English - Home page

ISS
Istituto Superiore di Sanità
EpiCentro - L'epidemiologia per la sanità pubblica
Istituto Superiore di Sanità - EpiCentro

Aspetti epidemiologici



In Italia

L’infezione da Treponema pallidum (sifilide) è un’Infezione sessualmente trasmessa (IST) sottoposta a notifica obbligatoria in classe II. I dati, riportati nel rapporto ECDC “Syphilis - Annual Epidemiological Report for 2018” pubblicato a aprile 2020, sono relativi alle notifiche obbligatorie di sifilide che giungono al ministero della Salute, e indicano che nel 2018, in Italia, sono stati segnalati 1.526 casi di sifilide pari a un’incidenza di 2,5 casi per 100.000 abitanti. Dal 2015, i casi di sifilide sono aumentati di circa il 30% passando 1060 casi del 2015, a 1.526 casi del 2018. Inoltre, in Italia sono attivi due Sistemi di sorveglianza sentinella delle IST, coordinati dal Centro Operativo Aids dell’Istituto superiore di sanità (ISS) che hanno consentito negli anni di misurare la frequenza di numerose IST, anche di quelle sottoposte a notifica obbligatoria (come la sifilide), e di valutare i fattori di rischio associati (link a “aspetti epidemiologici in Italia”). I dati di questi Sistemi di sorveglianza sentinella, riportati nel Notiziario ISS “Le Infezioni sessualmente trasmesse: aggiornamento dei dati dei due Sistemi di sorveglianza sentinella attivi in Italia al 31 dicembre 2020” (Volume 35, n. 6, 2022) pubblicato a giugno 2022, indicano che a fronte di una riduzione di casi del 23% negli ultimi quattro anni (2017-2020), solo tra gli Msm si è rilevato un aumento di segnalazioni nell’ultimo anno. Dal 2004 il trend e stato costantemente in decremento sia per gli uomini eterosessuali che per le donne, mentre negli Msm si è osservato un aumento costante dei casi segnalati fino al 2020

 

I dati dei centri clinici

Sifilide primaria e secondaria

Dal 1991 al 2020, i centri clinici del Sistema di sorveglianza hanno segnalato 9440 nuovi casi di sifilide I-II, pari al 6,5% di tutte le IST segnalate. Il 31,3% dei casi di sifilide I-II è stato segnalato in uomini eterosessuali, il 59,6% in maschi che fanno sesso con maschi (Msm) e il 9,1% in donne. Le diagnosi di sifilide I-II sono state più frequenti nei soggetti di età uguale o maggiore a 45 anni (9,0%).

 

Relativamente all’andamento temporale, i casi di sifilide I-II sono rimasti stabili fino al 2000. Dopo il 2000 i casi di sifilide I-II hanno evidenziato un aumento rilevante: nel 2005 si è osservato un aumento delle diagnosi di circa cinque volte rispetto al 2000 e un nuovo picco nel 2016. Nello specifico, nel 2020 il numero di casi segnalati è stato di circa il 5% più basso rispetto al 2019. 

 

Per quanto riguarda l’infezione da HIV, degli 9440 soggetti con sifilide I-II segnalati dal 1991 al 2020, 7681 (81,4%) hanno effettuato un test anti-HIV al momento della diagnosi di sifilide I-II e 1493 (19,4%) sono risultati Hiv positivi. Nei soggetti con sifilide I-II si è osservato un aumento della prevalenza HIV dal 1991 (8,5%) al 1995 (30,0%) e un successivo decremento fino al 2008 (10,6%). Dal 2008 al 2019 la prevalenza di HIV in soggetti con sifilide I-I è aumentata da 10,6% al 33,1% e si è ridotta al 26,7% del 2020.

 

Sifilide latente

Dal 1991 al 2020, i centri clinici del Sistema di sorveglianza hanno segnalato 11770 nuovi casi di sifilide latente, pari all’8,1% di tutte le IST segnalate. Il 38,6% dei casi di sifilide latente è stato segnalato in uomini eterosessuali, il 26,4% in maschi che fanno sesso con maschi (Msm) e il 35,0% in donne. Le diagnosi di sifilide latente sono state più frequenti nei soggetti di età uguale o maggiore a 45 anni (24,8%).

 

Relativamente all’andamento temporale, le segnalazioni di sifilide latente hanno mostrato due picchi: il primo nel 1992 e il secondo nel 2005. Nel 2020 si e osservata una riduzione del 20% circa rispetto al 2019.

 

Per quanto riguarda l’infezione da HIV, dei 11770 soggetti con sifilide latente segnalati dal 1991 al 2020, 8866 (75,3%) hanno effettuato un test anti-HIV al momento della diagnosi di sifilide latente e 1083 (12,2%) sono risultati HIV positivi. Nei soggetti con sifilide latente la prevalenza HIV è rimasta stabile tra il 1991 e il 2012, successivamente si è assistito a un incremento di circa cinque volte della prevalenza HIV con un picco nel 2020 (52,6%).

 

Sifilide congenita

In Europa e in Italia

I dati, riportati nel rapporto “Congenital syphilis - Annual Epidemiological Report for 2018” (pdf 760 kb) pubblicato dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) a aprile 2020, indicano per il 2018, 60 casi confermati di sifilide congenita nei 23 Stati membri dell’UE/SEE, pari a un’incidenza di 1,6 casi per 100.000 nati vivi, con un trend in lieve aumento dei casi riportati dal 2015 al 2018. I più alti tassi di incidenza di sifilide congenita, nel 2018, sono stati osservati in Bulgaria (39,1 casi per 100.000 nati vivi). In Italia, nel 2018, sono stati segnalati 7 casi, pari a un’incidenza di 1,5 casi per 100.000 nati vivi.

 

L’incidenza di sifilide congenita è diminuita dal 2009 al 2015 nei Paesi dell’UE/SEE e questo suggerisce che la maggior parte degli Stati membri ha messo in atto programmi efficaci di prevenzione ed eliminazione della sifilide congenita. Dal 2016 al 2018, c’è stata una lieve ripresa dell’incidenza. Va però considerata una probabile sottostima dei valori di incidenza, poiché 6 Paesi dell’UE/SEE non hanno mai contribuito alla segnalazione dei casi di sifilide congenita.

 

Risorse utili

 

Data di ultimo aggiornamento: 30 giugno 2022

Revisione a cura di: Maria Cristina Salfa e Barbara Suligoi - Dipartimento malattie infettive, ISS.