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Rosolia: epidemiologia e prevenzione in Europa e in Italia

(traduzione, adattamento e sintesi a cura della redazione di EpiCentro

revisione a cura di Cristina Giambi - Epidemiologia delle malattie infettive, Cnesps, Iss)

 

19 marzo 2009 - Se contratta durante la gravidanza, la rosolia può avere gravi ripercussioni sul feto e sull’embrione, ma nonostante la disponibilità di vaccini sicuri ed efficaci, casi di rosolia congenita continuano a verificarsi in Europa. Durante la gravidanza, inoltre, le donne sono in uno stato di temporanea immunosoppressione che le rende più esposte alle malattie infettive. Un articolo pubblicato il 5 marzo 2009 su Eurosurveillance analizza l’epidemiologia e le strategie vaccinali per la rosolia in Europa.

 

Anche se molte patologie possono essere prevenute attraverso la vaccinazione durante l’infanzia, un’adeguata immunizzazione delle donne in età fertile è fondamentale per prevenire le malattie trasmissibili al feto. Dal momento che alcune vaccinazioni, se effettuate durante la gravidanza, possono mettere in pericolo la salute del nascituro, le strategie vaccinali dovrebbero essere integrate, quando possibile, con interventi preconcezionali.

 

La prevenzione della sindrome da rosolia congenita (Crs) è una delle priorità della Regione europea dell’Oms e la riduzione della sua incidenza a 1 caso ogni 100 mila nati vivi rientra tra gli obiettivi dei programmi di immunizzazione per il 2010.

 

I dati di incidenza della sindrome da rosolia congenita sono difficili da ottenere per una serie di ragioni, tra cui: la debolezza dei sistemi di sorveglianza, le infezioni asintomatiche in gravidanza, la possibilità che un neonato affetto da Crs presenti un quadro clinico incompleto alla nascita e che i sintomi specifici compaiano solo successivamente.

 

La situazione epidemiologica in Europa

Nel periodo 2001-2003, 47 casi di Crs sono stati segnalati dai Paesi membri della Regione europea dell’Oms, passando da 21 casi nel 2001 a 12 nel 2003. Il 36% delle infezioni è stato registrato in Romania e il 32% in Russia; invece in Finlandia e Danimarca, dove la copertura del vaccino combinato contro morbillo-parotite-rosolia (Mmr) è elevata da molti anni, l’ultimo caso di Crs risale al 1986.

 

I dati riportati dall’Oms e dall’Euvac.net, il network europeo per la sorveglianza sulle malattie infettive prevenibili con vaccinazione, relativi al periodo 2000-2007, mostrano che in Europa il numero di casi di rosolia è notevolmente diminuito dopo il 2003 e si è stabilizzato dal 2005 in poi. L’Ecdc riporta 1.498 infezioni per il 2005 in 22 Paesi, con un’incidenza globale pari a 0,51 per 100 mila nuovi nati; le incidenze più alte sono state registrate in Lituania e in Olanda (3,44 e 2,23 casi per 100 mila nuovi nati, rispettivamente).

 

Varie epidemie sono state registrate in Europa nell’ultimo decennio: in particolare, tra il 2002 e il 2003 in Romania sono stati riportati 115 mila casi di rosolia, soprattutto in bambini in età scolare, e durante un’epidemia in Russia, tra il 2002 e il 2004, la Crs ha raggiunto un tasso di incidenza di 350 casi ogni 100 mila nuovi nati.

 

Strategie di prevenzione: quali sono e come rafforzarle

Per raggiungere l’obiettivo prefissato dall’Oms di 1 caso ogni 100 mila nati vivi entro il 2010, nel 2002 la Regione europea dell’Oms ha implementato un piano strategico per l’eliminazione del morbillo e della Crs.

Chiave del piano è la campagna di immunizzazione che, nei Paesi in cui viene praticata la vaccinazione, ha portato ottimi risultati. Programmi universali di immunizzazione dei bambini sono stati avviati da tempo, soprattutto grazie all’uso del vaccino contro morbillo-parotite-rosolia.

 

A partire dal 2002, l’uso di vaccini combinati che contengono la componente rubeolica (vaccino Mmr) è notevolmente aumentato in Europa, anche se i Paesi orientali hanno introdotto questo vaccino solo di recente e alcuni Paesi occidentali hanno ancora tassi di copertura inadeguati. Il successo delle campagne vaccinali dipende, infatti, dal livello di copertura che l’immunizzazione raggiunge. Per raggiungere gli obiettivi proposti dal piano strategico per l’eliminazione del morbillo e della Crs, dovrebbe essere garantito un livello di copertura almeno del 95%. In concomitanza con le attività vaccinali routinarie, è importante che vengano condotti programmi di catch up per evitare l’accumulo di suscettibili nella popolazione.

 

Inoltre, per un’efficace lotta alla Crs sono indispensabili programmi di vaccinazione mirati alle donne immigrate da regioni extra-europee, che potrebbero avere contratto la rosolia in aree con un’alta incidenza della malattia; anche i centri vaccinali internazionali dovrebbero impegnarsi per immunizzare gli immigrati che prevedono di spostarsi e viaggiare fuori dall’Europa, ad esempio per visite ai parenti nella loro nazione d’origine.

 

Studi di sieroprevalenza, condotti periodicamente, sono essenziali per identificare i gruppi di popolazione più a rischio, bersaglio di azioni di prevenzione mirate.

 

Campagne di informazione e sorveglianza epidemiologica

Anche la promozione di campagne di informazione sulla rosolia ad ampia diffusione, cioè indirizzate a tutte le donne in età fertile e non soltanto a quelle che hanno pianificato una gravidanza, è di rilevanza strategica. Ogni visita ginecologica e ogni accesso al medico di famiglia dovrebbe, infatti, prevedere: un counselling sul tema della rosolia, un test di screening per rilevare lo stato immunitario contro questa infezione e raccomandazioni mirate all’immunizzazione delle donne suscettibili.

 

Tra gli screening preconcezionali deve essere incluso il test per gli anticorpi contro il virus della rosolia in tutti i Paesi e, nei casi in cui non è possibile certificare lo stato immunitario o la presenza di IgG specifiche, una donna dovrebbe essere considerata suscettibile.

 

Relativamente ai sistemi di sorveglianza, occorre sottolineare che, mentre un sistema di sorveglianza della rosolia è attivo in tutti i Paesi della Regione europea dell’Oms, molti sforzi devono ancora essere dedicati allo sviluppo di sistemi di sorveglianza per la rosolia congenita.

 

Nel 2002 è stato implementato un network europeo di laboratori per il morbillo e la rosolia, che sta lavorando per standardizzare metodiche diagnostiche e reagenti e programmi di controllo di qualità. Al momento, 47 Stati membri (il 90%) hanno un laboratorio nazionale per la diagnosi di rosolia e morbillo, legato a uno dei tre laboratori di riferimento della Regione europea dell’Oms identificati nel 2003 o a laboratori specializzati della Regione europea.

 

La situazione epidemiologica in Italia: sorveglianza e coperture vaccinali

In Italia un piano nazionale per l’eliminazione del morbillo e della rosolia congenita è stato approvato nel 2003 e nel 2005 è stata introdotta la notifica obbligatoria della sindrome e dell’infezione da rosolia congenita e della rosolia in gravidanza. Secondo i dati riportati nel Bollettino epidemiologico nazionale (Ben) di febbraio 2009, tra il 2005 e il 2008 sono stati notificati 110 casi sospetti di rosolia in gravidanza (di cui oltre la metà si sono verificati nel 2008) e 37 casi sospetti di rosolia congenita. Quarantotto dei 110 casi di rosolia in gravidanza segnalati sono stati confermati in laboratorio e, dei 37 casi sospetti di rosolia congenita, 5 sono stati confermati in laboratorio e 3 sono stati classificati come probabili (quadro clinico compatibile con la rosolia congenita ma senza conferma di laboratorio).

 

Relativamente alle coperture vaccinali, nel 2007 l’89,6% dei bambini entro i due anni di età è stato vaccinato con almeno una dose di Mmr. Non sono disponibili dati nazionali di copertura vaccinale né per la prima, né per la seconda dose di Mmr relativi ai bambini oltre i due anni di età e alle donne in età fertile.

 

Dati importanti emergono dal sistema di sorveglianza Passi (pdf 69 kb): secondo quanto riferito nel 2007 dalle 9442 donne intervistate di 18-49 anni, il 55% è immune alla rosolia o per aver praticato la vaccinazione (32%) o per copertura naturale, rilevata dal rubeotest positivo (23%). Il 3% delle donne è sicuramente suscettibile, in quanto non vaccinato e con rubeotest negativo. Quasi la metà delle donne intervistate (42%) non conosce il proprio stato immunitario per la rosolia, che si considera presuntivamente come negativo. Quindi la percentuale di donne in età fertile, che sono certamente o presuntivamente suscettibili alla rosolia risulta ancora molto elevata.

 

Scarica l’articolo (pdf 289 kb) sul sito di Eurosurveillance.