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Istituto Superiore di Sanità
EpiCentro - L'epidemiologia per la sanità pubblica
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La sorveglianza delle malattie batteriche invasive

Fortunato Paolo D'Ancona - reparto Epidemiologia delle malattie infettive, Cnesps - Iss

 

 

2 ottobre 2014 – La sorveglianza delle malattie batteriche invasive riveste un ruolo importante tra le sorveglianze delle malattie infettive perché include tre importanti patogeni responsabili di gravi patologie prevenibili con vaccinazione. La situazione epidemiologica delle patologie invasive da meningocco, pneumococco ed Haemophilus influenzae, forniscono indicazioni sia sui rischi della popolazione di contrarre queste malattie sia sul risultato delle strategie di offerta vaccinale previste dal Piano nazionale di prevenzione vaccinale e implementate da tutte le Regioni e Province Autonome (PA) Italiane.

 

Malgrado la disponibilità dei vaccini, questi patogeni rappresentano ancora una importante causa di morbidità e mortalità in Italia ed è necessario conoscerne bene l’epidemiologia per inquadrare il problema. Sebbene il pneumococco sia il patogeno che più frequentemente causa malattie invasive in Italia (963 casi nel 2012) non si può ignorare la severità dei casi di sepsi e di meningite da meningococco (162 casi in totale) e la capacità di quest’ultimo di causare focolai epidemici. Per Haemophilus influenzae l’alta copertura vaccinale raggiunta in Italia ormai da diversi anni ne ha garantito un forte ridimensionamento (78 casi) rispetto all’era pre-vaccinale ma è in leggero aumento la circolazione di sierotipi non capsulati non prevenibili da vaccinazione.

 

Il rapporto sulla sorveglianza delle Mib aggiornato a maggio 2014 (pdf 2,2 Mb) contiene i risultati dell’analisi sui dati definitivi 2013 e sui primi mesi del 2014. Dalla lettura del rapporto emergono spunti interessanti per alcune riflessioni sull’ argomento:

  • a un primo sguardo i dati forniti dal report, il numero assoluto di infezioni invasive può sembrare in aumento malgrado l’introduzione della vaccinazione, ma entrando in dettaglio si nota che nelle fasce oggetto di vaccinazione i casi sono in diminuzione per i sierotipi/sierogruppi per i quali il vaccino è indicato ed efficace. Alcuni aumenti in altre fasce (per esempio pneumococco nell’ultra sessantacinquenni) potrebbero essere reali o anche essere dovuti alle variazioni di sensibilità dei sistemi di sorveglianza regionali che, come emerge nel rapporto, sono molto diversi tra loro
  • l’incidenza per il pneumococco e per Haemophilus influenzae varia molto fra le Regioni e le PA facendo supporre una forte sottonotifica/sottodiagnosi in alcune Regioni. È quindi consigliabile associare anche un’analisi condotta sui dati di un gruppo di Regioni e PA che dispongono di un sistema di sorveglianza avanzato, al fine di avere un quadro più rappresentativo della circolazione di questi patogeni
  • le coperture vaccinali (non riportate in questo rapporto) sono abbastanza alte sebbene diverse tra le varie Regioni e le PA. Tuttavia, nelle fasce di età target di vaccinazione ci sono ancora casi dovuti a sierotipi/sierogruppi per i quale questi vaccini offrono una elevate protezione. È quindi necessario aumentare gli sforzi per innalzare le coperture e proteggere il maggior numero di soggetti target della vaccinazione
  • l’incidenza negli anziani per il pneumococco non è diminuita come riportato in altri Paesi. È necessario studiare meglio il fenomeno con analisi approfondite in questo gruppo di età differenziando l’andamento dei casi da sierotipi vaccinali da quelli non vaccinali
  • la caratterizzazione dei patogeni (sierotipi/ sierogruppi) è fondamentale per potere stimare la quota prevenibile con vaccinazione. È quindi necessario processare l’isolato in modo corretto in laboratori di riferimento regionali o nazionali
  • si continua ad assistere a una modifica della distribuzione dei sierotipi circolanti di pneumococco facendo supporre un fenomeno di rimpiazzo di sierotipi anche dopo l’introduzione del vaccino glicoconiugato 13 valente
  • la frequenza percentuale dei sierotipi non capsulari di Haemophilus influenzae è in aumento, ma non ci sono ancora evidenze che si tratti di un fenomeno di rimpiazzo.

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