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Disparità di genere: il rapporto 2008 del World Economic Forum

I Paesi del Nord Europa si confermano in testa alla classifica mondiale dei Paesi con il minore divario di opportunità tra uomo e donna, con Norvegia al primo posto e Finlandia, Svezia e Islanda a seguire. Perdono posizioni alcuni Paesi europei tra cui Germania, Gran Bretagna e Spagna, mentre Olanda, Lettonia, Sri Lanka e Francia risalgono la graduatoria.

 

È quanto emerge dal “Global Gender Gap Report 2008” (pdf 935 kb), lo studio del World Economic Forum (Wef) sulle disparità di genere nel mondo. Il rapporto analizza la situazione delle pari opportunità in 130 Stati, tra cui quelli dell’Unione Europea, 23 dell’America Latina, 23 dell’Africa sub-sahariana, 20 dell’Asia e 20 del Medio Oriente e del Nord Africa. I risultati indicano una globale riduzione dei divari di genere nei settori dell’economia, della politica e dell’istruzione, mentre un aumento delle disparità si registra nell’ambito della salute.

 

Il rapporto analizza le disuguaglianze sulla base di quattro importanti indicatori. Il primo, quello economico, esamina la partecipazione delle donne nei diversi ambiti occupazionali, i livelli di guadagno e le possibilità di carriera. Il secondo, relativo all'istruzione, misura il rapporto tra uomini e donne nell'educazione primaria, secondaria e terziaria, nonché il grado di preparazione raggiunto. Il terzo settore, quello del coinvolgimento politico, esamina la percentuale di donne presenti tra le alte cariche dei diversi Stati, come quelle ministeriali o parlamentari. L’ultima area d'indagine valuta il divario tra uomo e donna rispetto alle condizioni di salute, analizzando le aspettative di vita alla nascita, i maltrattamenti, la malnutrizione e altri importanti fattori sanitari. Nel rapporto si sottolinea anche come la crisi finanziaria del 2008 abbia reso ancora più urgente il raggiungimento e la promozione delle pari opportunità.

 

Nel mondo

Il rapporto indica che negli Stati Uniti i divari di genere sono in diminuzione: uomini e donne tendono a ricoprire ruoli lavorativi sempre più simili e questo soprattutto grazie a una maggiore presenza femminile tra le cariche politiche più importanti. In Canada invece la situazione peggiora a causa di una diminuzione delle donne ministro. In Svizzera (quattordicesima), Francia (quindicesima) e Cina (cinquantasettesima) aumenta il coinvolgimento delle donne nelle posizioni politiche di rilievo. Il Brasile migliora la situazione dal punto di vista dell’istruzione e dell’economia, ma scivola alla posizione 110 riguardo alla presenza delle donne in politica. Si segnala una riduzione delle disparità in Paesi a prevalenza musulmana come Tunisia, Giordania ed Emirati Arabi Uniti, il cui progresso è dovuto soprattutto allo sviluppo dell’alfabetizzazione femminile. In Giordania e negli Emirati Arabi si osserva, in particolare, un aumento del coinvolgimento delle donne nella vita politica.

Meno felice è la situazione di Siria, Etiopia e Arabia Saudita, Paesi per cui si registra non solo una discesa nella graduatoria, ma anche un peggioramento rispetto ai dati dell’anno scorso.

 

In America Latina 24 Paesi hanno colmato il divario a livello educativo e 18 a livello sanitario. Trinidad e Tobago conquista la diciannovesima posizione della graduatoria. Seguono Argentina (24), con un generale aumento delle donne nei ministeri e nel Parlamento, Cuba (25) e Barbados (26). Peggiore la situazione in Suriname (79), Bolivia (80), Messico (97), Paraguay (100) e Guatemala (112), in cui il divario di genere rimane molto elevato.

 

In Medio Oriente e Nord Africa, va segnalato l’Israele (56) che continua a detenere il primato dell’intera regione. Segue il Kuwait (101), per il terzo anno secondo dopo l’Israele. Migliora la situazione in Tunisia (103), in cui si osserva un notevole aumento della diffusione dell’educazione e della partecipazione economica femminile.

 

In Asia, Filippine e Sri Lanka si distinguono dal resto del continente, rientrando abbondantemente nelle prime venti posizioni, mentre Nepal (120) e Pakistan (127) continuano a registrare i divari più ampi della regione. Particolari i casi di Cina e Giappone: la Cina soffre di una grande disparità nella speranza di vita dovuta alle politiche sulle nascite, mentre in Giappone il pesante divario è legato al mancato coinvolgimento delle donne nell’economia e nella politica.

Nuova Zelanda (5) e Australia (21) continuano a occupare le prime posizioni. Entrambi i Paesi hanno completamente colmato i divari legati all’istruzione e alla partecipazione economica.

 

In Africa migliora la situazione in Namibia (30), ma enormi rimangono i divari di Etiopia (122), Benin (126) e Chad (129), alle ultime posizioni della classifica generale, prima dello Yemen (130).

 

In Europa

In Europa otto Paesi si collocano nelle prime dieci posizioni della classifica: oltre ai cinque Paesi Scandinavi ci sono Irlanda, Olanda e Lettonia. Germania e Gran Bretagna scivolano per il terzo anno consecutivo di qualche posizione, soprattutto a causa di una diminuzione delle donne ai livelli dirigenziali di politica ed economia, mentre Svizzera e Francia fanno un salto in avanti grazie all’aumento delle donne manager e delle donne parlamentari. In Spagna, 17esima in graduatoria, diminuiscono le donne coinvolte a livello ministeriale, mentre in Moldavia si registrano dei miglioramenti grazie a una sorprendente partecipazione economica. La Russia (42esima posizione) mostra dei miglioramenti, mentre in Croazia e Macedonia si registrano pesanti crolli. Seguono Slovacchia (64), Italia (67), Repubblica Ceca (69), Romania (70), Grecia (75), Cipro (76) e Armenia (78). Gli Stati Europei che registrano le maggiori disparità sono Georgia (82), Malta (83), Albania (87) e Turchia (123), anche se in quest’ultima si osserva un leggero miglioramento.

 

In Italia

L’Italia si colloca alla posizione 67: avanza di 18 posti, ma rimane lontana dalle prime. Il progresso è dovuto soprattutto all’aumento delle donne in Parlamento, nei ministeri e tra i manager. Non vanno male istruzione e partecipazione politica, rispettivamente alla posizione 43 e 46, ma nelle pari opportunità a livello economico, l’Italia si colloca solo alla posizione 83, dopo Paesi come il Botswana e il Burkina Faso. Poco incoraggiante anche la classifica dei parametri legati alla salute, di cui il Bel Paese occupa l’83esima posizione.

 

Salute e sopravvivenza

Al contrario degli altri parametri, che mostrano un generale progresso, quello relativo alla salute e alla sopravvivenza indica un aumento delle disuguaglianze a scapito delle donne. I maggiori divari sulla salute si registrano in Asia: in particolare in Cina, India, Azerbaijan e Armenia, con l'eccezione della Georgia alla 127esima posizione. Buona la situazione in America Latina: molti Paesi tra cui Argentina, Brasile, Cile e Messico si trovano in prima posizione insieme ad alcuni Stati europei (Austria, Finlandia, Francia, Lettonia e Slovacchia).

Anche alcuni Paesi africani registrano punteggi alti per quanto riguarda la salute e la sopravvivenza: Angola, Gambia, Lesoto, Madagascar, Mauritania, Mauritius e Yemen raggiungono la vetta della classifica, superando di gran lunga l'Italia.

 

Scarica il rapporto completo (pdf 935 kb) e consulta i profili dei Paesi. Leggi anche la scheda (pdf 254 kb) sull’Italia.

 

 

Paese Posizione 2008 Posizione 2007 Posizione 2008
“Sanità e sopravvivenza”
Posizione 2007
“Sanità e sopravvivenza”

Norvegia

1

2

53

51

Finlandia

2

3

1

1

Svezia

3

1

75

73

Islanda

4

4

96

95

Nuova Zelanda

5

7

69

67

Filippine

6

6

1

1

Danimarca

7

8

97

96

Irlanda

8

10

81

80

Olanda

9

12

72

70

Lettonia

10

19

1

1

Germania

11

5

57

36

Sri Lanka

12

13

1

1

Gran Bretagna

13

9

69

67

Svizzera

14

26

56

55

Francia

15

70

1

1

Lesotho

16

43

1

1

Spagna

17

11

76

74

Mozambico

18

-

59

57

Trinidad e Tobago

19

45

1

1

Moldavia

20

17

38

37

Italia

67

84

83

82