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Istituto Superiore di Sanità
EpiCentro - L'epidemiologia per la sanità pubblica
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Registri regionali di mortalità e dati locali



L’importanza del dato di mortalità come indicatore di stato di salute e di benessere è ampiamente riconosciuta da studi e ricerche demografiche e sanitarie. La produzione di atlanti di mortalità, l’analisi in serie storica, l’utilizzo in settori specifici e la periodica pubblicazione di tavole di mortalità stanno a evidenziare la rilevanza e l’utilità di questo dato.

 

La fonte primaria del dato relativo alle cause di decesso è rappresentata dalla “scheda di morte” predisposta dall’Istituto nazionale di statistica (Istat) che deve essere compilata dal medico curante o dal medico che ha prestato assistenza al paziente deceduto. Questa scheda, secondo il regolamento di Polizia mortuaria (Rpm) del 1990 (DPR 285/90), è in duplice copia e deve essere inviata dal Comune di decesso all’Istat e alla Asl di decesso. Quindi, gli Ufficiali dello Stato Civile, una volta esaurita la compilazione della scheda di morte, inviano l’originale all'Istat e la seconda copia all'Asl.

 

Accanto alla banca dati di mortalità dell’Istat negli ultimi vent’anni si sono quindi create banche dati e registri di mortalità regionali gestiti dalle aziende sanitarie e dalle Regioni, avvalorati anche dallo stesso Rpm che sancisce che “ogni unità sanitaria locale deve istituire e tenere aggiornato un registro per ogni Comune incluso nel suo territorio contenente l’elenco dei deceduti nell’anno e la relativa causa di morte”. In particolare sono stati attivati registri regionali in Veneto, Emilia Romagna, Toscana e Liguria e Umbria con importanti iniziative volte a migliorare la qualità dei dati e a elaborarli sia per fornire quadri generali sia per approfondire problemi specifici.

 

Gestire i dati di mortalità

La gestione di un registro di mortalità è piuttosto articolata e si estrinseca nella ricezione e controllo della qualità del dato, nella codifica per fini epidemiologici, nell’inserimento in banca dati e archiviazione, nella gestione della diffusione delle informazioni sanitarie certificate sulla scheda di morte agli aventi diritto e, infine, nell’analisi del dato a fini epidemiologici, di programmazione, valutativi, ecc.

 

In particolare, i registri di mortalità assolvono le loro funzioni solo se completi, cioè se contenenti i dati relativi a tutti i deceduti residenti. Un registro di mortalità è completo solo se le schede di morte che lo alimentano sono a loro volta complete come numero e come informazioni contenute. Una buona gestione dei registri di mortalità è quindi imprescindibile dalla completezza dell’archivio e della scheda. Pertanto gli operatori dei registri sono tenuti periodicamente a provvedere alla verifica di questi requisiti, con opportuni accertamenti in collaborazione con i Comuni e le Asl di decesso.

 

La gestione del dato di mortalità è critica per la natura stessa del dato che chiama in causa problemi di tutela della privacy. Secondo la Legge 675/96 per il registro delle cause di morte devono essere individuati un titolare e un responsabile: titolare è l’Asl e il responsabile è una persona fisica o giuridica preposta dal titolare al trattamento dei dati personali, solitamente un operatore degli uffici in cui i dati sono trattati. Le finalità sanitarie, epidemiologiche e statistiche del dato di mortalità fanno ritenere che l’accesso ai dati da parte di enti interessati a valutazioni di questo tipo sia compito del registro. Gli eredi legittimi invece divengono aventi diritto per l’ottenimento dei dati presenti sulla scheda di morte in quanto portatori dei diritti personali del deceduto. Gli eredi sono elencati nell'art. 565 CC, “Categorie dei successibili: nella successione legittima l'eredità si devolve al coniuge, ai discendenti legittimi, agli ascendenti legittimi, ai collaterali, ai parenti naturali e allo Stato, nell'ordine […]”.

 

Materiali utili: dati descrittivi regionali e di Asl

Pubblicazioni dal territorio