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Alcol e sicurezza stradale: i dati 2009 del sistema di sorveglianza Passi

Ben l’11% degli italiani che consumano alcolici si mette al volante dopo aver bevuto, mettendo a rischio la sicurezza propria e altrui. Anche se i controlli sulle strade da parte delle Forze dell’ordine sono abbastanza frequenti, l’etilotest è uno strumento ancora poco utilizzato. I nuovi dati del sistema di sorveglianza Passi, presentati all’Iss in occasione dell’edizione 2010 dell’Alcohol Prevention Day, propongono un approfondimento su alcol e sicurezza stradale

 

Scarica la scheda per gli operatori (pdf 280 kb) e leggi le iniziative sul territorio.

 

 

29 aprile 2010 - Più di un italiano su dieci si mette alla guida dopo aver bevuto almeno due bicchieri di vino o due lattine di birra: quantità sufficienti per abbassare significativamente la soglia di sicurezza al volante. Si tratta di un comportamento più frequente tra gli uomini (15% degli intervistati) che tra le donne (3%), con forti differenze sul territorio: si va infatti dal 5% del Molise al 15% di Valle d’Aosta e Calabria. Più in generale, nel nostro Paese circa 6 persone su 10 tra 18 e 69 anni consumano abitualmente alcolici e quasi un quinto è un bevitore ad alto rischio.

 

I controlli sistematici delle Forze dell’ordine con etilotest, strumento efficace contro la guida in stato di ebbrezza, sono ancora poco diffusi e sembrano indirizzati più sui giovani, anche se il fenomeno riguarda tutte le classi di età. È quindi ampio il margine di miglioramento per contrastare il fenomeno della guida sotto l’effetto dell’alcol, incrementando l’uso di questo strumento durante i controlli di routine. Lo dimostra il caso del Trentino, dove tra il 2008 e il 2009 il ricorso al “test del palloncino” è più che raddoppiato, passando dal 7% al 15%.

 

Sono alcune delle informazioni che emergono dalle rilevazioni effettuate nel 2009 dal sistema di sorveglianza Passi (Progressi delle Aziende Sanitarie per la Salute in Italia), promosso dal ministero della Salute e realizzato da Regioni e Province autonome italiane con il coordinamento del Centro nazionale di epidemiologia, sorveglianza e promozione della salute (Cnesps) dell’Istituto superiore di sanità (Iss). L’obiettivo è tenere sotto osservazione l’evoluzione dei maggiori fattori di rischio per la salute della popolazione italiana. I nuovi dati Passi sui consumi di alcol e su alcol e sicurezza stradale sono stati presentati all’Iss in occasione dell’edizione 2010 dell’Alcohol Prevention Day.

 

Etilotest e controlli delle Forze dell’ordine

Proprio per approfondire il problema degli incidenti stradali legato all’abuso di alcol e monitorare le attività di prevenzione che svolgono sulle nostre strade le Forze dell’ordine, sette Regioni (Valle d’Aosta, Provincia autonoma di Trento, Friuli-Venezia Giulia, Liguria, Emilia-Romagna, Toscana e Lazio) hanno effettuato un’indagine ancora più dettagliata. A partire dal 2010, peraltro, queste informazioni sono disponibili per tutte le Regioni e Province autonome: data la rilevanza dell’argomento, infatti, questa sezione è entrata a far parte del nucleo stabile del questionario Passi.

 

Il 39% degli oltre 13 mila adulti intervistati dichiara di aver subito un controllo - da guidatore o da passeggero - nel corso dell’ultimo anno. Dal confronto tra quanto riferito in queste sette Regioni, i controlli sembrano più assidui in Friuli-Venezia Giulia e in Emilia-Romagna (44% degli intervistati). Nel Lazio, invece, questa percentuale scende al 35%.

 

Tuttavia, solo il 10% dei fermati riferisce che il guidatore è stato sottoposto anche all’etilometro: si tratta di meno del 4% di tutti gli intervistati. Il ricorso a questo strumento è più assiduo sui giovani: un ragazzo su quattro tra 18 e 24 anni fermato dalle Forze dell’ordine viene sottoposto al “test del palloncino”. Percentuale che invece scende fino al 4% tra i 50-69enni. È il Trentino (15%) la Regione in cui più spesso i fermati riferiscono anche l’effettuazione di un etilotest. Molto meno nel Lazio, dove solo il 6% delle persone controllate riferisce che il guidatore è stato sottoposto a verifica del tasso di alcolemia.

 

I consumi a rischio

In generale, consumare alcolici è un’abitudine piuttosto diffusa in tutto il Paese, in particolare tra gli uomini, i giovani e le persone con alto livello di istruzione e nessuna difficoltà economica. Considerando gli intervistati che dichiarano di aver bevuto nell’ultimo mese almeno un bicchiere (57%), è evidente il gradiente tra nord e sud Italia: in Basilicata, per esempio, i consumi riferiti sono molto più contenuti (38% degli intervistati) rispetto alla Provincia autonoma di Bolzano (76%).

 

Più preoccupanti i numeri sulle modalità di consumo. Secondo la fotografia scattata dalle Asl, infatti, circa un italiano su cinque (18%) è un bevitore ad alto rischio: cioè beve fuori pasto, si ubriaca oppure dichiara consumi tali da classificarlo come un forte bevitore. In particolare, il 6% degli intervistati consuma alcol in maniera smodata (binge drinking): un comportamento che riguarda soprattutto i giovani maschi tra 18 e 24 anni. Scendendo a un dettaglio regionale, la percentuale più elevata di bevitori binge si trova nella Provincia autonoma di Bolzano (17%), la più bassa invece in Sicilia (2%). Sia rispetto ai consumi a rischio che a quelli binge, i dati del 2009 sono in linea con quelli già rilevati nel 2008.

 

L’atteggiamento degli operatori sanitari

È ancora scarsa l’attenzione degli operatori sanitari al problema alcol. Solo una piccola parte degli intervistati (14%), infatti, riferisce che un operatore si è informato sulle proprie abitudini rispetto al consumo di alcol. Ed è ancora più bassa (6%) la percentuale di bevitori a rischio che ha ricevuto il consiglio di bere meno. Rispetto a fumo, sedentarietà e sovrappeso, il consumo a rischio di alcol è il comportamento nocivo per la salute per cui gli operatori sanitari mostrano minore attenzione.

 

Scarica la scheda per gli operatori (pdf 280 kb) e leggi le iniziative sul territorio.

 

 

Che cos’è il sistema di sorveglianza Passi?

Nel 2006, il ministero della Salute ha affidato al Cnesps-Iss il compito di sperimentare un sistema di sorveglianza della popolazione adulta (Passi, Progressi delle Aziende Sanitarie per la Salute in Italia). L’obiettivo è stimare la frequenza e l’evoluzione dei fattori di rischio per la salute, legati ai comportamenti individuali, oltre alla diffusione delle misure di prevenzione. Tutte le 21 Regioni o Province autonome hanno aderito al progetto. Un campione di residenti di età compresa tra 18 e 69 anni viene estratto con metodo casuale dagli elenchi delle anagrafi sanitarie. Personale delle Asl, specificamente formato, effettua interviste telefoniche (circa 25 al mese per Asl) con un questionario standardizzato. I dati vengono poi trasmessi in forma anonima via internet e registrati in un archivio unico nazionale. A dicembre 2009, sono state caricate complessivamente oltre 90 mila interviste.

 

La raccolta continua permette di verificare quanti italiani adottano corretti stili di vita per prevenire le maggiori malattie cronico-degenerative e quindi di monitorare l’effetto delle attività di prevenzione. Dalla popolazione di età compresa tra 18 e 69 anni, infatti, Passi raccoglie conoscenze, atteggiamenti e pratiche su molti importanti aspetti legati alla prevenzione: rischio cardiovascolare, screening oncologici, attività fisica, abitudini alimentari, consumo di alcol, fumo, sicurezza stradale, salute mentale, incidenti domestici, vaccinazione antinfluenzale e per la rosolia.

 

Per maggiori informazioni

Tutte le informazioni sul sistema di sorveglianza Passi sono disponibili all’indirizzo www.epicentro.iss.it/passi. Sul sito sono on line anche i rapporti regionali e aziendali, insieme alle diapositive presentate a convegni organizzati sia livello regionale che nazionale.