English - Home page

ISS
Istituto Superiore di Sanità
EpiCentro - L'epidemiologia per la sanità pubblica
Istituto Superiore di Sanità - EpiCentro

Informazioni generali

Si tratta di una infezione acuta causata dal batterio Bacillus anthracis, un germe produttore di spore che possono sopravvivere a lungo nell’ambiente e che si manifesta comunemente in animali erbivori selvatici e domestici, fra cui i gatti, le pecore, le antilopi, le capre, i cammelli. Colpisce anche gli uomini con forme più lievi che interessano la cute e forme settiche più gravi (ma più rare) legate all’inalazione delle spore che possono anche condurre al decesso.

 

La via di contagio più comune è quella che deriva dal contatto con animali infetti, soprattutto durante la lavorazione di derivati animali come pelo, pelle, lana e ossa. Per questo motivo, il carbonchio è frequente nelle zone agricole in cui la malattia è comune nel bestiame.

 

L’antrace rientra tra gli agenti considerati utilizzabili per le armi batteriologiche perché le spore possono essere disseminate per via aerea e causare gravi casi di antrace da inalazione. Tuttavia, la dose di spore necessaria per un attacco biologico è estremamente elevata.

 

L’infezione avviene solo quando il batterio si trova sotto forma di spora, stadio in cui il microrganismo è estremamente resistente ad ambienti esterni avversi. A differenza di altre zone geografiche in cui la malattia è stata quasi del tutto eliminata tra gli animali, in Italia fino a tempi recenti si sono verificati casi di carbonchio animale e occasionalmente viene registrato anche qualche caso nell'uomo.

 

I risultati degli studi più recenti sulla genotipizzazione del batterio dell’antrace, hanno permesso di mettere in evidenza alcune caratteristiche interessanti. In forma di spora è in grado di resistere in condizioni ambientali avverse anche per un periodo lunghissimo, che alcuni ricercatori hanno indicato essere di diverse decine di anni. Questo significa che nel corso dei millenni Bacillus anthracis si è moltiplicato un numero di volte piuttosto esiguo e che, quindi, i ceppi batterici presenti nel mondo sono assai simili tra loro e pertanto difficilmente differenziabili. Negli Stati Uniti è stata messa a punto una tecnica in grado di differenziare geneticamente i ceppi di Bacillus anthracis (Mlva – Multiple Locus Variable Tandem Repeat Analysis) sulla base di 8 geni del batterio. L’Organizzazione mondiale della sanità sta conducendo uno studio internazionale per ottenere una lista dei ceppi presenti nei diversi territori. Obiettivo estremamente importante in quanto permetterebbe finalmente di correlare tra loro i diversi focolai, ma ci darebbe anche l’opportunità di sapere se i batteri del focolaio sono autoctoni o arrivano da altri Paesi.

 

Vie di trasmissione

La trasmissione diretta da uomo a uomo è estremamente improbabile, quindi avere contatti o visitare un paziente contagiato non comporta grossi rischi. Le vie di trasmissione riconosciute per l’antrace fra gli esseri umani sono quella respiratoria, quella cutanea e quella gastrointestinale. Il tempo di incubazione varia da poche ore a 7 giorni. È dunque possibile contrarre il carbonchio in tre modi:

  • per inalazione di una quantità consistente di spore batteriche (oltre 8 mila). Non è certo la forma di trasmissione preferenziale in condizioni normali, ma è la modalità prevista nel caso di attacchi batteriologici che liberano nell’aria le spore. Porta alla morte nella grande maggioranza dei casi. I primi sintomi compaiono entro una settimana e sono quelli tipici di un raffreddore, che si complica in brevissimo tempo fino a grossi problemi respiratori polmonari
  • per contatto, attraverso la pelle, quando le persone toccano animali infetti e la spora batterica sfrutta piccoli tagli o lesioni cutanee per entrare. Si manifesta inizialmente con un rossore localizzato simile alla puntura di un insetto. In un paio di giorni si trasforma in una piccola ulcera e, di conseguenza, le linfoghiandole nei tessuti sottostanti si gonfiano. È letale in circa il 20% dei casi
  • per via gastrointestinale, con il consumo alimentare di carne e alimenti contaminati. I primi sintomi sono nausea, perdita di appetito, vomito, febbre e diarrea. L’infezione intestinale da antrace è letale dal 25 al 60% dei casi.

Le terapie

L’infezione può essere curata con antibiotici e quelli di prima scelta sono la penicillina, la doxiciclina e i fluorochinolonici. Il trattamento, per essere efficace, deve però essere tempestivo e iniziare immediatamente dopo il contagio. Infatti tutti i genotipi finora studiati (oltre 1000) si sono rivelati sensibili alla penicillina, ma la guarigione è assicurata solo se si interviene nelle fasi iniziali della malattia. Somministrazioni tardive di antibiotici, infatti, sono spesso inutili. Il motivo è semplice: l’azione patogena del batterio non è diretta, ma legata alla liberazione di sostanze tossiche. Nelle fasi avanzate è molto probabile che si sia già verificato un accumulo di tossine potenzialmente letale e se gli antibiotici neutralizzano i batteri non sono in grado, però, di annullare queste sostanze tossiche.

 

Contro l’antrace esiste anche un vaccino animale che si è rivelato un buon metodo di prevenzione. La vaccinazione in Italia è obbligatoria per gli animali a rischio: il vaccino viene prodotto e distribuito in Italia solo dall’Istituto zooprofilattico della Puglia e Basilicata.

 

In alcune nazioni, tra cui gli Stati Uniti, è disponibile un vaccino contro l’antrace. Il vaccino per l’uomo si è rivelato efficace nel 93% dei casi, ma presenta ancora controindicazioni perché può suscitare reazioni allergiche molto intense. Motivo per cui finora viene utilizzato solo per vaccinare il personale militare a rischio.

 

Il trattamento antibiotico è efficace anche nel prevenire la malattia ma, siccome l’antrace non si trasmette da persona a persona, il trattamento preventivo non è indicato per chi ha avuto contatti con una persona ammalata a meno che non siano stati esposti alla stessa fonte di infezione.