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Istituto Superiore di Sanità
EpiCentro - L'epidemiologia per la sanità pubblica
Istituto Superiore di Sanità - EpiCentro


Importanza per la salute

 

Entro il 2050 si prevede che globalmente 1 persona su 5 avrà un’età superiore ai 60 anni, vale a dire che l’incremento degli ultra 60enni nel prossimo trentennio oscillerà tra i 900 milioni e i 2 miliardi di persone (equivalente a un range del 12-22% della popolazione mondiale). La popolazione residente nella Regione europea dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) sta invecchiando rapidamente: l’età mediana è già la più alta al mondo e si prevede che la proporzione di ultra 64enni passi dal 14% del 2010 al 25% nel 2050. In quasi tutte le aree della Regione la vita delle persone si è allungata, ma le possibilità di trascorrere gli ultimi ani di vita in buona salute variano tra i Paesi e all’interno di uno stesso Stato. In Italia, ad oggi, gli ultra 64enni rappresentano un quarto della popolazione e in base alle proiezioni Istat nel 2050 diventeranno più di un terzo, vale a dire 20 milioni di persone, di cui oltre 4 milioni avranno più di 85 anni.

 

Vista l’ingente dimensione del fenomeno di progressivo invecchiamento della popolazione, l’Oms ha elaborato una strategia per un invecchiamento sano e attivo (Active and healthy ageing - Aha) che investe sulla capacità dell’anziano di essere una risorsa e di partecipare alla vita sociale, di rimanere in buona salute, di usufruire di cure e tutele avendo un reddito adeguato. I “tre pilastri” dell’invecchiamento attivo sono: partecipazione, salute e sicurezza, che a loro volta si compongono di altri elementi.

 

 

Il concetto multidimensionale di invecchiamento attivo fa riferimento al più ampio “processo di ottimizzazione delle opportunità di salute, partecipazione e sicurezza al fine di migliorare la qualità della vita delle persone che avanzano nell’età”, abbracciando quindi tutti gli ambiti di vita degli individui e della società. Il termine “attivo” si riferisce a una partecipazione continua, nell’ottica di prolungamento della vita attiva, degli anziani nella sfera sociale, economica, culturale e civile, e non solo alla capacità di essere fisicamente attivi o di partecipare alla forza lavoro.

 

Dai tre pilastri all’indice di invecchiamento attivo

L’Indice di invecchiamento attivo (Iia; Active Ageing Index - Aai) è uno strumento che determina il potenziale contributo delle persone anziane all’economia e alla società e in che misura sono facilitate dall’ambiente di vita. Il contributo degli anziani proviene da attività lavorativa retribuita, di volontariato o di assistenza, da uno stile di vita indipendente e da un buono stato di salute. Lo Iia è tutt’altro che uno strumento semplice in quanto include 22 indicatori raggruppati in 4 domini (lavoro; partecipazione nella società; vita indipendente, sicura e in salute; caratteristiche dell’ambiente di vita in favore di un invecchiamento attivo).

 

 

I valori dell’indice variano da 0 a 100: ad alti valori corrisponde un potenziale contributo elevato degli anziani. Se il punteggio di 100 è un obiettivo irrealizzabile, ottenere risultati elevati rimane comunque un obiettivo di sanità pubblica nazionale importante. Il punteggio 2014 dello Iia italiano (34) è in linea con quello europeo (33,9), un valore medio rispetto al range complessivo che va dal minimo della Grecia (27,6) a quello massimo della Svezia (44,9).

 

 

Partecipazione sociale e anziano risorsa [1]

L’aspetto della partecipazione nella popolazione anziana non è inteso solo come essere fisicamente o lavorativamente attivi ma è considerato in termini sociali, economici, culturali, spirituali e civici. Le persone anziane infatti anche se in pensione o in condizioni di malattia o disabilità possono fornire un contributo alle loro famiglie e alla comunità in cui vivono.

 

La partecipazione si compone a sua volta di ulteriori elementi:

  • essere una risorsa per se stessi e per la società
  • partecipazione ad attività sociali e corsi di formazione
  • attività che producono reddito.

IIl report dell’Oms “World report on ageing and health 2015” su invecchiamento e salute descrive il framework operativo per un invecchiamento attivo che si costruisce intorno al concetto di abilità funzionale. Attraverso questo investimento si avranno apprezzabili ritorni socioeconomici sia in termini di salute e benessere degli anziani sia per la loro messa in condizione di partecipazione sociale. Inoltre, in collaborazione con gli Stati membri, partner internazionali e nazionali, l’Oms fa sì che l’invecchiamento attivo si correli fortemente agli Obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable development goals - Sdg) nello sviluppo di azioni concertate e nella formulazione di politiche intersettoriali finalizzate all’empowerment delle persone anziane che siano basate sull’evidenza.

 

Nel 2011, la Commissione europea per l’occupazione, gli affari sociali e l’inclusione ha individuato nell’invecchiamento attivo “la chiave per affrontare le sfide di un numero sempre crescente di persone anziane nella nostra società e incoraggiare gli anziani a rimanere attivi lavorando più a lungo andando in pensione più tardi, impegnandosi in attività di volontariato dopo la pensione, e che conducano una vita sana e autonoma”.

 

Oltre che per un invecchiamento attivo e una conseguente migliore qualità della vita in età avanzata, una buona partecipazione sociale aumenta la prospettiva di vita del 50%; addirittura valutazioni multidimensionali dell’integrazione sociale conducono a un incremento del 91% della probabilità di sopravvivenza. Differenze significative sono comunque rilevate in base al tipo di inclusione sociale: il contributo è maggiore per misure complesse di partecipazione sociale, mentre il grado di inclusione non è correlato con indicatori dello stato residenziale come ad esempio vivere da soli o con altri.

 

In generale, se vengono identificate molteplici attività che mettono gli anziani in condizione di essere coinvolti appieno nella vita sociale della comunità, le relazioni familiari di qualità e l’essere una risorsa per figli e nipoti risultano essere le principali modalità di inclusione sociale in età avanzata.

 

Il Servizio sanitario nazionale britannico suggerisce piccole azioni che incrementare il livello di partecipazione sociale degli anziani come farsi parte attiva della vita della comunità locale attraverso l’associazionismo, l’iscrizione a corsi o all’università della terza età, restare in contatto telefonico con i cari, imparare a utilizzare il computer o altri strumenti tecnologici, scrivere un diario, uscire all’aria aperta, aiutare gli altri e dedicarsi a iniziative di volontariato.

 

IIn Italia, se da un lato gli anziani sono destinatari di aiuto e sostegno, dall’altro ne sono anche fornitori: l’Istat stima che 1 milione e 700mila (13%) di ultra 64enni offrono cure a familiari o non familiari che hanno problemi di salute o dovuti all’invecchiamento almeno una volta a settimana. Quasi i due terzi dei cosiddetti caregiver anziani hanno un’età compresa tra i 65 e i 74 anni, in questa classe di età le percentuali italiane sono leggermente più alte mentre a livello complessivo il totale degli anziani che in Italia svolge la funzione di caregiving ha valori prossimi alla media dei 28 Paesi dell’Unione europea. Tra gli anziani di 75 anni e più, a fronte di proporzioni più alte di persone con limitazioni gravi e affette da patologie, decresce notevolmente la quota di chi offre cure, attestandosi su valori leggermente più elevati tra gli uomini (10% contro 8%) a causa della struttura per età più anziana delle donne e delle loro peggiori condizioni di salute.

 

Inoltre, nel nostro Paese, rispetto a un impianto normativo che prevede un allungamento della vita lavorativa il percorso di implementazione delle politiche in favore di un invecchiamento attivo non ha avuto piena conclusione.

 

Ad ogni modo il grado di partecipazione sociale e quindi il differenziale di salute in età anziana sono fortemente associati alle disuguaglianze socioeconomiche: un’ampia proporzione delle diverse capacità e condizioni osservate in età più avanzata è il risultato dell’impatto cumulativo del vantaggio, o svantaggio, in cui le persone vivono, tra le cui condizioni un peso rilevante lo ha l’ambiente (fisico e sociale) di vita. L’impegno dei governi dovrebbe quindi essere rivolto a ridurre la variabilità nei determinanti sociali che si traduce in disuguaglianze di salute tra gli anziani.

 

Note

  1. Persone che costituiscono una risorsa per la loro famiglia/amici o la comunità

Risorse utili

 

Indicatori Passi d’Argento: partecipazione sociale

 

Il livello di “partecipazione” della persona ultra 65enne è indagato attraverso diverse domande nel questionario che rilevano più aspetti:

  • la partecipazione ad attività sociali e corsi di formazione
  • l’essere una risorsa per la famiglia e/o conviventi e per la società
  • avere un lavoro che produce reddito

 

Scheda indicatore: prevalenza di persone che partecipano ad attività e/o corsi di formazione

Popolazione di riferimento

Residenti in un Comune della Asl e iscritti all’anagrafe assistiti della Asl, in età 65 anni e più.

Numeratore

Rispondenti con 65 e più anni che dichiarano di aver partecipato ad attività sociali e corsi di formazione e/o a gite o soggiorni organizzati con altre persone.

Denominatore

Intervistati che hanno fornito una risposta (qualunque essa sia) alle due domande (1- partecipazione a corsi di formazione, 2- partecipazione ad attività sociali) che indagano l’aspetto della partecipazione

Misure di frequenza

Prevalenza riferita al periodo di rilevazione (sulla popolazione di 65 anni e più), con intervalli di confidenza al 95%.

Intervallo temporale di riferimento per la definizione di caso

12 mesi precedenti alla data in cui è stata effettuata l’intervista.

Significato per la salute pubblica

Salute, partecipazione e sicurezza delle persone anziane sono i tre pilastri dell’Active Ageing. Lo scopo è sostituire le vecchie politiche che considerano le persone anziane come soggetti passivi, con politiche che riconoscano ad ognuno il diritto e la responsabilità di avere un ruolo attivo e partecipare alla vita della comunità in ogni fase della vita, compresa l’età anziana. Partecipare ad attività sociali e/o corsi di formazione riduce il rischio di isolamento e mantiene e migliora abilità mentali.

L’anziano ”risorsa“ viene identificato come colui che partecipa ad attività per migliorare la salute fisica e mentale e accrescere la qualità delle relazioni interpersonali, contribuendo a ridurre il livello di dipendenza dagli altri e a migliorare la qualità della propria vita.

 

PdA “misura” il contributo che le persone con 65 anni e più offrono alla società, fornendo sostegno all’interno del proprio contesto familiare e della comunità. In PdA è stato valutato il supporto fornito dalla persona ultra 64enne, in termini di accudimento e aiuto a congiunti (figli, fratelli/sorelle, genitori, nipoti o amici) attraverso due domande, una riferita alle persone conviventi e una alle persone non conviventi; mentre per studiare il supporto fornito alla collettività è stato chiesto agli anziani se nei 12 mesi precedenti avessero svolto attività di volontariato, ossia attività prestate gratuitamente a favore di anziani, bambini, persone con disabilità o presso ospedali, parrocchie, scuole o altro.

 

Scheda indicatore: prevalenza di persone che sono risorsa per la società e/o la famiglia

Popolazione di riferimento

Residenti in un Comune della Asl e iscritti all’anagrafe assistiti della Asl, in età 65 anni e più.

Numeratore

Rispondenti con 65 e più anni che dichiarano di aver accudito e/o aiutato persone conviventi o non conviventi e/o svolto attività di volontariato, ossia attività prestate gratuitamente a favore di anziani, bambini, persone con disabilità o presso ospedali, parrocchie, scuole o altro.

Denominatore

Intervistati che hanno fornito una risposta (qualunque essa sia) ad una delle tre domande (1-risorsa per conviventi, 2-risorsa per non conviventi, 3-risorsa per la collettività) che indagano l’essere risorsa.

Misure di frequenza

Prevalenza riferita al periodo di rilevazione (sulla popolazione di 65 anni e più), con intervalli di confidenza al 95%.

Intervallo temporale di riferimento per la definizione di caso

12 mesi precedenti alla data in cui è stata effettuata l’intervista.

Significato per la salute pubblica

L’invecchiamento della popolazione solleva nuove sfide per l’intera società e una nuova visione della società e dei rapporti tra cittadini: l’invecchiamento della popolazione non solo come bisogno socio-assistenziale ma come risorsa; la società civile ha sempre più necessità di accogliere e valorizzare gli anziani come risorsa dal punto di vista sociale ed economico. Il concetto di “ultra64enne-risorsa”, che l’Oms definisce già nel 1996, parte da una visione positiva della persona, in continuo sviluppo e in grado di contribuire, in ogni fase della vita, alla propria crescita individuale e collettiva.

Scheda indicatore: prevalenza di persone che dichiarano di avere un lavoro retribuito

Popolazione di riferimento

Residenti in un Comune della Asl e iscritti all’anagrafe assistiti della Asl, in età 65 anni e più.

Numeratore

Rispondenti con 65 e più anni che dichiarano di aver svolto un lavoro pagato

Denominatore

Intervistati che hanno fornito una risposta alla domanda, Il denominatore corrisponde in pratica all’intero campione.

Misure di frequenza

Prevalenza riferita al periodo di rilevazione (sulla popolazione di 65 anni e più), con intervalli di confidenza al 95%.

Intervallo temporale di riferimento per la definizione di caso

12 mesi precedenti alla data in cui è stata effettuata l’intervista.

Significato per la salute pubblica

Analizzare l’ambito lavorativo nella popolazione ultra65enne è delicato e complesso. Ci sono vari aspetti da considerare: dall’innalzamento dell’età pensionabile alle misure che favoriscono una transizione graduale dal lavoro alla pensione e alle altre dimensioni dell’invecchiamento.

Non è sufficiente ritardare i pensionamenti per aumentare l’occupazione, è importante anche stimolare i processi di apprendimento e formazione e adattare le condizioni di lavoro ai bisogni dei lavoratori anziani e porre attenzione anche alle necessità di servizi per la cura e la tutela delle persone in età avanzata.