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Istituto Superiore di Sanità
EpiCentro - L'epidemiologia per la sanità pubblica
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Comunicazione in tema di vaccinazioni



In questi giorni su alcuni media sono stati riportate segnalazioni relative a due vaccinazioni largamente praticate. Ne parliamo per chiarire direttamente con gli operatori sanitari quanto accaduto ma anche per commentare la delicatezza della comunicazione in questo settore.

 

La prima è quella ormai nota relativa alla mancata commercializzazione dei vaccini anti-influenzali  stagionali prodotti da Crucell, una dei fornitori del mercato italiano.  La notizia di per sé non avrebbe dovuto presentare particolare interesse ed è sintetizzabile così: tra i molti controlli che il produttore stesso esegue, oltre ai controlli fatti dalle autorità esterne, è stato identificato un problema e il vaccino non è stato distribuito.

 

I controlli si eseguono proprio per essere sicuri che la produzione e il prodotto rispondano a criteri qualitativi predefiniti a livello internazionale. Se un controllo non va a buon fine è evidente che il normale processo si interrompe. Probabilmente l’accaduto non è unico,ma raramente questo genere di eventi viene segnalato al pubblico generale. Quindi quale è la notizia allarmante? Certamente la coincidenza con l’avvio della campagna vaccinale a livello nazionale ha reso la segnalazione interessante per eventuali possibili ricadute sulla disponibilità di vaccino (assolutamente compensabile sul periodo della campagna stagionale da meccanismi già rodati e in atto), ma soprattutto quello che ha attratto l’opinione pubblica è stato l’utilizzo inappropriato del termine “ritiro del vaccino contro l’influenza”. La differenza di percezione tra l’uso di un termine e un altro non è trascurabile. Il termine “ritiro” implica che un vaccino è stato reso disponibile sul mercato e che solo dopo ci si è accorti che qualcosa non andava. Il termine è quindi associabile alla percezione di aver corso un qualche pericolo e induce una comprensibile diffidenza nei meccanismi formali con cui i prodotti vengono autorizzati all’uso. Sarebbe stato dunque più corretto parlare di “blocco” predisposto cautelativamente dall'azienda produttrice stessa prima della distribuzione in commercio.

 

La seconda segnalazione ha avuto una eco più circoscritta, ma altrettanto esemplare. Il produttore del vaccino esavalente utilizzato largamente in Italia per la prima infanzia ha comunicato di aver ritirato alcuni lotti di vaccini già distribuiti, contenenti alcuni dei principi attivi dell’esavalente, a causa di una contaminazione batterica identificata nell’ambiente di produzione. I vaccini erano stati saggiati ed erano risultati sterili come dovuto, ma la presenza di contaminazione batterica nella produzione ha comunque reso inadeguati i prodotti, secondo gli standard correnti, e questi ultimi sono stati ritirati. La ditta produttrice ha fornito in un comunicato l’elenco dei lotti implicati e l’indicazione dei Paesi in cui sono stati venduti. Nessun vaccino di questi è stato commercializzato in Italia. Secondo la prassi, l’Agenzia Italiana per il Farmaco Aifa, che regola l’autorizzazione e la commercializzazione dei prodotti medicinali in Italia, ha pubblicato un comunicato di informazione sottolineando che il provvedimento del produttore non tocca l’Italia. Nel frattempo tuttavia alcuni operatori sanitari e alcuni genitori si erano già trovati alle prese con segnalazioni allarmistiche e invito alla prudenza per chi avesse in programma di utilizzare il vaccino esavalente.

 

Anche in questo caso la percezione di aver corso un qualche rischio è stata infondata.

 

Entrambi gli episodi citati sono scaturiti dalla presenza di controlli dettagliati. È facilmente prevedibile che con la messa a disposizione di tecniche e tecnologie sempre più sensibili utilizzate per tali verifiche, la frequenza di simili segnalazioni potrà aumentare. Ma anziché rassicurarci questo può destare preoccupazione o diffidenza.

 

Sappiamo bene che il successo di un’offerta attiva di prevenzione (e quindi il raggiungimento dell’obiettivo di salute che perseguiamo con la vaccinazione) dipende fortemente dalla percezione di affidabilità che l’offerta induce e che gran parte di questa percezione è determinata dalla comunicazione. Quasi sempre però gli operatori sanitari si trovano a dover far fronte a una comunicazione non gestita direttamente da loro e hanno quindi l’esigenza di informarsi da fonti attendibili e disponibili.

 

Per approfondire

Sul tema dell’importanza della comunicazione in tema di vaccinazioni, l’dc ha recentemente pubblicato una revisione sistematica della letteratura sulle evidenze di efficacia delle attività di comunicazione messe in atto per promuovere le vaccinazioni “Systematic literature review of the evidence for effective national immunisation schedule promotional communications” (pdf 4,9 Mb). Leggi anche le pagine di EpiCentro dedicate alla comunicazione per la qualità e l’efficacia delle strategie vaccinali.

 

Data di creazione della pagina: 18 ottobre 2012

Revisione a cura di: Stefania Salmaso - Direttore Cnesps, Iss