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Istituto Superiore di Sanità
EpiCentro - L'epidemiologia per la sanità pubblica
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Abitudine al fumo e fumo passivo: i dati 2009 del sistema di sorveglianza Passi

In Italia tre adulti su dieci fumano sigarette. Nel 2009, più di un terzo dei fumatori ha comunque tentato di smettere. È buona la percezione del rispetto della normativa nei locali pubblici e sui luoghi di lavoro, ma con qualche problema in più al Sud. E le donne? Fumano meno e con meno intensità degli uomini. Proprio a loro è dedicata l’edizione 2010 della Giornata mondiale senza tabacco, in occasione della quale il Cnesps-Iss presenta i nuovi dati sull’abitudine al fumo prodotti dal sistema di sorveglianza Passi

 

Scarica la scheda per gli operatori (pdf 495 kb) e leggi le iniziative sul territorio.

 

31 maggio 2010 - Maschio, giovane, poco istruito e con difficoltà economiche. È questo l’identikit dei fumatori nel nostro Paese, che nel 2009 rappresentano quasi il 30% degli adulti. Lo dicono le ultime informazioni provenienti dal sistema di sorveglianza Passi. Anche se i tentativi non mancano, è dura abbandonare il vizio: solo in 8 su 100 riescono a farne a meno da più di sei mesi, anche se un altro 10% sta comunque provando a smettere. La buona notizia? Si intravede un’inversione di tendenza: almeno in alcune realtà, infatti, tra il 2007 e il 2009 il numero dei fumatori è diminuito.

 

Per quanto riguarda il fumo passivo, la “legge Sirchia” continua a funzionare bene nei locali pubblici, anche se il divieto non viene rispettato dappertutto allo stesso modo. In ambito domestico, il dato più preoccupante riguarda le abitazioni in cui vivono bambini sotto i 14 anni, esposti a fumo passivo nel 20% dei casi.

 

In occasione della Giornata mondiale senza tabacco 2010, oltre 39 mila interviste realizzate nelle 139 Asl che partecipano al sistema di sorveglianza Passi consentono di fare il punto sul fumo in Italia. Passi (Progressi delle Aziende Sanitarie per la Salute in Italia) è un’iniziativa promossa dal ministero della Salute e realizzata dalle Regioni e Province autonome con il coordinamento del Centro nazionale di epidemiologia, sorveglianza e promozione della salute dell’Istituto superiore di sanità. L’obiettivo è tenere sotto osservazione l’evoluzione dei maggiori fattori di rischio per la salute della popolazione italiana.

 

L’abitudine al fumo

Nel 2009, la percentuale media di fumatori tra i 18 e i 69 anni è abbastanza stabile (29% degli intervistati) rispetto al 2007 (31%) e al 2008 (30%). Il dato, però, non si distribuisce in modo omogeneo su tutto il territorio: il Piemonte, per esempio, negli ultimi tre anni registra una significativa tendenza al ribasso, soprattutto tra le persone con meno di 34 anni e le donne. In generale, comunque, nel nostro Paese l’abitudine al fumo si conferma più diffusa tra gli uomini, i giovani sotto i 25 anni, tra chi ha difficoltà economiche e un livello di istruzione edio-basso. In media, ogni fumatore dichiara di fumare 13 sigarette al giorno. Ben 7 su 100, inoltre, sono “forti fumatori”: consumano, cioè, più di 20 sigarette al giorno. Facendo un confronto tra le diverse Regioni, la prevalenza più bassa di fumatori si registra in Veneto (25%), quella più alta invece in Abruzzo (32%).

 

Nel corso del 2009, il 36% dei fumatori ha provato ad abbandonare le “bionde”: tentativo che è andato poi a buon fine quasi una volta su cinque. Se l’8% dei fumatori è infatti riuscito a dire basta una volta per tutte, un altro 10% sta provando a farlo perché ha smesso da meno di sei mesi. Tutti gli altri hanno invece ceduto di nuovo alla tentazione e sono tornati dal tabaccaio. Un aiuto concreto per abbandonare la nicotina potrebbe venire dai medici e dagli operatori sanitari, che però non sempre (6 volte su 10) consigliano ai fumatori di smettere.

 

Fumo al femminile

L’edizione 2010 della Giornata mondiale contro il fumo vuole richiamare l'attenzione sugli effetti nocivi delle strategie di marketing su donne e ragazze, spesso prese di mira dalla pubblicità delle industrie del tabacco.

 

Qual è la situazione in Italia? Le donne fumano meno degli uomini, sia in termini percentuali (24% vs. 33%) sia per numero medio di sigarette consumate (11 vs. 15 al giorno). Inoltre più raramente diventano forti fumatrici (4% vs. 10% dei casi). Il dato tuttavia varia da Regione a Regione, alcune delle quali presentano un numero di fumatrici simile a quello degli uomini (Emilia-Romagna e Lazio).

 

La legge 3/2003 e il fumo passivo

Una conquista per la salute pubblica nel nostro Paese è indubbiamente la legge sul divieto di fumo nei locali pubblici e sui luoghi di lavoro, entrato in vigore ormai più di cinque anni fa. Nel 2009, la maggior parte degli intervistati riferisce che il divieto di fumare viene rispettato sia nei locali pubblici (86%) sia nei luoghi di lavoro (88%). Come nel 2007 e 2008, però, la percezione del rispetto della legge varia da Regione a Regione e risulta più frequente al Nord che al Sud. Differenze che sollevano qualche dubbio sulla piena applicazione della legge a tutela dei non fumatori in alcune Regioni meridionali. In particolare, la quota di intervistati che dichiara rispettato sempre o quasi sempre il divieto nei locali pubblici è massima in Friuli-Venezia Giulia e in Valle d’Aosta (96%), minima invece in Calabria (64%). Tra coloro che lavorano in ambienti chiusi, questa percentuale è massima nelle P.A. di Bolzano e Trento (95%) e minima in Calabria (74%).

 

E in casa? L'esposizione al fumo passivo nelle abitazioni è piuttosto frequente. Nel 2009, infatti, il 28% degli intervistati riferisce che nella propria abitazione è possibile fumare. Quasi sempre, però, questa abitudine è consentita solo in determinate stanze, orari o situazioni. La percentuale di case in cui abita un minore di 14 anni e in cui si fuma, con o senza limitazioni, è del 20%.

 

Scarica la scheda per gli operatori (pdf 495 kb) e leggi le iniziative sul territorio.

 

 

Che cos’è il sistema di sorveglianza Passi?

Il sistema Passi (Progressi delle aziende sanitarie per la salute in Italia) stima la frequenza e l’evoluzione dei comportamenti associati alla salute nella popolazione adulta assistita dalle aziende sanitarie delle 21 Regioni e Province autonome. Un campione di assistiti, di età compresa tra 18 e 69 anni, viene estratto con metodo casuale dagli elenchi delle anagrafi sanitarie. Operatori sanitari, specificamente formati, effettuano circa 25 interviste telefoniche (al mese, per Asl, con un questionario standardizzato). I dati vengono poi trasmessi in forma anonima via internet e registrati in un archivio unico nazionale. A dicembre 2009, sono state caricate complessivamente oltre 90 mila interviste.