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Pandemia di COVID-19 in Africa: un evolversi pieno di incognite

Sebbene in tutto il mondo siano tante le domande a cui si cerca di rispondere riguardo al progredire della pandemia di COVID-19, per i Paesi africani le incognite sono davvero innumerevoli, tanto che la comunità scientifica ha contemplato scenari talmente diversi che si passa da ipotesi quasi ottimistiche ad altre essenzialmente drammatiche. Infatti, la previsione dei possibili sviluppi dell’epidemia in Africa è complessa [1,2,3] anche e soprattutto perché non sembra sufficiente focalizzarsi solo sugli aspetti direttamente collegati alla malattia e alla sua diffusione, prescindendo dal contesto dei singoli Paesi in questione.

 

Seguire e sostenere, per quanto possibile, le strategie dei Paesi africani contro l’epidemia è comunque di estremo interesse per le nazioni europee, inclusa l’Italia, poiché ormai siamo così interconnessi che contrastare l’epidemia in Africa vuole dire dare valore e prospettive di consolidamento futuro a tutte quelle iniziative congiunte nei settori dell’impresa, della ricerca o dello sviluppo in corso tra l’Europa e l’Africa.

 

Forse l’Africa potrebbe contrastare l’impatto dell’epidemia grazie a un’ipotetica immunità genetica al SARS-CoV-2, o grazie alle temperature più calde che potrebbero rendere il virus meno attivo, oppure grazie alla prevalente giovane età della popolazione africana (età mediana 19,7 anni, 60% della popolazione con meno di 25 anni). Inoltre, c’è anche la possibilità che l’epidemia non venga precisamente descritta poiché molti casi potrebbero non essere riconosciuti come tali, o perché paucisintomatici o perché non sottoposti a test specifici [4]. L’Ufficio della Regione africana dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) conferma che queste prime tre ipotesi sono allo studio, mentre il misconoscimento dell’epidemia sarebbe da escludere, perché più di 40 Paesi sarebbero ora in grado di utilizzare i test specifici, rispetto agli unici due che erano in grado di farlo all’inizio del 2020 (Sud Africa e Senegal) [5].

 

Ci sono poi altri fattori che fanno pensare a possibili conseguenze gravi della pandemia in Africa:

  • circa 9,4 milioni di africani HIV positivi sono senza trattamento antiretrovirale [6] e quasi 60 milioni di bambini soffrono di malnutrizione cronica [7], entrambe categorie di persone particolarmente vulnerabili alle infezioni, inclusa quella da SARS-CoV-2
  • il 43% della popolazione africana (ovvero circa 560 milioni di persone) vive in aree urbane e circa la metà della popolazione urbana in Africa vive in sobborghi malsani, sovraffollati, con accesso all’acqua corrente scarso e irregolare e a latrine decenti [8]. In queste baraccopoli la distanza di un metro fra le persone, per evitare un possibile contagio, non è pensabile
  • una ventina di Paesi africani sono piagati da conflitti armati e/o forti tensioni sociali, situazioni che rendono infinitamente più difficoltoso lottare anche contro una epidemia. Inoltre, i conflitti e le tensioni fanno sì che in Africa 6,3 milioni di rifugiati e 17,7 milioni di sfollati vivano in campi sovraffollati [9]
  • fragilità delle strutture sanitarie e forte carenza di letti per la terapia intensiva (una media di 0,54 per 10.000 abitanti in Africa da confrontare con circa 40 per 10.000 abitanti in Italia) [10].

In questo contesto, sarebbe almeno indispensabile avere sviluppato dei Piani pandemici, ma l’OMS riporta che sebbene il 74% dei Paesi in Africa possiede un Piano pandemico per l’influenza, la maggior parte di questi Piani sono superati (anteriori all’epidemia di influenza A/H1N1 del 2009) e inadeguati a contrastare una pandemia [11]. Le conseguenze di recenti epidemie e pandemie (sindrome respiratoria acuta grave, pandemia di H1N1, sindrome respiratoria mediorientale ed Ebola) hanno evidenziato la necessità di rafforzare le capacità e le infrastrutture di sanità pubblica nazionale, inclusi i sistemi di sorveglianza delle malattie infettive e le reti di laboratorio, nonché capacità umana (come per esempio: formazione in sorveglianza, risposta epidemica e test diagnostici) [1].

 

Il capacity building (costruzione delle capacità) per la preparazione e risposta alle malattie infettive è l’obiettivo prioritario dell’iniziativa europea MediLabSecure (MLS) [12], per la quale l’Istituto Superiore di Sanità (ISS) coordina le attività di sanità pubblica con un approccio di One Health. La rete MLS coinvolge 22 Paesi non appartenenti all’Unione europea, fra i quali 10 nazioni africane (Marocco, Algeria, Tunisia, Libia, Egitto, Mali, Mauritania, Niger, Senegal e Burkina Faso).

 

Nel contesto dell’attuale epidemia da COVID-19, l’ISS sta inoltre sviluppando un pacchetto formativo su ”Emergenza sanitaria da nuovo Coronavirus SARS-CoV-2: preparazione e contrasto” per i Paesi del network MLS basato sul corso online sviluppato dall’ISS per il personale sanitario italiano. Il corso, in inglese e francese, è strutturato in tre unità:

  • caratteristiche dell'emergenza SARS-CoV-2
  • sorveglianza, identificazione e gestione di indagati e casi
  • informazioni per il personale sanitario sulla prevenzione, identificazione e controllo in ambito clinico e comunitario.

L’azione di formazione dell’ISS è in sinergia con l’intervento dell’Istituto Pasteur (coordinatore dell’iniziativa MLS) che ha inviato kit diagnostici per SARS-CoV-2 (primer, sonde e controlli positivi) a tutti i laboratori della rete che hanno richiesto supporto per accelerare la loro preparazione [13].

 

Risorse utili

 

Riferimenti
  1. L’articolo “Preparedness and vulnerability of African countries against importations of COVID-19: a modelling study”, pubblicato il 14 marzo 2020 su The Lancet
  2. La pagina del sito dell’OMS Africa “WHO ramps up preparedness for novel coronavirus in the African region
  3. L’articolo “Is Africa prepared for tackling the COVID-19 (SARS-CoV-2) epidemic. Lessons from past outbreaks, ongoing pan-African public health efforts, and implications for the future”, pubblicato su International Journal of Infectious Diseases il 19 febbraio 2020
  4. L’articolo “Covid-19 in Africa” pubblicato da Maurizio Murru il 25 marzo 2020 su saluteinternazionale.it
  5. Il bollettino “Weekly bulletin on outbreaks and other emergencies Week 14: 30 March to 5 April 2020” pubblicato dall’OMS Europa
  6. Sul sito dell’OMS Africa le pagine dedicate a HIV-AIDS
  7. L’articolo “Africa: 2018 Global Nutrition Report reveals malnutrition is unacceptably high” sul sito ALL Africa pubblicato a novembre 2018
  8. United Nations Department of Economic and Social Affairs, 2019 World Urbanization Prospects 2018
  9. Il documento “United Nations High Commissioner for Refugees, 2018. Global Report Regional Summaries: Africa” (pdf 18 Mb)
  10. L’articolo “Assessment of the current capacity of intensive care units in Uganda; a descriptive study”, pubblicato su Journal of Critical Care a febbraio 2020
  11. L’articolo “Pandemic influenza preparedness in the WHO African region: are we ready yet?” pubblilcato su BMC Infectious Diseases nel 2018
  12. Il sito dell’inziativa europea dell’iniziativa europea MediLabSecure (MLS)
  13. La newsletter n.10 di MLS

 

Data di ultimo aggiornamento: 10 settembre 2020

Data di pubblicazione della pagina: 28 aprile 2020

Autori: Maria Grazia Dente, Laura Amato, Maria Elena Tosti, Ernesto Costabile e Silvia Declich - Centro Nazionale per la Salute Globale, ISS