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Istituto Superiore di Sanità
EpiCentro - L'epidemiologia per la sanità pubblica
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Coordinamento nazionale Passi: il secondo incontro

Roma, 31 maggio - 1 giugno 2011

 

23 giugno 2011 – Il secondo incontro 2011 del Coordinamento nazionale Passi, si è svolto nella sede del Cnesps dal 31 maggio al primo giugno. Aperto da Stefania Salmaso, direttore del Cnesps ha visto anche la partecipazione di Simona Giampaoli, responsabile del reparto di Epidemiologia delle malattie cerebro e cardiovascolari del Cnesps, con i colleghi Luigi Palmieri e Chiara Donfrancesco. Si conferma, quindi, il metodo di lavoro che vede nella prima giornata l’approfondimento di un tema specifico, questa volta si è trattato dei fattori di rischio cardiovascolare, mentre si dedica la seconda all’analisi degli aspetti gestionali e di conduzione del sistema.

 

Prima giornata: il rischio cardiovascolare

 

Simona Giampaoli ha illustrato le linee di sviluppo della ricerca sul rischio cardiovascolare, portata avanti con il Progetto Cuore. Tra gli obiettivi del progetto, dal 1998: stimare l’impatto delle malattie cardiovascolari nella popolazione italiana generale, valutare la distribuzione dei fattori di rischio e il rischio di eventi coronarici e cerebrovascolari.

La presentazione (pdf 1,8 Mb) si focalizza su alcuni punti che illustrano anche l’evoluzione nel tempo del progetto:

  • il registro degli eventi coronarici e cerebrovascolari che consente di rilevare il tasso di attacco (nuovi eventi + recidive) in alcune regioni italiane
  • l’Osservatorio epidemiologico cardiovascolare che descrive la distribuzione dei principali fattori di rischio nella popolazione adulta, a intervalli di circa 10 anni
  • lo studio longitudinale su 4 coorti seguite in Brianza, Friuli, Lazio e Campania che ha permesso di mettere a punto gli algoritmi che consentono di valutare il rischio globale assoluto e consente di aggiornarli
  • la formazione sulla valutazione del rischio cardiovascolare in clinica, rivolta ai medici di medicina generale
  • lo studio sulle ragioni del declino della mortalità per malattie coronariche.

I principali messaggi sono stati: il 40% degli eventi cardiovascolari non arrivano in ospedale: per quanto si faccia per migliorare il trattamento, l’unica possibilità di incidere è ridurre i fattori di rischio. Il rischio cardiovascolare è una funzione continua che ha un andamento esponenziale:

  • relativamente poche persone hanno un rischio elevato e per queste serve un approccio medico aggressivo
  • la gran maggioranza presenta un rischio intermedio risultante dall’insieme di piccoli rischi distribuiti su più fattori di rischio, per queste persone è necessaria una strategia individuale e di popolazione per ridurre il rischio attraverso il miglioramento degli stili di vita
  • una piccola parte delle persone ha un rischio basso, è necessario conservare il loro stato di salute attraverso un sano stile di vita fin dalla giovane età.

La medicina generale e la clinica lavorano molto sull’alto rischio ma, soprattutto i medici di medicina generale dovrebbero operare per migliorare la salute delle persone e mantenerle a basso rischio (rischio favorevole). Da piccole riduzioni dei fattori di rischio cardiovascolare sulla popolazione totale ci si aspettano benefici molto maggiori di quelli che è possibile ottenere con l’approccio rivolto alle persone ad alto rischio.

La prevenzione cardiovascolare è un processo culturale lento attraverso il quale la comunità impara a conservarsi in buona salute.

 

Luigi Palmieri ha approfondito e confrontato i dati dell’Osservatorio epidemiologico cardiovascolare/Health Examination Survey tra il 1998 e il 2008, negli uomini e nelle donne, relativi a valori di pressione arteriosa, colesterolemia e trigliceridemia, indice di massa corporea, glicemia, diabete, sindrome metabolica, abitudine al fumo di sigaretta (pdf 246 kb).

L’evoluzione di questi fattori nella popolazione italiana adulta, nell’arco dei dieci anni considerati, è stata notevole, con una diminuzione della pressione arteriosa, un aumento della colesterolemia totale e una riduzione dell'abitudine al fumo, per quanto solo negli uomini.

Questi studi hanno consentito di attribuire al cambiamento dei vari fattori di rischio parte della riduzione di mortalità coronarica osservata in Italia dal 1980 a 2000. Circa la metà di questa riduzione di mortalità è attribuibile al miglioramento dei fattori di rischio nella popolazione e agli stili di vita.

 

Chiara Donfrancesco ha illustrato i risultati preliminari del Progetto "Minisal-Gircsi, buone pratiche sull'alimentazione: valutazione del contenuto di sodio, potassio e iodio nella dieta degli italiani”. Il progetto, in collaborazione con l’Osservatorio epidemiologico cardiovascolare/Health Examination Survey, ha lo scopo di studiare e monitorare il consumo di sale nella popolazione adulta italiana su scala regionale e per fascia di età. Il progetto Minisal-Gircsi si innesta nel Progetto Guadagnare Salute, che tra gli altri obiettivi vede anche il monitoraggio e la riduzione del consumo di sale nella popolazione italiana. I dati presentati riguardano il consumo di sale determinato attraverso la raccolta delle urine delle 24 ore su uomini e donne tra i 35 e i 79 anni provenienti da 12 regioni. Il consumo medio pro capite di sale è di 10,8 g al giorno negli uomini e 8,3 g al giorno per le donne e varia da 1 g a 27 g al giorno sia per gli uomini che per le donne. Il 4% degli uomini e il 14% delle donne risulta avere un consumo di sale inferiore a 5 g al giorno, valore raccomandato dall'Oms e dalla Fao. Le regioni meridionali registrano consumi di sale superiori alla media nazionale sia per gli uomini che per le donne.

 

Sandro Baldissera ha presentato i dati Passi 2010 relativi al rischio cardiovascolare. Nel suo intervento (pdf 314 kb), ha anche approfondito la validità dei dati rilevati tramite intervista (riferiti) confrontati con quelli misurati tratti da fonti diverse. Il 40% della popolazione Passi, nel 2010, riporta la compresenza di tre o più fattori di rischio cardiovascolare.

 

La discussione si è incentrata sugli aspetti di prevenzione e trattamento dei fattori di rischio cardiovascolare. Quali sono i soggetti direttamente interessati che devono poter usufruire delle informazioni sul rischio cardiovascolare in Italia, oggi?

Anzitutto, è importante coinvolgere i medici di medicina generale che assumono un ruolo tanto più rilevante perché possono rivolgersi alla grande platea del “basso rischio” per aiutarla a mantenersi in salute. Un secondo gruppo importante è composto dai direttori di Distretto che interagiscono con i medici di medicina generale. Ci sono, poi, i professionisti impegnati nella redazione dei piani regionali della prevenzione. Infine i responsabili di progetti e interventi regionali che consento già di citare diversi esempi positivi: per esempio il progetto "Leonardo" in Puglia e i progetti Ccm per l’attività fisica in Emilia Romagna e Veneto. In Lombardia operano gruppi di cure primarie e a Pavia la carta del rischio cardiovascolare è stata applicata anche ai dipendenti della Asl, al pari delle iniziative per liberare dal fumo ospedali e Asl, attraverso documenti di policy e l'assunzione di responsabilità personale da parte degli operatori sanitari, con la sottoscrizione della Tobacco Free United Charter.

 

Elementi di gestione di Passi

 

Nella seconda giornata sono stati esaminati e discussi gli aspetti relativi alla gestione e al funzionamento della sorveglianza, all’elaborazione dei dati ai vari livelli, con una riflessione sulle diverse modalità di produzione degli output di comunicazione dei risultati.

 

Problemi nella rappresentazione grafica dei risultati Passi

Gianluigi Ferrante (pdf 1,8 Mb) ha aperto i lavori della mattinata con una riflessione sulle ripercussioni in termini comunicativi della scelta delle modalità di rappresentazione dei dati sotto forma di mappe, grafici e diagrammi.

La mappa, tipica di Passi, in cui le regioni assumono colori differenti a seconda del quartile in cui ricadono, può indurre il lettore a conclusioni errate? La mappa non può includere l’intervallo di confidenza della stima e può accadere che alcune differenze siano spiegabili con l’errore campionario. Proposte diverse alternative per rendere la rappresentazione dei dati più precisa, senza per questo perdere l’impatto comunicativo.

 

Monitoraggio della rilevazione 2011. Analisi esplorativa dei ritardi Passi 2008-2010

Elisa Quarchioni (pdf 132 kb) ha illustrato un’analisi specifica relativa ai ritardi tra l’effettuazione dell’intervista e il caricamento sul server centrale dei dati. Oltre ai ritardi, sono state prese in esame le situazioni di perfetta tempestività o gli errori. Tramite una stima dei giorni di ritardo, il 55% del totale di ritardi può essere considerato accettabile, mentre il 31% non fisiologico. L'andamento dei ritardi rilevati negli anni 2008-2010 si conferma abbastanza stabile. Nel 2011 sono state caricate complessivamente circa 11.200 interviste, dato in linea con quanto atteso nei primi cinque mesi di rilevazione. Per quanto riguarda gli altri indicatori di monitoraggio, entro il mese di luglio, ciascun Coordinatore regionale riceverà il radar di metà anno sullo stato della propria regione/P.A. rispetto al Pool.

 

Il nuovo portale Passidati

Illustrato il progetto di modifica dell’architettura di Passidati. Dopo 4 anni di uso, il portale deve essere ristrutturato facendo tesoro dell’esperienza. Obiettivi: la funzionalità, la semplicità, e l’attenzione all’utente di Passidati. La ristrutturazione (pdf 139 kb) sarà completata nell’estate 2011 .

 

La Fad integrata del Network Passi

Valentina Possenti, dello staff centrale Passi, ha presentato (pdf 118 kb) la proposta integrata di formazione per gli operatori coinvolti nel sistema di sorveglianza: Fad blended con formazione sul campo per intervistatori e Coordinatori aziendali (in collaborazione con Zadig), formazione residenziale per i Coordinatori regionali (quattro workshop accreditati ECM all’anno, trimestrali e tematici).

 

Il questionario Passi 2012 “modifiche e adeguamenti”

È già tempo di parlare del questionario e delle sue eventuali evoluzioni per il prossimo anno: a questo proposito, Angelo D’Argenzio ha fatto una disamina delle richieste pervenute (pdf 246 kb). L’orientamento generale per quest’anno è di non modificare sostanzialmente l’intervista e di alleggerirla. Per far pervenire le esigenze specifiche di moduli aggiuntivi o di reintroduzione di sezioni precedentemente rese alternanti è stata individuata la scadenza del 30 giugno 2011.

 

Discussione

È stato discusso il set di indicatori sul consumo di alcol: i colleghi della Liguria, di Bolzano e del Veneto hanno messo in evidenza l’insufficienza degli attuali indicatori. In particolare l’indicatore “forte bevitore” appare problematico sotto il profilo semantico, perché associato a stigma, ma anche sostanziale, perché non incorpora la frequenza delle occasioni del consumo. 

È emersa la necessità di avviare un gruppo interregionale dedicato allo studio della letteratura e dei dati relativi all’alcol per ridefinire gli indicatori. All'approfondimento di questa tematica, si sono candidati i coordinatori di Liguria, Veneto, Piemonte e Trentino.