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Istituto Superiore di Sanità
EpiCentro - L'epidemiologia per la sanità pubblica
Istituto Superiore di Sanità - EpiCentro

Aspetti epidemiologici

In generale, lo squilibrio della dieta, anche per quanto riguarda i micronutrienti, viene indicato come uno dei principali fattori di rischio per lo sviluppo di diverse condizioni di disturbo e malattia, comprese quelle cardiovascolari e il cancro, in tutto il mondo. Per svolgere una efficace azione preventiva, sia la Oms che le organizzazioni sanitarie delle diverse regioni, stanno promuovendo linee guida e strategie mirate a diete equilibrate e a regimi di attività fisica che favoriscano un corretto sviluppo e mantenimento dell’organismo. Per quanto riguarda i contenuti di frutta e verdura, quindi principalmente le vitamine e i sali minerali, ad esempio, l’Oms si è posta l’obiettivo di promuoverne l’assunzione di almeno 400 g al giorno per persona, una quantità che corrisponde a circa cinque porzioni. Studi dell’Ufficio regionale europeo dell’Oms indicano perciò che, anche in Europa, l’assunzione di frutta e verdura è in quasi tutti i paesi a livelli ben più bassi di quanto raccomandato.

 

La maggior parte dei programmi di sorveglianza e controllo delle carenze vitaminiche si concentrano sulla carenza da vitamina A per i massicci effetti sulla salute di milioni di persone che da essa derivano.
Secondo la Banca Mondiale, basterebbero 10 centesimi di dollaro per persona all’anno per eliminare la carenza iodica attraverso l’uso di sale iodato. Mentre, gli effetti della diffusa carenza di vitamina A, di ferro e iodio possono incidere negativamente sulla ricchezza di un paese anche del 5 per cento in un anno. Secondo la Oms e i CDC americani, ogni anno 500 mila i bambini nel mondo perdono la vista per carenza di vitamina A, e il 70 per cento muoiono entro l’anno successivo. Queste organizzazioni sostengono che un miglioramento nella nutrizione da vitamina A potrebbe salvare circa 2 milioni e mezzo di bambini all’anno dalla morte. La carenza vitaminica causa anche numerose altre malattie, da infezioni comuni a diarrea e morbillo. Nei paesi poveri, sono 200-300 i milioni di bambini a rischio di carenza vitaminica, e 100-140 milioni hanno carenza specificamente di vitamina A.

 

La carenza di vitamina A può anche aumentare il rischio di mortalità materna durante la gravidanza. Sono circa 600 mila le donne che muoiono ogni anno per complicanze legati alla gravidanza e una buona parte di esse potrebbe essere salvata con una migliore nutrizione e apporto di vitamine, tra cui la vitamina A.

 

Per quanto riguarda le vitamine del gruppo B, un rapporto di una commissione congiunta Fao/Oms, pubblicato nel 2002, indica come gruppo a rischio i rifugiati, stimati dalle Nazioni Unite in 20 milioni di persone in tutto il mondo, in quanto la maggior parte dei cereali utilizzati nelle situazioni di emergenza non sono fortificati con vitamine di questo gruppo. Lo stesso rapporto cita un acuirsi della diffusione di neuropatie e di perdite della vista a Cuba, come conseguenza del blocco economico e quindi della mancata importazione di alimenti e di integratori e farmaci.

 

Una dieta con corretto apporto di vitamina C è la norma in Europa e negli Stati Uniti, con assunzioni medie che vanno, sempre secondo il rapporto Fao/Oms, da oltre 70 a oltre 80 mg al giorno. Negli Stati Uniti, un sondaggio nazionale sullo stato di salute nutrizionale ha indicato che la media assunzione di vitamina C tra il 1988 e il 1991 era di 73 e 84 mg al giorno per uomini e donne rispettivamente. Per riuscire a soddisfare i fabbisogni di vitamina C, l’Oms ha stabilito un obiettivo di somministrate almeno 400 g al giorno, circa 5 porzioni, di frutta e verdura per ridurre il rischio di malattie croniche. Studi riportati dall’Oms indicano in poco più di 40 mg al giorno l’assunzione media di vitamina C in India, con un range variabile tra 27 e 66. Addirittura, una ricerca indica che i bambini di famiglie a basso reddito assumono solo circa 8 mg di vitamina C al giorno. Una assunzione variabile tra 3 e 54 mg quotidiani è stata invece stimata in bambini dei paesi africani.