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Istituto Superiore di Sanità
EpiCentro - L'epidemiologia per la sanità pubblica
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Superare gli stereotipi: dal Veneto i risultati della ricerca sui determinanti della scelta vaccinale



Utilizzare il nuovo clima di distensione fra le famiglie che rifiutavano le vaccinazioni e i servizi vaccinali (favorito dalla legge regionale n. 7 del 23 marzo 2007) per riuscire a capire in modo più approfondito le motivazioni di questo rifiuto e verificare se il modello interpretativo utilizzato fino a quel momento potesse continuare a spiegare i determinanti delle scelte della popolazione di fronte all’offerta vaccinale. È questa l’intenzione alla base della ricerca “Indagine sui determinanti del rifiuto dell’offerta vaccinale nella Regione Veneto” terminata, dopo due anni di lavoro, il 31 maggio 2011. Scarica il report finale (pdf 1,2 kb).

 

Il modello prevedeva che fosse possibile suddividere la popolazione in tre sottogruppi, secondo le diverse convinzioni rispetto alle vaccinazioni per orientare di conseguenza le modalità di approccio da parte dei servizi. Tutto questo, attribuendo una adesione di “default” a chi vaccina (il 95%), identificando con l’area del dubbio la quota di chi vaccina parzialmente (3%) e considerando come ideologica e irriducibile la scelta di chi non vaccina (fra l’1,5% e il 2%).

 

La ricerca, svolta in collaborazione con Sinodè srl di Padova, ha coinvolto sia genitori che operatori sanitari su un territorio circoscritto a 6 Aziende sanitarie della Regione (14.953 nati, circa il 31% dei nati complessivi del 2010 nel Veneto), identificato in base alle criticità nelle coperture della vaccinazione esavalente in 5 di queste. La scelta e la costruzione del questionario utilizzato, è stata preceduta da un lungo e meticoloso lavoro preparatorio per costruire un dialogo e un coinvolgimento esteso sia degli operatori che dei genitori (grazie anche alla partnership con l’Associazione “Il Melograno”).

 

La ricerca è stata preceduta da una indagine bibliografica approfondita della letteratura internazionale che ha evidenziato come particolarmente appropriati 40 articoli su una prima selezione di 114. Sono state poi condotte interviste semi-strutturate con testimoni privilegiati, 9 incontri di gruppo organizzati secondo una tecnica quali-quantitativa informatizzata - Nominal Group Tecnique (NGT) (3 incontri con un totale di 26 genitori che non avevano vaccinato o vaccinato solo parzialmente i loro figli e 6 incontri dedicati a operatori sanitari per un totale di 66 soggetti).

 

Il questionario messo a punto è stato proposto a tutti i genitori, indipendentemente dalla loro scelta vaccinale, e l’adesione ha avuto un riscontro di molto superiore alle aspettative (4288 rispondenti):

  • in forma cartacea, presso i centri vaccinali e Pediatri di libera scelta, ai genitori dei nati in 6 delle 21 Asl della Regione. I questionari cartacei validi raccolti sono stati 2140 (il campione dei genitori che vaccinano è statisticamente rappresentativo della popolazione di riferimento)
  • via web (Cawi - Computer Assisted Web Interviewing) e di conseguenza accessibile a tutto il Paese, ampliando le risposte soprattutto dei “non vaccinatori”. Le risposte valide raccolte sono state 2148 (610 delle quali provenienti dal Veneto, di cui 175 dal territorio delle 6 Ulss partecipanti alla ricerca).

Con i due sistemi di rilevamento è stato raggiunto circa un terzo di chi non vaccina nella coorte interessata.

 

Tutto il percorso, dalla metodologia alla raccolta e discussione dei dati, sono presentati nel report di ricerca e nei 26 allegati a cui si aggiunge una raccolta bibliografica della principale letteratura internazionale sull’argomento. Scarica il report (pdf 1,2 kb).

 

L’elaborazione effettuata sui 2315 questionari validi raccolti complessivamente nel territorio di ricerca mette in evidenza similitudini e differenze significative tra i tre gruppi di genitori, confutando parzialmente il modello interpretativo di partenza e proponendo una visione meno monolitica dei genitori di fronte alla scelta vaccinale. Sul piano socio demografico i genitori che non vaccinano risultano cittadini italiani, con scolarità più elevata (in particolare la madre), maggiore età media, parità più alta, con una maggior presenza di madri impiegate in ambito sanitario. I cittadini stranieri che è stato possibile raggiungere con la ricerca, proposta solo in lingua italiana, utilizzano invece appieno l’offerta vaccinale. L’intenzione dichiarata sulle future vaccinazioni registra che solo il 37% di chi non ha vaccinato intende proseguire nella scelta. L’intenzione di non vaccinare scende al 12% tra i vaccinatori parziali e intorno allo 0,5% tra chi ha fatto tutte le vaccinazioni (dato tuttavia di un certo peso in termini assoluti). All’interno di quest’ultimo gruppo tuttavia vi è un’importante quota di genitori “dubbiosi” (circa il 15%) che presenta un profilo con evidenti similitudini con il gruppo dei vaccinatori parziali.

 

Circa l’informazione: i dati rilevano una omogeneità nei tre gruppi nell’accesso a fonti istituzionali a partire dal pediatra di famiglia, e differenze significative nell’accesso a fonti esterne al sistema vaccinale e al Servizio sanitario nazionale (Ssn), il cui utilizzo è massimo in chi non vaccina, in particolare le Associazioni contrarie alle vaccinazioni, internet e il passaparola. Dalle riposte agli item relativi agli atteggiamenti verso le vaccinazioni, si evince che tutti i genitori temono le reazioni avverse subito dopo la vaccinazione. Hanno però una diversa percezione degli effetti negativi nel lungo periodo e della pericolosità delle malattie e alla fine fanno scelte diverse secondo una valutazione rischi/benefici che risente fortemente della percezione di pericolosità delle malattie prevenibili e dell’autorevolezza o fiducia nelle fonti informative scelte.

 

I dati raccolti via web, pur scontando un evidente bias di selezione, permettono, dato l’alto numero di risposte di non vaccinatori (650 su 2148) considerazioni sulle tendenze delle motivazioni della scelta vaccinale, confermano la dinamicità dei profili dei genitori individuata nel territorio di ricerca e disegnano una popolazione sempre più intraprendente ed esigente dal punto di vista informativo. I dati descrivono uno scenario fluido e in divenire, carico di conseguenze. I dati elaborati tendono solo in parte a confermare il modello di riferimento ipotizzato all’inizio della ricerca che aveva individuato 3 gruppi di genitori in base al comportamento finale (aderenti totali, parziali o rifiutanti). In tutte e tre le categorie di popolazione è presente infatti un’alta variabilità rispetto a diversi fattori, alcuni dei quali necessitano di un ulteriore approfondimento. Il genitore non presenta sempre caratteristiche ben definite, statiche e inquadrabili, ma piuttosto si colloca in modo dinamico su un continuum dove, secondo il peso diverso di determinati aspetti, caratteristiche, atteggiamenti, convinzioni, perviene alla fine a una scelta diversa. Di particolare importanza è la considerazione che se da un lato nel gruppo di chi non vaccina ci sono ampie disponibilità al dialogo, l’adesione elevatissima all’offerta vaccinale della popolazione non è automatica e il patrimonio di fidelizzazione e di adesione di “default” è tutt’altro che scontato.

 

Questo andamento risulta nel Veneto del tutto indipendente dalla sospensione dell’obbligo vaccinale, che viene ritenuta dai genitori sostanzialmente ininfluente sulle proprie scelte. Tra questi fattori, per trarre dai dati raccolti nelle 6 Ulss anche indicazioni operative, vale la pena sottolineare i dati relativi a:

  • la varietà e prevalenza delle diverse fonti di informazione (in particolare il ruolo esponenzialmente crescente di internet e dei social network correlato a un’alta scolarità)
  • i contenuti prevalenti, in particolare sul rapporto tra rischi delle vaccinazioni da un lato e pericolosità percepita delle malattie dall’altro
  • la credibilità del sistema vaccinale in termini di autorevolezza, trasparenza, omogeneità, capacità di ascolto e flessibilità.

L’alta risposta ottenuta in tutte le fasi dello studio, l’incrinatura nelle visioni stereotipate e difensive e le dichiarazioni sulle intenzioni future testimoniano ampi margini di dialogo con tutti i genitori ma anche la necessità di avviarlo.

 

Globalmente emerge il bisogno di un’informazione maggiore, più trasparente, indipendente e omogenea, in particolare sulle reazioni avverse, sulla diffusione e pericolosità delle malattie prevenibili.

 

I risultati sono stati discussi con gli attori della ricerca per ottimizzare le ricadute anche in termini operativi e di cambiamento culturale: gli operatori coinvolti negli incontri di gruppo preliminari hanno così potuto verificare la tenuta delle loro ipotesi di lavoro correnti e attivare, ove non confermate, un percorso di ri-orientamento.

 

In conclusione, da una prima analisi dei dati, le azioni suggerite dalla ricerca sono:

  1. strutturare i servizi vaccinali per garantire un’offerta attiva delle vaccinazioni con appropriate modalità di counselling
  2. intervenire nel web per fornire informazioni trasparenti e complete, intervenendo sui contenuti infondati e fuorvianti, rilevati periodicamente
  3. migliorare il sistema di informazione sui dati reali relativi alle reazioni avverse
  4. attivare un sistema di informazione per i genitori e gli operatori sanitari sulle epidemie da malattie prevenibili con le vaccinazioni.

 

Data di creazione della pagina: 3 maggio 2012

Autori: Massimo Valsecchi - Direttore Dipartimento di Prevenzione, Ulss 20 Verona, Leonardo Speri - Responsabile U.O.S. Servizio Promozione Educazione alla Salute, Ulss 20 Verona, Lara Simeoni, Paola Campara, Mara Brunelli - U.O.S. Servizio Promozione Educazione alla Salute, Ulss 20 Verona