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Istituto Superiore di Sanità
EpiCentro - L'epidemiologia per la sanità pubblica
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I consultori familiari e il progetto obiettivo materno infantile

Il 4 e 5 giugno 2007 si è svolto a Roma nell’aula magna del Consiglio nazionale delle ricerche il convegno nazionale “I consultori familiari e il Progetto obiettivo materno infantile (Pomi)”. L’iniziativa è nata dalla necessità di verificare l’importanza del Pomi come modello di riferimento normativo per l’attività di tutela e promozione della salute della donna e dell’età evolutiva.

Gli organizzatori, tutti operatori dei consultori familiari, non hanno accettato sponsor né patrocini.

L’aula magna è stata piena per tutti e due i giorni, per un totale di più di 350 partecipanti provenienti da tutta Italia.

 

Un modello sociale di salute

Durante il convegno è stato ricordato che i consultori familiari nascono da un’esigenza posta con forza dal nuovo ruolo che le donne sono andate acquistando nella società e ne hanno raccolto il potente messaggio. Un messaggio peraltro proposto anche dai gruppi omogenei operai di Maccacaro e dai malati di mente di Basaglia: un modello sociale di salute invece di un modello biomedico, quindi un modello di welfare fondato sulla partecipazione e sull’empowerment, invece del tradizionale modello paternalistico direttivo.

 

A queste esigenze lo Stato ha risposto con un modello di servizi sociosanitari integrati di base, con competenze multidisciplinari, operanti per la promozione della salute come offerta attiva, a partire dal punto di vista di genere: i consultori familiari. I consultori nascono quindi in un contesto storico in cui si andava affermando un modello sociale di salute, che riconosceva nei determinanti sociali le cause dietro le cause biologiche della salute. Ma i determinanti sociali possono essere rappresentati solo dalle persone, se adeguatamente sostenute in questa espressione di competenza. Porre la persona al centro del sistema e agire in termini di promozione dell’espressione di competenze e di consapevolezza per aumentare la capacità di controllo sul proprio stato di salute, diviene così l’elemento distintivo dei consultori familiari.

 

La salute della donna e dell’età evolutiva costituiscono l’ambito privilegiato della promozione della salute, in quanto le donne sono il pilastro delle famiglie e la loro valorizzazione produce effetti benefici per tutta la famiglia. Gli/le adolescenti sono la generazione che costruisce il futuro e l’investimento sulle loro competenze ha il più alto valore aggiunto. Per la promozione della salute bisogna agire con il metodo dell’offerta attiva che richiede gentilezza, rispetto, empatia, compassione e umiltà: caratteristiche professionali essenziali non solo per avere risultati validi in termini di promozione della salute, ma anche per creare condizioni tali da favorire la formulazione della richiesta di aiuto per disagi che maturano nell’ambiente familiare e sociale. Il Pomi si inserisce proprio in questa visione e propone modelli organizzativi, progetti strategici e satellite, obiettivi, indicatori e azioni. Convinzione degli operatori è che il potenziamento dei consultori familiari si realizza con l’applicazione integrale del Pomi.

 

Le relazioni

Manuela Molinari, ostetrica di Mantova, ha ricordato che in tutto il Paese decine di consultori con centinaia di professionisti/e hanno prodotto esperienze esemplari:

  • servizi di accoglienza per stranieri
  • mantenimento di una complessità di aree di intervento (sterilità, adolescenti, pianificazione, gravidanza, menopausa)
  • messa in rete con gli ospedali, istituzioni, associazioni di volontariato.

Ha poi concluso affermando che i consultori familiari italiani sono un grande patrimonio per le donne e le famiglie di questo Paese, sono servizi innovativi e non residui del passato e il Pomi aiuta a ritrovare la strada da percorrere dopo una prima fase iniziale. I decisori politici, i responsabili di servizio, gli operatori e le operatrici possono continuare l’avanzata per tentativi, oppure decidere di iniziare ad applicare il Pomi.

 

Angela Spinelli, medico dell’Istituto superiore di sanità, ha ricordato la definizione di salute dell’ Oms: “La salute è lo stato di completo benessere fisico, psicologico e sociale e non la semplice assenza di malattia o disabilità” e ha messo in guardia rispetto al mercato della salute che non tiene conto dei bisogni di salute e distrugge la competenza delle persone e quella dei professionisti.

 

Monica Mazza, psicologa dell’Asl 8 di Nichelino (Torino), ha descritto il consultorio come un luogo prossimo al mondo intimo degli individui e immerso nella complessità delle vicende personali e familiari in cui l’operatore si trova a svolgere una funzione di filtro che, come la pelle, protegge e distingue senza impedire il contatto. Da qui prende corpo la necessità tecnica e professionale dell’operatore di essere membro di un gruppo di lavoro, che lo accompagni e sostenga la sua riflessione sull’operare. Un contenitore, quello dell’equipe, che accolga ed elabori contraddizioni, dubbi, conflitti.

 

Paolo Piergentili, direttore sanitario di Pordenone, ha descritto il consultorio come
“centro sanitario territoriale” integrato nella rete dei servizi territoriali a sostegno della donna e della sua famiglia.

 

Maita Sartori, ginecologa di Collegno (Torino), ha ricordato che la nascita è un bene di tutti da proteggere e sostenere. Fattore fondamentale è la scelta di campo professionale che gli operatori compiono nell’assistere la donna in gravidanza. La scelta di campo migliore è il “supporto a madre e bambino”, regolata dalla relazione creativa fra operatori e persone assistite. Si basa sulla naturalità della gravidanza, ricordando che gli eventi naturali sfavorevoli esistono ma, conoscendoli, possono essere evitati. E, se ciò non è possibile, occorre accettarli. L’assistenza è centrata sulla donna, che partecipa attivamente. È informata, impara a conoscere i cambiamenti che avvengono nel suo corpo, ne vede le motivazioni. La donna diventa cosciente delle sue potenzialità per riuscire nel parto, esprime le sue scelte su come e dove partorire. È importante rafforzare il ruolo dell’ostetrica nell’assistenza alla gravidanza normale. È fondamentale “rafforzare il ruolo dei genitori”. La professionalità degli operatori dei consultori familiari è una qualità dinamica, continuamente stimolata dal contatto con la realtà mutevole della società. L’arricchimento delle conoscenze che attinge dalle evidenze scientifiche e l’attenzione all’ascolto e alla cura della comunicazione hanno contribuito alla nascita di attività consultoriali in cui l’innovazione, l’appropriatezza, l’offerta attiva, la promozione della salute e la continuità assistenziale sono elementi basilari irrinunciabili e di grande efficacia nel produrre salute.

 

Progetti, esperienze e attività sul territorio

Nelle tre sessioni previste sono state presentate attività innovative e originali per materializzare, nella concretezza delle esperienze, la filosofia del Pomi nei tre settori strategici: il percorso nascita, l’educazione sessuale nelle scuole e la prevenzione del tumore del collo dell’utero.

 

Daniela Alimonti, ostetrica dell’Asl 5 di Collegno (Torino), ha descritto dettagliatamente l’attività di continuità assistenziale alla gravidanza, al parto a casa o in ospedale e in puerperio. L’assistenza è  svolta dalle ostetriche consultoriali che lavorano in rapporto “one-to-one” con la donna, in consultorio, a casa e in ospedale, ottenendo  grandi benefici per madre e bambino.

 

Marilina Liuzzo, ginecologa di Enna, descrive il progetto “Mamma Sole” a sostegno delle mamme dopo il parto, che nasce dalla sinergia fra il volontariato del servizio civile e il consultorio familiare. Leggi anche la relazione (pdf 90 kb).

 

L’ostetrica Nicoletta Orsi di Parma ha parlato di corsi di accompagnamento alla nascita per donne straniere che comprendono incontri su “lo sapevi che…” (percorso informativo), “madri che raccontano e si raccontano” (incontri in gravidanza) e “nati qui” (incontri dopo parto) e l’insegnamento della lingua italiana.

 

Antonella Monastra, ginecologa consultoriale di Palermo, ha sottolineato che i consultori si occupano della salute della donna e dell’età evolutiva perché questi sono i settori “forti” della popolazione: le donne sono i pilastri delle famiglie e quindi della società, per le responsabilità di cura di cui si fanno carico. L’età evolutiva è, per definizione, in formazione e quindi nelle migliori condizioni di riflettere sui vissuti e sulla memoria storica della comunità di appartenenza. Investire sui giovani migliora l’efficacia del processo formativo, e inoltre si trae più nutrimento per lo sviluppo di competenze e consapevolezza nel governo della propria salute. La sua relazione ha affrontato anche i luoghi comuni che spesso la società, e quindi gli operatori, ha nei confronti degli adolescenti, i quali comunque ci pongono di fronte a nuove frontiere e a nuove sfide, che si devono saper cogliere e affrontare in tempo reale, partendo proprio dai ragazzi e dalla loro creatività e capacità di elaborazione.

 

Floriana Di Maggio, ginecologa di Napoli, ha illustrato la complessità che richiede l’assistenza alle madri bambine, che non può prescindere dal costruire intorno alla giovane una rete sociosanitaria di relazioni di aiuto.

 

Beatrice Mirto e Manuela Pecoraino, entrambe assistenti sociali consultoriali impegnate anche nel progetto antiviolenza "Telefono Donna" di Palermo, hanno descritto un intervento di sensibilizzazione al problema della violenza di coppia fra gli adolescenti. La scuola è stata individuata come il luogo privilegiato in cui svolgere un lavoro di educazione emotiva e affettiva con i giovani e ragionare intorno a spunti di riflessione per giungere a un rapporto di coppia più sereno e rispettoso di sé e dell’altro.

 

Anche Carla Franceschelli (relazione e diapositive), medico di Roma, ha parlato di un lavoro con i giovani in cui la radio e internet sono stati utilizzati come strumenti innovativi di lavoro.

 

Nella sessione dedicata agli screening oncologici, Silvana Borsari (Regione Emilia Romagna) ha ricordato il valore degli screening oncologici: equità di accesso, miglioramento continuo della qualità degli interventi, continuità assistenziale con gestione attiva dei percorsi diagnostico-terapeutici completi e integrati. Un compito importante degli operatori dei consultori familiari è aumentare l’autonomia decisionale individuale, informando sia sui vantaggi che sugli svantaggi derivanti dalla partecipazione ai programmi di screening.

 

Anche Silvia Brezzi, medico di Viterbo, e Maria Teresa Pini, medico di Napoli, hanno enfatizzato il ruolo dei consultori familiari nel contribuire all’adesione consapevole delle donne agli screening oncologici e la necessità di raggiungere anche quelle in condizioni particolarmente difficili come le donne recluse nelle carceri.

 

Anna Vitelli, ostetrica di Trebisacce (comune calabrese), ha sottolineato come le donne stesse siano promotrici di prevenzione e di adesione consapevole agli screening oncologici e “le ostetriche lavorano con le donne, favorendo il loro diritto a partecipare attivamente alle decisioni sulla loro salute e invitandole a parlare su temi come la salute e la famiglia nella loro cultura e società”, come recita il Codice internazionale per ostetriche.

 

Nella sessione delle comunicazioni libere si sono susseguite dodici presentazioni che hanno spaziato dalla promozione dell’allattamento al seno, la messa in rete dei punti giovani, il sostegno alla donna in menopausa, la diagnosi precoce del disagio delle donne nel post partum, la proposta di aggiornamento e arricchimento del Pomi stesso:

Il convegno è stato seguito interamente dall’onorevole Maura Cossutta, rappresentante del ministero della Salute, che alla conclusione dei lavori ha presentato alla ministro della Salute Livia Turco e al sottosegretario alle Politiche per la famiglia Chiara Acciarini, le proposte redatte dal Comitato scientifico del convegno, composto da tutte le professionalità dell’equipe consultoriale delle Regioni italiane, congiuntamente ai 350 partecipanti:

 

I "7 punti di Roma"

1. Istituzione dell’Anagrafe Nazionale dei consultori familiari, secondo i parametri già indicati dalla Legge n.34/1996 e ribaditi dal Progetto obiettivo materno infantile (Pomi) con l’attuazione di un sistema informativo nazionale per i consultori

2. Verifica rigorosa dello stato di applicazione del Pomi, in continuità assistenziale e integrazione con i servizi di II e III livello

3. Inserimento dell’applicazione dell’allegato n.7 del Pomi tra gli obiettivi dei direttori generali delle Asl e relativa verifica

4. Obbligo di relazione annuale da parte delle Regioni sull’attuazione del Pomi rispetto ai consultori familiari

5. Conferenza biennale nazionale sui consultori familiari

6. Istituzione di un gruppo interregionale dei consultori familiari, nell’ambito della Commissione Salute della Conferenza Stato-Regioni

7. Analisi e ricerca per la valorizzazione delle esperienze realizzate dai consultori familiari, nei trenta anni di attività, e predisposizione di un piano di aggiornamento e formazione continua per gli operatori consultoriali, in collaborazione con l’Istituto superiore di sanità.

 

Guarda anche la presentazione e il documento finale con le proposte.

 

Il ministro Turco ha concordato con quanto emerso dal convegno: i consultori familiari sono servizi che prendono in carico le relazioni e le buone pratiche illustrate nei due giorni devono “fare sistema”, ovvero dimostrare che si può dare un’assistenza appropriata. Gentilezza, rispetto, empatia, compassione (nel senso etimologico del termine) e umiltà sono competenze professionali (modello di welfare basato sulla partecipazione e sull’empowerment), non opzioni etiche. Con simili competenze professionali si ottiene migliore qualità, documentata da migliori valori degli indicatori di salute.

Revisione a cura di: a cura del Comitato scientifico del convegno