eclampsia) che criteri basati su procedure/interventi (ricovero in terapia intensiva, isterectomia, ecc). L’affidabilità e la confrontabilità della stima della frequenza di queste condizioni basata sui flussi sanitari correnti si è rivelata del tutto insoddisfacente: solo 5 Paesi (Francia, Germania, Polonia, Norvegia e Svizzera) sono stati in grado di fornire dati per tutte le condizioni di interesse e 22 Paesi su 29 solo su una di esse. L’eclampsia è la condizione più diffusamente e uniformemente registrata, con tassi di incidenza compresi fra 0,1 (Finlandia, Svezia e Scotland) e 0,9 per 1000 parti (Lettonia e Francia).

 

Il gruppo dell’Inserm prosegue un lavoro di ricerca finalizzato a valorizzare diagnosi e procedure registrate dai flussi correnti sanitari con l’obiettivo di migliorare la definizione degli indicatori, che attualmente non fornisce una stima attendibile né confrontabile della morbosità materna grave a livello europeo.

 

Per rendere disponibili dati affidabili e confrontabili su specifiche condizioni cliniche associate a morbosità materna grave, il network internazionale dei sistemi di sorveglianza ostetrica Inoss (International Network of Obstetric Survey Systems) promuove la realizzazione di studi prospettici population based basati su una metodologia condivisa dai Paesi partecipanti. In Europa partecipano a Inoss Austria, Belgio, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Islanda, Italia, Norvegia, Paesi Bassi, Portogallo, Regno Unito, Slovacchia, Spagna e Svezia.

 

Il principale riferimento di Inoss è l’esperienza del Regno Unito , leader del network, che dal 2006 conduce una sorveglianza nazionale della morbosità materna grave (Ukoss - UK Obstetric Surveillance System).

 

I dati sulle specifiche condizioni cliniche causa di near miss sono forniti direttamente dai clinici che assistono i casi in tutti i presidi di ostetricia del Paese a partire dalla cartella clinica. Ukoss non fa alcun tentativo di definire la morbosità materna grave come un’unica entità, ma sulla base delle priorità individuate dal sistema di sorveglianza della mortalità materna e delle necessità di approfondimento segnalate dai clinici che partecipano al sistema, individua specifiche condizioni cliniche da sottoporre ad approfondimento.

 

Sui casi di near miss incidenti viene effettuato un audit clinico presso la strutture e un campione di casi viene sottoposto a valutazione da parte di un comitato indipendente di esperti che valuta la qualità dell’assistenza. Le lezioni apprese sulla gestione clinica e organizzativa vengono diffuse tramite un report annuale. Gli studi di Ukoss possono così produrre informazioni complete e affidabili sull’incidenza e sulla prevalenza delle condizioni oggetto di studio, sui fattori di rischio e prognostici, sui trattamenti e sugli esiti materni e perinatali e, grazie all’attività di audit e revisione dei casi, contribuiscono a produrre raccomandazioni cliniche per migliorare l’assistenza ostetrica.

 

La tabella 1 riassume l’incidenza delle principali condizioni causa di near miss che sono state oggetto degli studi di Ukoss e di studi condotti con metodologia analoga in altri Paesi che partecipano a Inoss.

 

Tabella 1. Incidenza delle principali condizioni causa di near miss materni nel Regno Unito e in altri Paesi del network internazionale Inoss.

 

Paese Sepsi Eclampsia Emorragia Grave

Regno Unito (Ukoss)

4,7/10.000*

2,7/10.000**

2,3/10.000***

Paesi Bassi

2,1/10.000°

5,4/10.000°°

non confrontabile

Danimarca, Svezia, Norvegia, Finlandia (Noos)^

non disponibile

non disponibile

11,6/10.000^

Tassi espressi per 10.000 parti, solo nel Regno Unito per 10.000 maternità

* Acosta et al., 2014;(IC 95%:4,2–5,2); anni 2011/2012

** (IC 95%:2,4–3,1); anno 2005

*** Green et al., 2016. cut-off per l’inclusione nello studio: trasfusione di 8 o più unità di emazie concentrate; (IC 95%:1,9-2,6); anni 2012-2013.

° Kramer et al., 2009; anni 2004/2006

°° Jos van Roosmalen, comunicazione a convegno incidenza stimata applicando i criteri di Ukoss, anni 2004-2006.

^ Colmorn et al., 2015; i Paesi indicati collaborano ad un unico sistema di sorveglianza ostetrica denominato Noos (Nordic Obstetric Surveillance Study); cut-off per l’inclusione nello studio: trasfusione di 6 o più unità di emazie concentrate; anni 2009-2012.

 

Risorse utili

  • il documento Euro-Peristat. “The European Perinatal Health Report 2010. Health and care of pregnant women and babies in 2010
  • il sito di Euro-Peristat
  • Knight M, Lewis G, Acosta CD, Kurinczuk JJ. Maternal near-miss case reviews: the UK approach. BJOG 2014;121 Suppl 4:112-6.
  • Kramer HM, Schutte JM, Zwart JJ, Schuitemaker NW, Steegers EA, van Roosmalen J. Maternal mortality and severe morbidity from sepsis in the Netherlands. Acta Obstet Gynecol Scand 2009;88(6):647-53.
  • Acosta CD, Kurinczuk JJ, Lucas DN, Tuffnell DJ, Sellers S, Knight M; United Kingdom Obstetric Surveillance System. Severe maternal sepsis in the UK, 2011-2012: a national case-control study. PLoS Med 2014 ;11(7):e1001672.
  • Colmorn LB, Petersen KB, Jakobsson M,et al. The Nordic Obstetric Surveillance Study: a study of complete uterine rupture, abnormally invasive placenta, peripartum hysterectomy, and severe blood loss at delivery. Acta Obstet Gynecol Scand 2015;94(7):734-44.
  • Green L, Knight M, Seeney FM, Hopkinson C, Collins PW, Collis RE, Simpson N, Weeks A, Stanworth SS. The epidemiology and outcomes of women with postpartum haemorrhage requiring massive transfusion with eight or more units of red cells: a national cross-sectional study. BJOG 2016;123(13):2164-70.
  • Jos van Roosmalen, “Eclampsia in the Netherlands is not similar to Eclampsia in the UK” presentazione del coordinator del Lemmon Study al convegno ItOSS del 05/03/2015.
  • Joost Jan Zwart - Safe motherhood: Severe acute maternal morbidity in the Netherlands – The Lemmon Study
  • Zwart JJ, Richters JM, Ory F, de Vries JI, Bloemenkamp KW, van Roosmalen J. Severe maternal morbidity during pregnancy, delivery and puerperium in the Netherlands: a nationwide population-based study of 371,000 pregnancies. BJOG 2008;115(7):842-50.

 

Una revisione sistematica dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) nel 2004 ha faticosamente cercato di fare il punto sulla prevalenza della morbosità materna grave a livello globale, superando l’ostacolo della grande eterogeneità dei criteri di inclusione e classificazione dei casi di near miss. La revisione, basata su 30 studi pubblicati tra il 1997 e il 2002 che esprimono la frequenza dei near miss materni come rapporto tra il numero di near miss e il totale dei parti - nati vivi e nati morti - nello stesso intervallo di tempo, li ha raggruppati in tre categorie in base ai criteri diagnostici maggiormente utilizzati in letteratura. Criteri basati su specifiche condizioni patologiche (per es. pre-eclampsia, emorragia); criteri basati su specifiche procedure/interventi (per es. isterectomia o ricovero in terapia intensiva); criteri basati su disfunzione o insufficienza d’organo (criteri per disfunzione o insufficienza correlata a ciascun organo).

 

A livello globale, le prevalenze della morbosità materna grave sono risultate comprese tra 0,8% e 8,2% negli studi basati su criteri clinici, tra 0,4%-1,1% in quelli che utilizzano criteri di disfunzione d’organo e tra 0,01%-3,0% in quelli che rilevano procedure/interventi come il ricovero in terapia intensiva (Say et al., 2004).

 

Nei Paesi a basso sviluppo socioeconomico il 4-8% delle donne in gravidanza che partorisce in ospedale va incontro a un near miss mentre in contesti socio-economici più avanzati la percentuale scende all’1% (Say et al., 2004). Il rapporto near miss-morti materne proposto dall’Oms illustra chiaramente la maggiore probabilità di morire nei Paesi a basso sviluppo socio-economico. Negli studi condotti in Niger, Benin e Malesia il rapporto near miss-morti materne è compreso tra 11 e 12, mentre in Europa tra 117 e 123.

 

I dati più aggiornati sulla prevalenza di eventi near miss sono forniti da una revisione sistematica del 2012 condotta da ricercatori del Dipartimento sulla salute riproduttiva dell’Oms e dalla Johns Hopkins Bloomberg School of Public Health di Baltimora. Utilizzando una metodologia analoga a quella sviluppata nel lavoro del 2004, hanno aggiunto alle tre categorie tradizionali il riferimento esplicito ai criteri di Mantel (disfunzioni d’organo + accesso in terapia intensiva) e a criteri misti che risultano da una combinazione dei precedenti. La revisione ha selezionato 82 studi pubblicati tra il 1999 e il 2010, per la maggior parte trasversali, provenienti da 46 diversi Paesi. L’aumento del numero di studi disponibili rispetto al 2004 testimonia il crescente interesse internazionale per il fenomeno della morbosità materna grave.

 

La tabella che segue illustra i principali risultati della revisione sistematica.

 

Tabella 1. Tasso di near miss per criteri di identificazione adottati e area geografica

 

Criteri di identificazione Range dei near miss (%) No. di studi (n=81)

Specifici per patologia

0,6-14,98

7

Specifici per procedure

 

 

Isterectomia di emergenza

0,04-0,26

34

Ricovero in terapia intensiva

0,04-4,54

18

Disfunzione d’organo

0,14-2,3

 

Criteri di Mantel

0,14-0,92

8

Altri

2,3

1

Criteri misti

 

 

Patologia/Organo/Procedure

0,04-4,43

7

Patologia/Procedure

0,09-3,42

7

Area geografica

 

 

Africa

0,05-14,98

14

Asia

0,02-5,07

31

America Latina e Caraibi

0,34-4,93

9

Europa

0,04-0,79

18

Nord America

0,07-1,38

10

Oceania (Australia)

1,25

1

Fonte: Modificata da Tunçalp O, Hindin MJ, Souza JP, Chou D, Say L. The prevalence of maternal near miss: a systematic review. BJOG 2012;119(6):653-61.

 

In assoluto i tassi di near miss risultano più elevati nei Paesi a basso o medio reddito dell’Asia e dell’Africa. Dalla metanalisi è emersa una prevalenza di near miss pari allo 0,42% adottando i criteri di Mantel (11 studi) e allo 0,039% considerando il solo criterio dell’isterectomia d’urgenza (40 studi). Questo esito ha mostrato un incremento dell’8% all’anno negli anni di osservazione compresi tra il 2004 e il 2010.

 

Risorse utili

 

Data di ultimo aggiornamento: 9 febbraio 2023