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Istituto Superiore di Sanità
EpiCentro - L'epidemiologia per la sanità pubblica
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Aspetti epidemiologici

Monitorare le persone affette da PTSD nel mondo è estremamente difficile, sia per il numero limitato di studi epidemiologici di ampio respiro sia perché non esiste ancora un consenso generalizzato sulla definizione di PTSD.

 

Negli Stati Uniti, il paese che ha coniato il termine e ha dato vita alla definizione di caso, il National Institute of Mental Health (NIMH) propone una stima di circa 5,2 milioni di americani tra i 18 e i 54 anni (o del 3,5 per cento delle persone in questa fascia d’età) affetti da PTSD. Sempre secondo il NIMH, il 30 per cento dei veterani del Vietnam hanno sviluppato una forma di PTSD dopo la guerra. Mentre fra i veterani della prima guerra del golfo sarebbero circa l’8 per cento le vittime del PTSD.

 

Secondo l’APA, il 10 per cento della popolazione americana è stata affetta prima o poi da PTSD, anche se sono molte di più le persone che hanno manifestato almeno alcuni dei sintomi. Gli studi indicano che le donne sono molto più soggette a sviluppare PTSD in seguito all’esposizione a un trauma, così come altre categorie a rischio particolare sono i bambini, gli adolescenti e gli stessi soccorritori.

 

I tassi di PTSD dipendono anche in forte misura dall’evento che ha prodotto il trauma. Secondo il NIMH, ad esempio, il PTSD può svilupparsi sul 2 per cento dei sopravvissuti dopo un evento naturale come un tornado, sul 28 per cento delle persone coinvolte in un attacco terroristico di massa, sul 29 per cento dei sopravvissuti e dei familiari di vittime di disastri aerei.

 

Studi sulla diffusione del PTSD sono stati effettuati anche nel caso delle guerre in ex-Jugoslavia, dell’attacco terroristico alle due torri di New York, dei conflitti in Iraq, nel caso di catastrofi naturali. I risultati di queste ricerche sono consultabili nella pagina degli studi relativi alla PTSD.

 

In Italia, l’unico studio epidemiologico sul PTSD è stato quello effettuato dopo il terremoto di S. Giuliano, nel Molise, sui bambini della zona. Consulta i dati disponibili al momento, riguardanti la prima fase dello studio, pubblicati su Ben nell’autunno 2003.

 

Le categorie più a rischio

Oltre alle persone già affette da condizioni di disagio mentale e alle donne, che sono molto più suscettibili alle manifestazioni di PTSD, due altre categorie di persone sono a rischio e meritano certamente un approfondimento delle ricerche.

 

Bambini e adolescenti

I bambini e gli adolescenti sono vittime particolarmente suscettibili al PTSD. La loro reazione emotiva può manifestarsi immediatamente o anche nei mesi successivi rispetto all’evento traumatico. Secondo il NIMH sono pochi gli studi dedicati ai bambini, perché la maggior parte delle indagini sul PTSD sono effettuate su veterani di guerra o dopo grandi eventi traumatici che coinvolgono sia bambini che adulti. Tuttavia le ricerche effettuate indicano che dal 15 al 43 per cento delle ragazze e dal 14 al 43 per cento dei ragazzi americani hanno vissuto almeno un evento traumatico nel corso della propria vita. Tra questi, il 3-15 per cento delle ragazze e l’1-6 per cento dei ragazzi potrebbero essere diagnosticati con PTSD. Altri studi però dimostrano che il fino al 100 per cento dei bambini testimoni dell’omicidio violento di un genitore o vittime di un assalto sessuale sviluppano PTSD. Il 90 per cento dei bambini vittima di molestie sessuali, il 77 per cento di quelli esposti a un attacco violento a scuola e il 35 per cento di quelli esposti a violenza urbana sono soggetti a PTSD.

 

Le ricerche promosse dal NIMH hanno dimostrato che, nel caso dei bambini e degli adolescenti, è particolarmente importante intervenire rapidamente perché si previene lo sviluppo di forme più gravi di PTSD e di depressioni. L’elaborazione e la gestione del trauma nei bambini, inoltre, coinvolge fortemente anche i genitori e la famiglia, soprattutto la madre di bambini molto piccoli.

 

La conoscenza relativa all’efficacia dei trattamenti dei sintomi dello PTSD nei bambini e negli adolescenti è meno documentata rispetto a quella relativa agli adulti. Secondo uno studio, a cura di ricercatori della Mount Sinai School of Medicine di New York, è necessario incrementare le ricerche basate sull’evidenza in questo campo. Gli stessi autori sostengono che la revisione dei pochi studi pubblicati sul tema suggerisce comunque una significativa efficacia dei trattamenti, sia farmacologi che psicoterapeutici, finalizzati al trattamento di PTSD nei pazienti più giovani, rispetto a trattamenti generici o a un non trattamento.

 

I soccorritori

Per prevenire il PTSD nei soccorritori non sono solitamente sufficienti le generali indicazioni per tutelare le persone dalla manifestazione di stati d’ansia (limitare l’esposizione a media dai toni allarmistici, discutere apertamente delle proprie emozioni con amici e con esperti, frequentare ambienti che non generino ansia e utilizzare l’ironia come strumento).

 

La Protezione Civile italiana, in un sito della sezione di Modena, dà alcune indicazioni:

  • autoprotezione: una regola fondamentale, proteggere sé stessi e salvaguardare la propria incolumità mentale per tutelarsi, tutelare i colleghi e lavorare per la collettività.

  • condividere le proprie esperienze con gli altri, discutere dei successi e dei fallimenti, avere fiducia nelle proprie capacità senza nascondersi i propri limiti, chiedere aiuto quando in necessità

  • prima di incoraggiare altre persone, i soccorritori devono rafforzare sé stessi.