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Istituto Superiore di Sanità
EpiCentro - L'epidemiologia per la sanità pubblica
Istituto Superiore di Sanità - EpiCentro

Aspetti epidemiologici

In Italia

 

5 marzo 2009 - Secondo i dati Istat del 2006 pubblicati a febbraio 2007 (pdf 487 kb), sono quasi 7 milioni le donne italiane tra i 16 e i 70 anni che hanno subito violenze fisiche o sessuali nel corso della loro vita e 900 mila le vittime di ricatti sul lavoro. Il 14,3% delle donne ha subito almeno una violenza fisica all’interno della relazione di coppia, in particolare nelle aree a maggiore urbanizzazione. Oltre la metà dei casi coinvolge donne tra i 26 e i 45 anni, spesso con figli, con un picco specifico tra i 36 e i 40 anni.

 

La violenza domestica è per definizione una dinamica intra-gruppo e coinvolge protagonisti affini e la maggior parte di vittime e autori sono di nazionalità italiana. Circa un terzo delle vittime è straniero, in larga maggioranza extracomunitario. Le donne che hanno subito stupri o tentati stupri sono il 4,8%. Il 23,7% (5 milioni circa) ha subito molestie o violenze sessuali. Circa un terzo delle vittime e degli autori hanno diploma di scuola superiore o laurea, la maggioranza assoluta delle vittime lavora. Alcol e sostanze stupefacenti sono la più importante causa delle violenze che avvengono tra le mura domestiche.

 

Un documento (pdf 1,4 Mb) dell’Istituto per la prevenzione e la sicurezza sul lavoro (Ispesl) pubblicato nel dicembre 2008 fornisce dati, riflessioni e indicazioni pratiche per i Medici di medicina generale, personale di Pronto soccorso e dei distretti sociosanitari, Polizia di Stato, Arma dei Carabinieri e magistratura. Violenze psicologiche hanno colpito più di 7 milioni di donne italiane, il 46,7% di esse attraverso l’isolamento o il tentativo di isolamento, il 40,7% con il controllo, il 30,7% per mezzo della violenza economica, per il 23,8% con la svalorizzazione e il 7,8% con intimidazioni.

 

Secondo il Rapporto nazionale sulla salute delle donne (pdf 1,1 Mb) del marzo 2008, delle donne che arrivano al Pronto soccorso di un ospedale a causa di maltrattamenti, solo una parte riconosce e denuncia la violenza subita. Il rapporto, prodotto dal ministero della Salute, illustra inoltre un progetto per l’apertura di sportelli contro la violenza sulle donne su tutto il territorio nazionale e un altro progetto per l’accoglienza e l’assistenza delle vittime di violenza sessuale e domestica presso i servizi ospedalieri e territoriali.

 

Nel corso del 2006 e del 2007, il dipartimento per le Pari opportunità della Presidenza del Consiglio ha avviato il Progetto Arianna, per l’attivazione di una rete nazionale antiviolenza. Il progetto si pone in continuità con la Rete antiviolenza tra le città Urban e si propone di portare avanti opportune indagini in tema di violenze sulle donne e di fornire un servizio nazionale di accoglienza telefonica alle vittime. Secondo la sintesi dei dati del quarto trimestre del 2008 del Servizio di accoglienza telefonica del progetto Arianna, sono state 2176 le telefonate utili per la segnalazione di violenze. Le persone che si sono rivolte al servizio sono donne nel 91,8% dei casi , l’8,9% delle quali straniere. Le vittime di violenza sono donne nel 70,8% dei casi e le chiamate provengono prevalentemente dal nord. I principali responsabili delle violenze agiscono nell’ambito familiare: nel 63,1% gli autori sono i partner e nel 12,6% altri membri della famiglia. La violenza più spesso denunciata è quella fisica, mentre nel 43% dei casi è psicologica.

 

Prevenzione e iniziative sul territorio

“Prevenire gli episodi di violenza contro la donna e migliorare l’assistenza alle donne che hanno subito violenza” rientra tra gli obiettivi esplicitamente citati nel Progetto Obiettivo Materno Infantile (Pomi), tuttavia le iniziative in questa direzione sono ancora limitate e disperse sul territorio.

 

Tra queste, l’Unità operativa di psicologia clinica (prevenzione della salute mentale della donna) della Asl Napoli 1 collabora dal 1996 con l'Oms sul tema delle conseguenze della violenza sulla salute mentale delle donne, promuovendo attività di formazione degli operatori sanitari e procedendo alla valutazione diagnostica dei danni alla salute delle donne provocati da comportamenti violenti. A partire dal 2002, sempre all’interno della Asl Napoli 1, è nato un servizio specifico per l’intervento sugli effetti psichici della violenza e del maltrattamento: il Centro clinico per il maltrattamento in famiglia e al lavoro. Sul sito sono disponibili i dati clinici, un’introduzione ai seminari di formazione degli operatori e vengono affrontate le possibili strategie di prevenzione. In Emilia Romagna, è attivo dal 2003 il coordinamento dei Centri antiviolenza: l’obiettivo è contrastare tutti i tipi di violenza (fisica, sessuale, psicologica e di costrizione economica) contro le donne e i minori, attraverso interventi di consulenza, ascolto, sostegno e accoglienza. Consulta l’elenco dei centri.