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World Cancer Day 2013: sfatare i miti sul cancro

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31 gennaio 2013 - Sfatare i miti e i luoghi comuni sul cancro grazie a una corretta e puntuale informazione: è questo il tema centrale dell’edizione 2013 del World Cancer Day, che si celebra il 4 febbraio in tutto il mondo. La Giornata mondiale contro il cancro è promossa dalla Union for International Cancer Control (Unione internazionale per il controllo del cancro, Uicc) ed è supportata dall’Oms.

 

Ma quali sono i preconcetti legati a queste malattie? Per smentire 4 luoghi comuni sui tumori proviamo a calarci nella realtà italiana.

 

Mito 1: il cancro è soltanto un problema sanitario

  • In realtà il cancro ha delle implicazioni di tipo sociale ed economico.

In Italia, secondo i dati del rapporto Airtum 2010 “La prevalenza dei tumori in Italia”, si stima che oltre 2 milioni di persone convivano con una diagnosi di tumore (vedi Figura 1). Si tratta di una popolazione eterogenea che include persone con bisogni sanitari differenti in relazione alla patologia e alla distanza dalla diagnosi, con problematiche socio-assistenziali di lungo periodo che coinvolgono non solo direttamente i pazienti ma la società nel suo complesso. Il cancro infatti condiziona la qualità della vita per un lungo periodo di tempo dopo la fine dei trattamenti. Tra gli effetti a lungo termine ci sono dolore, affaticamento, linfedema, disfunzioni sessuali, depressione, ansietà per la possibile ripresa di malattia, problemi sociali e relazionali, difficoltà a riprendere una vita normale, inclusa quella lavorativa.

 

Figura 1: numero di casi prevalenti per tumore stimato in Italia, per sesso e anni dalla diagnosi

Fonte: rapporto Airtum 2010, “La Prevalenza dei Tumori in Italia”. Epidemiologia&Prevenzione, 34, 2010.

 

Si prevede che nei prossimi anni il numero dei pazienti oncologici continuerà ad aumentare per il concorrere di diversi fattori – invecchiamento della popolazione, aumento dell’incidenza per alcuni tumori, maggiore diffusione di alcuni fattori di rischio (ad esempio l’abitudine al fumo tra le donne), miglioramenti diagnostici e terapeutici.

Le stime di prevalenza per tumore, effettuate dal reparto di Epidemiologia dei tumori del Cnesps-Iss, indicano infatti negli ultimi 10 anni un incremento percentuale annuo del 3% per gli uomini e del 3,2% per le donne (leggi l’articolo “Cancer prevalence estimates in Italy from 1970 to 2010” pubblicato su Tumori nel 2007).

 

Il carico sanitario e sociale associato ai tumori è quindi destinato ad aumentare, anche in considerazione del costo dei farmaci di ultima generazione. Nel 2011, secondo il rapporto Osmed, il 12% della spesa farmaceutica nazionale era rappresentata dai farmaci antineoplastici e immunomodulatori. Il 50% della spesa complessiva per i farmaci antineoplastici erogati da strutture ospedaliere era costituita da tre sole categorie di farmaci: gli immunosoppressori, gli anticorpi monoclonali, e gli inibitori delle tirosin chinasi. In proposito, leggi l’approfondimento “La prescrizione farmaceutica in Italia dei farmaci antineoplastici e immunomodulatori” a cura del reparto di Farmacoepidemiologia, Cnesps-Iss.

 

Mito 2: il cancro è una malattia del benessere, dell’età anziana e dei Paesi ricchi

  • In realtà il tumore non discrimina, è una epidemia globale che riguarda tutte le età e che produce un carico elevatissimo anche nei Paesi a basso e medio reddito.

Le tendenze stimate per l’incidenza dei tumori in Italia negli ultimi 40 anni – al netto dell’invecchiamento della popolazione – sono piuttosto positive perché, dopo un periodo di incremento costante, a partire dagli anni 2000 si registra un’inversione di tendenza e il rischio di ammalarsi inizia a ridursi nel tempo.

 

Tuttavia, queste tendenze positive non sono omogenee sul territorio. La riduzione di incidenza interessa principalmente le aree del Nord e del Centro Italia, e in misura minore le Regioni del Sud. Lo svantaggio del Meridione è particolarmente evidente nei tumori più frequenti con un trend in riduzione più marcato. Per il tumore del polmone nella popolazione maschile (Figura 2a) le Regioni meridionali nei periodi più recenti raggiungono, per la prima volta, livelli superiori a quelli del resto d’Italia. Per il tumore della mammella (Figura 2b), malgrado i livelli storicamente più elevati, l’andamento dell’incidenza nelle aree del Centro e del Nord è incoraggiante: la crescita si arresta e il rischio si stabilizza entro la prima decade del 2000. L’incidenza per le donne del Sud invece, pur beneficiando di un vantaggio che si mantiene nel tempo, mostra una tendenza in crescita lungo tutto il periodo considerato.

 

In generale le tradizionali differenze tra Nord e Sud, come zone rispettivamente ad alto e basso rischio tumorale, tendono a ridursi nel tempo. La minore copertura degli screening oncologici al Sud e la graduale omogeneizzazione degli stili di vita tra le diverse zone del nostro Paese spiegano verosimilmente una parte rilevante del fenomeno.

 

Figura 2: incidenza dei tumori maligni del polmone negli uomini (a) e della mammella nelle donne (b) dal 1970 al 2010 per area geografica. Stime Cnesps-Iss effettuate con la metodologia Miamod. Tassi standardizzati per 100.000 (popolazione standard europea), età 0-84 anni

Fonte: Baili P et al, “Italian Cancer Burden by broad geographical area”, Tumori, 93, 2007: pp. 398-407.

 

Mito 3: il cancro è una sentenza di morte

  • In realtà molti tumori, la cui diagnosi un tempo non dava speranza di vita,possono ora essere trattati efficacemente. In molti casi, dunque, dal cancro si può guarire.

La sopravvivenza per tumore in Italia risulta in generale miglioramento. Dati recenti dei Registri mostrano negli ultimi quindici anni una crescita del 15%, fanno eccezione i tumori a peggior prognosi che mantengono andamenti di sopravvivenza pressoché costanti. Gli incrementi maggiori si rilevano:

  • per i tumori per cui si dispone di strumenti di diagnosi precoce (mammella, colon retto e melanoma della pelle)
  • per il tumore del testicolo, frequente nei giovani adulti
  • per i tumori dell’età pediatrica e adolescenziale, la cui sopravvivenza è aumentata dai primi anni Settanta grazie a protocolli terapeutici efficaci e ai miglioramenti diagnostici e chirurgici.

Bambini e adolescenti si ammalano soprattutto di leucemie, linfomi e tumori del sistema nervoso centrale. Una percentuale variabile tra l’80 e l’85% sopravvive oltre il quinto anno dalla diagnosi. Per maggiori informazioni consulta il rapporto Airtum 2011 “La sopravvivenza dei pazienti oncologici in Italia”, Epidemiologia&Prevenzione, 35, 2011.

 

In tabella 1 sono riportate, per alcune sedi, le proporzioni di pazienti oncologici guariti in Italia stimate dal reparto di Epidemiologia dei tumori del Cnesps-Iss dai dati dello studio Eurocare sulla sopravvivenza per tumore in Europa. I tumori più guaribili sono la mammella nelle donne (70%) e la prostata per gli uomini (57%), a seguire il colon-retto (46%), infine stomaco (25%) e polmone (7%) che nonostante la maggiore letalità presentano proporzioni di guarigione positive.

 

Tabella 1: stima della proporzione di pazienti guariti in Italia (che non presentano eccesso di mortalità rispetto alla popolazione generale a parità di età, genere e anno)

Fonti: Francisci S et al. “The cure of cancer: a European perspective”. Eur J Cancer 2009, 45(6): 1067-79.

 

Mito 4: il cancro è un destino inevitabile

  • In realtà con le opportune strategie di controllo si può prevenire un tumore su tre.

Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), almeno un terzo di tutti i casi di cancro sono prevenibili. Sottoporsi a esami di diagnosi precoce (screening oncologici), adottare stili di vita salutari e vaccinarsi contro l’epatite B o il papilloma virus umano (Hpv) sono, per esempio, alcune delle azioni che la sanità pubblica deve incoraggiare. La prevenzione rappresenta, infatti, la più efficace strategia a lungo termine per il controllo del cancro.

 

Diagnosi precoce: gli screening oncologici

In Italia si effettuano tre programmi di screening organizzato (mammella, colon retto e cervice uterina) con periodi di avvio e copertura di popolazione variegati sul territorio.

L’Osservatorio nazionale screening (Ons) svolge il monitoraggio dei programmi regionali di screening e, nei rapporti annuali, ne descrive l’andamento attraverso indicatori di qualità.

 

Nel panorama dell’offerta di strumenti di prevenzione da parte del Servizio sanitario nazionale, gli screening oncologici rivestono un ruolo fondamentale. In proposito leggi l’approfondimento “I programmi di screening organizzati: uno strumento efficace di prevenzione dei tumori” a cura dell’Ons.

 

Accanto a questa modalità organizzativa raccomandata, rimane presente anche una quota non trascurabile di screening spontaneo, caratterizzato da un intervento a livello individuale su iniziativa spontanea o su consiglio medico. L’estensione dei programmi di screening è ormai ampia nelle Regioni del Nord e del Centro Italia e gradualmente aumenta anche in quelle meridionali. Il sistema Passi rileva, chiedendolo direttamente, se e quando è effettuato un test di screening (mammografico, cervicale e colorettale – Sof e/o colonscopia/rettosigmoidoscopia) e se è stato eseguito all’interno del programma di screening organizzato dalla Asl oppure su iniziativa personale. In proposito leggi l’approfondimento “I programmi di prevenzione individuale: i dati della sorveglianza Passi” a cura dello Staff centrale Passi, Cnesps-Iss.

 

Stili di vita

La prevenzione del cancro, non passa però solo attraverso la diagnosi precoce: combattere i fattori di rischio è alla portata di tutti. Adottare stili di vita salutari, come da tempo sottolineato dal programma nazionale Guadagnare Salute, è uno degli strumenti principali per ridurre incidenza e mortalità per cancro. In proposito leggi l’approfondimento, sul sito di Guadagnare Salute, “La prevenzione oncologica e gli stili di vita” a cura di Barbara De Mei - Unità di comunicazione e formazione, Cnesps-Iss.

 

Alcol, esposizione a inquinanti ambientali e occupazionali, dieta povera di vegetali, inattività fisica, obesità, esposizione alle radiazioni solari, costituiscono altri fattori noti –molti dei quali evitabili – che contribuiscono alla diffusione della patologia oncologica. Tra i fattori di rischio il fumo di tabacco è il più rilevante, non solo per quanto riguarda il tumore del polmone, ma anche per molte altre frequenti neoplasie (dell’apparato respiratorio, di quello digerente, del rene, della vescica, della cervice uterina). Si stima che almeno il 15% delle neoplasie maligne possa essere direttamente attribuito al fumo, come dimostra, la forte diminuzione nei Paesi sviluppati dell’incidenza del tumore polmonare, dovuta a un calo della frequenza dell’abitudine al fumo, in particolare tra la popolazione maschile.

 

Il consumo di alcol è causa di oltre 60 tipi diversi di condizioni patologiche e di danni alla salute, tra cui lesioni, disordine psichico e comportamentale, patologie gastrointestinali, malattie cardiovascolari, immunologiche, dell’apparato scheletrico, infertilità e problemi prenatali e tumori. Dalla fine degli anni ’80, la letteratura internazionale è infatti concorde nel sostenere le potenzialità cancerogene del consumo di alcol o etanolo. L’Osservatorio nazionale alcol del Cnesps-Iss ha stimato che nel 2008 si sono verificati in Italia complessivamente 6386 decessi per tumore alcol-attribuibili, che costituiscono il 3,7% dei decessi totali per tumore. Ciò significa che in un anno questi decessi si sarebbero potuti evitare a fronte di una corretta informazione sui rischi e di una conseguente adeguata e cauta interpretazione del bere. In proposito leggi l’approfondimento “Alcol e cancro: evidenze scientifiche, valutazione di impatto e analisi delle possibili iniziative di prevenzione e di comunicazione” (pdf 492 kb) a cura di Emanuele Scafato - Direttore Osservatorio nazionale alcol, Cnesps-Iss.

 

Anche il sistema di sorveglianza Passi fornisce dati sugli stili di vita tra la popolazione italiana adulta. Leggi i capitoli del rapporto nazionale Passi 2011 dedicati a: attività fisica, sovrappeso e obesità, consumi di frutta e verdura, consumo di alcol, abitudine al fumo, fumo passivo, smettere di fumare.

 

Le vaccinazioni nella prevenzione del cancro

L’esposizione ad agenti infettivi prevenibili o curabili è un riconosciuto fattore causale di molti tumori (cervice, fegato, stomaco, sarcoma di Kaposi, cavità orale), per una percentuale di casi che varia dal 23% nei Paesi poveri al 7% in quelli più sviluppati (leggi l’articolo “Global burden of cancers attributable to infections in 2008: a review and synthetic analysis” pubblicato su The Lancet Oncology nel 2012). Per esempio, i virus dell’epatite B e C possono portare a cancro del fegato, il virus del papilloma virus umano (Hpv) può essere causa di tumore alla cervice uterina, il batterio Helicobacter pylori aumenta il rischio di cancro allo stomaco, ecc. La vaccinazione può dunque essere a pieno titolo un’efficace strategia di controllo del cancro.

 

Sulla vaccinazione contro il virus dell’epatite B, leggi l’approfondimento “Vaccinazione anti-epatite B e cancro del fegato” a cura del reparto di Epidemiologia clinica e linee guida, Cnesps-Iss. Sulla vaccinazione anti-Hpv leggi l’approfondimento “La vaccinazione contro l’Hpv: uno strumento prezioso per la prevenzione del cervicocarcinoma” a cura di Cristina Giambi e Silvia Declich - reparto Epidemiologia delle malattie infettive, Cnesps, Iss.

 

L’impegno dell’Iss nella ricerca sul cancro

Nel corso degli anni, l’Istituto superiore di sanità ha sviluppato diverse conoscenze e competenze in ricerca di base, traslazionale ed epidemiologica in oncologia. Il rapporto Istisan “Attività e impegno dell’Istituto superiore di sanità nella lotta contro il cancro”, pubblicato a novembre 2012, offre un ritratto delle molteplici attività dell’Iss nell’area dei tumori, presentate e discusse in un workshop a dicembre 2011. All’interno del documento, un’intera sezione è dedicata alla ricerca epidemiologica sui tumori, riportando diversi contributi a cura dei ricercatori del Cnesps.

Revisione a cura di: Riccardo Capocaccia, Roberta De Angelis, Silvia Francisci, Silvia Rossi - reparto di Epidemiologia dei tumori, Cnesps-Iss