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Istituto Superiore di Sanità
EpiCentro - L'epidemiologia per la sanità pubblica
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Le sigarette elettroniche in Italia aiutano i fumatori che vogliono smettere?

Gruppo Tecnico Passi

  • In Italia, l’introduzione delle sigarette elettroniche ha suscitato molte speranze tra i fumatori che vogliono smettere, tra i quali 1 su 10 le usa come ausilio (tre volte più degli altri metodi)
  • I fumatori che tentano di smettere di fumare con le sigarette elettroniche riportano gli stessi tassi di astinenza di quelli che usano altri metodi.

Sono queste le due considerazioni principali che emergono dall’articolo “Electronic cigarette use as an aid to quit smoking in the representative Italian population Passi survey”, pubblicato sulla rivista Preventive Medicine (Volume 102, settembre 2017, pagine 1-5).

 

Perché questo studio era necessario

 

C’è dibattito attorno alle sigarette elettroniche: dovrebbero essere considerate un metodo che aiuta a smettere di fumare fornendo un’alternativa sicura alle sigarette oppure, al contrario, rappresentano una minaccia per la lotta contro il tabacco, consentendo a questa industria di rendere “fumare” un comportamento normale, di reclutare nuovi fumatori e addirittura di spingere i giovani verso la dipendenza, cominciando proprio con esse?

 

Non è una domanda da poco: la diffusione delle sigarette elettroniche non è stata ostacolata in Italia proprio perché, per i fumatori, queste sono più sicure delle sigarette combustibili e perché non è ancora ben chiaro se i vapori siano dannosi per gli astanti. Inoltre in Gran Bretagna, un Paese all’avanguardia nel contrasto al fumo di tabacco in Europa, le Autorità sanitarie ritengono che le sigarette elettroniche rappresentino un’arma per il controllo dell’epidemia di tabacco.

 

I risultati degli studi effettuati ci lasciano nella più grande incertezza. Sebbene due studi sperimentali (trial controllati randomizzati - RCT) concludano che le sigarette elettroniche possono aiutare i fumatori a smettere, un’analisi delle metodologie utilizzate rivela che la qualità di questi lavori è bassa. Inoltre, se si includono anche gli studi osservazionali (trasversali e di coorte) le prove a sostegno dell’efficacia delle e-sigarette come strumenti di supporto per i fumatori che cercano di smettere sono inconcludenti o addirittura negative (anche in questo caso la qualità delle prove è stata giudicata insoddisfacente). Insomma, se si fa un’analisi dettagliata dei risultati degli studi sull’efficacia delle sigarette elettroniche per smettere di fumare, si torna al punto di partenza: alcuni studi dicono di sì, altri di no.

 

L’indagine della Sorveglianza di popolazione Passi

 

Passi è un sistema di sorveglianza che può dire qualcosa sull’impatto dell’introduzione delle sigarette elettroniche sui fumatori in Italia. A tal fine, i dati sono stati analizzati con gli obiettivi di:

  • esplorare l’uso delle sigarette elettroniche da parte dei fumatori come ausilio per smettere
  • stimare il tasso di cessazione tra i fumatori che hanno tentato di smettere con le sigarette elettroniche
  • confrontare i tassi di cessazione tra quelli che hanno tentato con le sigarette elettroniche e quelli che hanno usato altri metodi.

L’analisi riguarda 6112 fumatori intervistati negli anni 2014–2015 che nei 12 mesi precedenti l’intervista hanno tentato di smettere, e include sia quelli che al tempo dell’intervista erano ancora astinenti, sia quelli che avevano ripreso a fumare:

  • la maggioranza degli intervistati (86%) riferisce di avere tentato di smettere senza alcun aiuto
  • il 10,7% dei casi di aver usato sigarette elettroniche
  • il 2,9% di aver usato altri metodi di cessazione del fumo (farmaci, programmi di aiuto offerti dalla Asl e altri metodi).

Sono stati confrontati i fumatori che hanno tentato di smettere senza aiuto, con quelli che hanno usato sigarette elettroniche e quelli che hanno usato farmaci, programmi per smettere di fumare e altri metodi non specificati. Tra questi gruppi non si osservano differenze di Regione né di istruzione, ma le sigarette elettroniche sono scelte più frequentemente dagli uomini rispetto alle donne, dagli intervistati di 35-49 anni, da quelli con molte difficoltà economiche e dai forti fumatori (tabella 1).

 

Nel complesso, il 9,4% dei 6112 fumatori che hanno tentato di smettere ci sono riusciti, restando senza fumare per più di 6 mesi: questa percentuale è del 9,4% tra quelli che hanno tentato senza alcun aiuto, dell’8,2% tra quelli che hanno usato le sigarette elettroniche e del 14,6% tra quelli che hanno usato altri metodi (tabella 2).

 

Poiché alcuni fattori, come ad esempio la forza della dipendenza dalla nicotina, possono spiegare queste differenze (pensiamo ad esempio se tutti i forti fumatori avessero tentato con le sigarette elettroniche e quelli con lieve dipendenza avessero usato i farmaci), i dati sono stati analizzati con metodi multivariati. A parità di altri fattori, i soggetti che hanno usato sigarette elettroniche mostrano risultati peggiori di quelli che hanno smesso da soli, ma la differenza non è statisticamente significativa; invece i fumatori che hanno tentato di smettere con i farmaci, programmi per smettere di fumare e altri metodi non specificati hanno più successo di quelli che hanno usato le sigarette elettroniche.

 

Come intrepretare questi risultati?

 

Confronti con l’esperienza di altri Paesi

 

Nella popolazione inglese, nei fumatori che utilizzano sigarette elettroniche per smettere i tassi di cessazione sono più elevati di quelli dei fumatori che tentano di smettere da soli (Brown et al., 2014). Per spiegare le differenze tra i risultati registrati in Inghilterra e in Italia, è importante tener conto che le caratteristiche dei fumatori che usano le sigarette elettroniche sono piuttosto diverse tra le due popolazioni: in Inghilterra sono fumatori meno dipendenti e di più alto livello sociale (Brown et al., 2014), mentre in Italia si tratta di forti fumatori e con molte difficoltà economiche. Inoltre, l’impiego di supporti per la cessazione è più diffuso in Inghilterra rispetto all’Italia dove essi non sono rimborsabili. In Italia, usare farmaci e partecipare ai programmi di cessazione è più dispendioso che comprare sigarette elettroniche. Pertanto, non ci aspettiamo che i nostri risultati siano facilmente replicabili in altri Paesi.

 

Punti di forza

 

In termini di ampiezza dello studio, questo realizzato dalla Sorveglianza Passi sull’utilizzo di sigarette elettroniche nel mondo reale è paragonabile a quelli condotti in Gran Bretagna e in Kansas.

Passi continua a tenere sotto sorveglianza il fenomeno delle sigarette elettroniche per produrre informazioni che possano supportare le politiche sanitarie.

 

Punti di debolezza e cautele da adottare nel trarre conclusioni

 

Lo studio ha alcuni punti deboli:

  • anche se le associazioni sono state stimate al netto di altre condizioni connesse alla cessazione dal fumo, non è detto che non esistano altri fattori che possano aver causato la distorsione delle stime
  • non abbiamo raccolto dati relativi al tipo di sigaretta elettronica utilizzata, mentre queste variano sia per il contenuto delle cartucce, con nicotina o senza, sia per la tecnologia. Allo stesso modo non sono state fatte distinzioni tra gli “altri metodi” per smettere di fumare;
  • abbiamo rimosso dall’analisi i rispondenti che hanno smesso di fumare da meno di sei mesi al momento dell'intervista, ma non abbiamo potuto rimuovere i tentativi di smettere falliti nei sei mesi precedenti perché questi non vengono registrati nel tempo;
  • il grado di dipendenza dalla nicotina è stato valutato solo dal numero di sigarette fumate al giorno, mentre esistono misure più precise come lo Heavy Smoking Index (Hsi) [1]. Vale però la pena sottolineare che il numero di sigarette fumate al giorno è uno dei due item della scala Hsi;
  • l’astinenza dal fumo è riferita e per questo il tasso di successo potrebbe essere sovrastimato.

Conclusioni

In conclusione, tra i fumatori che cercano di smettere, quelli che usano le sigarette elettroniche come aiuto non hanno più probabilità di successo di quelli che cercano di smettere da soli e hanno meno probabilità di riuscirci di quelli che usano altri metodi (farmaci, partecipazione a programmi per smettere di fumare e altri metodi non specificati).

 

Riferimenti:

[1] Heaviness of Smoking Index misura il grado di dipendenza dalla nicotina dei fumatori, con due domande:

  • Quando si sveglia al mattino, dopo quanto tempo accende la prima sigaretta? Entro 5 minuti (3 punti)/ 5-30 minuti (2 p) / 31-60 minuti (1 p.) / 60+ minuti (0 p)
  • Quante sigarette al giorno, fuma? 10 o meno (0 p) / 11-20 (1 p.) / 11 – 20 (2 p.) / 21 – 30 (3 p.) 31 + (4 p.)

Punteggio della dipendenza: 1- 2 = molto bassa / 3 = da lieve a moderata / 4 = moderata / 5 + = elevata