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Istituto Superiore di Sanità
EpiCentro - L'epidemiologia per la sanità pubblica
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Rapporto nazionale Passi 2010: attività fisica

19 maggio 2011 - L’attività fisica svolta con regolarità induce numerosi benefici per la salute, aumenta il benessere psicologico e previene una morte prematura. In particolare, chi pratica regolarmente l’attività fisica riduce significativamente il rischio di avere problemi di: ipertensione, malattie cardiovascolari (malattie coronariche e ictus cerebrale), diabete tipo 2, osteoporosi, depressione, traumi da caduta degli anziani, alcuni tipi di cancro, come quello del colon retto, del seno e dell’endometrio (ma esistono prove, seppure ancora incomplete, di una riduzione del rischio anche di cancro del polmone e della prostata).

 

Inoltre, il sovrappeso e l’obesità, problemi ovunque in aumento, sono causati essenzialmente dalla combinazione di sedentarietà e cattiva alimentazione. Il livello di attività fisica raccomandato nella popolazione adulta per ottenere benefici di salute è pari almeno 30 minuti di attività moderata al giorno per almeno 5 giorni alla settimana oppure attività intensa per più di 20 minuti per almeno 3 giorni (consulta la scheda indicatore). È importante che gli operatori sanitari raccomandino lo svolgimento di un’adeguata attività fisica: i loro consigli, in combinazione con altri interventi, possono essere molto utili nell’incrementare l’attività fisica dei loro assistiti.

 

Consulta la scheda indicatore.

 

Attività fisica – pool di Asl 2010

 

%

(IC95%)

Livello di attività fisica

 

  attivo*

32,5

(32,0-33,2)

  parzialmente attivo**

36,8

(36,1-37,4)

  sedentario***

30,7

(30,1-31,3)

* lavoro pesante oppure adesione alle linee guida (30 minuti di attività moderata per almeno 5 giorni alla settimana, oppure attività intensa per più di 20 minuti per almeno 3 giorni)

** non fa lavoro pesante, ma fa qualche attività fisica nel tempo libero, senza però raggiungere i livelli raccomandati

*** non fa un lavoro pesante e non fa nessuna attività fisica nel tempo libero.

 

Sedentari e attivi

Il 33% delle persone intervistate nel 2010 riferisce di effettuare un lavoro pesante o di praticare attività fisica a un livello che può essere definito attivo. Il 37% non effettua un lavoro pesante e pratica attività fisica in quantità inferiore a quanto raccomandato (è dunque parzialmente attivo), mentre il 31% risulta completamente sedentario.

Nel quadriennio 2007-2010 [1], considerando solo le Asl che hanno partecipato alla sorveglianza per l’intero periodo, si osserva come dal 2007 la prevalenza di sedentari sia in aumento, il dato si conferma stabile dal 2009:

  • nel 2007 era del 27,5% (IC 95%: 26,7-28,3%);
  • nel 2008 era del 29,5% (IC 95%: 29-30,1%);
  • nel 2009 era del 30,8% (IC 95%: 30,2-31,5%);
  • nel 2010 era del 30,9% (IC 95%: 30,2-31,5%).

Chi fa poca o nessuna attività fisica

La sedentarietà aumenta all’aumentare dell’età ed è più frequente nelle donne, nelle persone che hanno il minor grado di istruzione e molte difficoltà economiche.

 

Analizzando tutte queste caratteristiche insieme con un modello logistico, si confermano come significative le associazioni descritte sopra, tra sedentarietà ed età, sesso, istruzione, difficoltà economiche.

 

Sedentari

Pool Asl – Passi 2010 (N=35.958)

 

 

La mappa riporta la situazione relativa alla percentuale di persone che fanno scarsa attività fisica nelle Regioni e Asl che nel 2010 hanno raccolto un campione rappresentativo.

Si osservano differenze statisticamente significative nel confronto interregionale, con un gradiente Sud-Nord. Il valore più basso si registra nella P.A. di Bolzano (9%), quello più alto in Basilicata (47%).

 

Sedentari

Pool Asl – Passi 2010 (N=35.958)

 

 

Scarica la tabella con i dati per Regione

 

Autopercezione del livello di attività fisica

Non sempre la percezione soggettiva del livello di attività fisica praticata corrisponde a quello dell’attività effettivamente svolta. Nel pool di Asl partecipanti nel 2010, ancora un sedentario su cinque percepisce il proprio livello di attività fisica come sufficiente.

 

Considerando solo le Asl che hanno partecipato alla sorveglianza per l’intero periodo, si osserva un calo significativo dell’indicatore dal 2007 al 2009, mentre il dato si conferma stabile nel 2010.

  • nel 2007 era del 25,7% (IC 95%: 24,1-27,3%);
  • nel 2008 era del 23,5% (IC 95%: 22,5-24,5%);
  • nel 2009 era del 19,4% (IC 95%: 18,4-20,4%);
  • nel 2010 era del 20,1% (IC 95%: 19,1-21,2%).

Autopercezione del livello di attività fisica

Pool Asl – Passi 2010

 

 

La promozione dell’attività fisica da parte degli operatori sanitari

Tra gli intervistati nel 2010, il 31% dichiara che un medico o un altro operatore sanitario ha chiesto loro se svolgono attività fisica e al 32% è stato dato il consiglio di fare regolare attività fisica.

 

Attenzione da parte di un operatore sanitario – pool di Asl 2010

%

(IC95%)

Riferisce che un medico/operatore sanitario gli ha chiesto se fa regolare attività fisica*

31,0

(30,3-31,6)

Riferisce che un medico/operatore sanitario gli ha consigliato di fare più attività fisica*

31,6

(30,9-32,3)

*vengono escluse le persone che non sono state dal medico negli ultimi 12 mesi

 

Nel quadriennio 2007-2010, considerando solo le Asl che hanno partecipato alla sorveglianza per l’intero periodo, si osserva una diminuzione significativa della percentuale delle persone che hanno ricevuto l’attenzione dell’operatore sanitario, passando dal 33% nel 2007 al 32% nel 2008 fino al 30% del 2009 e 2010. Rimane invece stabile il valore del consiglio da parte degli operatori sanitari di praticare regolare attività fisica (30% nel 2007, 31% nel 2008, 30% nel 2009, 31% nel 2010).

 

Interrogato dal medico sull’attività fisica

Pool Asl – Passi 2010

 

 

Scarica la tabella con i dati per Regione (xls 15 kb)

 

La mappa riporta la situazione relativa alla percentuale di persone che riferiscono che un medico o un altro operatore sanitario ha chiesto loro se svolgono attività fisica. Emergono differenze statisticamente significative nel confronto interregionale. La Basilicata registra il valore più basso (23%), la Sardegna quello più elevato (43%).

 

Conclusioni

La maggior parte degli italiani svolge almeno qualche tipo di attività fisica. Tenendo conto delle indicazioni delle linee guida, il 33% può essere definito fisicamente attivo e il 37% parzialmente attivo. Tuttavia, circa un terzo della popolazione tra 18 e 69 anni risulta completamente sedentario, perché non svolge nessun tipo di attività fisica, né al lavoro né nel tempo libero. La sedentarietà risulta più diffusa al Sud, tra i 50-69enni, nelle donne, nelle persone con livello di istruzione più basso e in quelle che riferiscono molte difficoltà economiche. Dal 2007, relativamente al numero di sedentari nel nostro Paese si osserva una tendenza all’aumento.

Solo tre intervistati su dieci riferiscono che medici e operatori sanitari si siano informati e abbiano consigliato loro di svolgere regolare attività fisica. Nonostante sia noto che tale pratica sia efficace nell’indurre una riduzione della sedentarietà, dal 2007 al 2010 si registra una diminuzione dell’attenzione degli operatori sanitari.

 

Dal 2007, diminuiscono le persone con stile di vita sedentario che percepiscono il proprio livello di attività fisica come sufficiente: si tratta di un segnale positivo, forse primo frutto dell’attività di sensibilizzazione promossa a vari livelli, che lascia sperare in un successivo cambiamento nello stile di vita e quindi in un arresto del trend in crescita della sedentarietà.

 

Sembra inoltre promettente puntare sulla larga fetta di popolazione parzialmente attiva per la quale non dovrebbe essere troppo difficile incrementare il proprio livello di attività fisica per poter godere di tutti i vantaggi di salute che uno stile di vita più dinamico comporta. Con possibili numerosi effetti “collaterali” sul benessere psicologico, ambientale e sociale: tutti positivi, a differenza di quelli dei farmaci.

 

In Italia, l’attività fisica, oltre a essere uno dei punti cardine dei Piani regionali della prevenzione per il triennio 2010-2012, è oggetto di progetti specifici sul territorio (come per esempio in Veneto, in Emilia-Romagna) che ne supportano la promozione tramite iniziative di formazione dedicate agli operatori. È rilevante inoltre che la sorveglianza sia in grado di misurare i progressi nella pratica dell’attività fisica anche in termini di una riduzione delle disuguaglianze sociali, particolarmente accentuate in questo ambito.

Per questo, assume rilevanza l’obiettivo del programma Guadagnare Salute di rendere facile al cittadino la scelta del movimento, a partire dall’attenzione alla realizzazione di un ambiente che non lo ostacoli ma che, anzi, lo favorisca.

 

Note

[1] A causa di accorpamenti e di variazioni dei confini amministrativi, le Aziende sanitarie partecipanti al Passi sono variate nel triennio. Tuttavia, le Asl che hanno effettuato la sorveglianza in modo continuo nel quadriennio corrispondono all’88% della popolazione osservata, per un totale di 118.611 interviste nel periodo 2007-2010.

 

 

Bibliografia