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Istituto Superiore di Sanità
EpiCentro - L'epidemiologia per la sanità pubblica
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Il Piano nazionale della prevenzione: domande e risposte

  1. Che cos’è il Piano nazionale della prevenzione 2005-2007?
  2. Chi ha deciso gli obiettivi del Piano nazionale della prevenzione?
  3. Quali sono le priorità e gli obiettivi generali del Piano nazionale della prevenzione?
  4. Quali sono le modalità di sviluppo e coordinamento del Piano nazionale della prevenzione?
  5. Quali risorse sono legate al Piano nazionale della prevenzione?
  6. Le Regioni sono obbligate ad assegnare risorse a ogni specifico obiettivo?
  7. Quando saranno liberate le risorse? Con quali modalità?
  8. Con quale procedura vengono individuati gli obiettivi del Piano sanitario a cui la quota del fondo è vincolata?
  9. Che cos’è il tavolo di verifica degli adempimenti?
  10. Che cos’è il comitato permanente per la verifica dell’erogazione dei Lea?
  11. In che modo vengono valutati i piani regionali?
  12. Interazioni del Piano nazionale della prevenzione con altre attività del Ccm

1. Che cos’è il Piano nazionale della prevenzione 2005-2007?

Il Piano nazionale della prevenzione 2005-2007 identifica quattro ambiti di azione: la prevenzione della patologia cardiovascolare (incluse la prevenzione delle complicanze del diabete e dell’obesità), gli screening oncologici, le vaccinazioni e la prevenzione degli incidenti.

Per ciascun ambito, sono delineate le finalità generali.

Le funzioni di coordinamento e verifica sono affidate al Centro nazionale per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ccm), con i seguenti compiti:

  • indicare le linee operative

  • fornire assistenza tecnica
  • definire il cronoprogramma delle attività
  • certificare l’attuazione dei piani regionali (art. 4, lett. e).

Per il Sistema sanitario nazionale si tratta di una sfida senza precedenti: non c’è dubbio che le malattie cardiovascolari, gli incidenti e le vaccinazioni siano problemi di salute prioritari, così come il diabete, una malattia in aumento con complicanze che possono essere devastanti, e gli screening oncologici, la cui offerta è fortemente squilibrata nel Paese. Finora, però, non era mai stato affermato così chiaramente a un livello istituzionale tanto impegnativo che la prevenzione è un’arma essenziale per affrontare sul lungo periodo questi frequenti, gravi e costosi problemi.

 

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2. Chi ha deciso gli obiettivi del Piano nazionale della prevenzione?

Il Piano nazionale della prevenzione è stato stabilito in virtù dell’intesa tra Stato e Regioni stipulata il 23 marzo 2005. L’intesa è molto ampia e riporta, tra l’altro, due allegati: il primo individua le modalità di avvio del Piano nazionale di aggiornamento del personale sanitario, mentre il secondo definisce le priorità, le modalità di coordinamento e di finanziamento del Piano nazionale della prevenzione 2005-2007.

Quindi, considerando l’attuale assetto del sistema sanitario italiano, conseguente alla riforma del titolo V della Costituzione, la decisione è stata presa al più alto livello: dal Governo e dai Presidenti delle Regioni. In altre parole, impegna tutto il sistema.

 

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3. Quali sono le priorità e gli obiettivi generali del Piano nazionale della prevenzione?

Le priorità del Piano sono:

  • il rischio cardiovascolare

  • il cancro
  • le malattie prevenibili con vaccino
  • gli incidenti.

Per ciascuna di queste priorità, il Piano indica alcuni grandi obiettivi.

Rischio cardiovascolare

  • Utilizzo della carta del rischio per valutare il rischio cardiovascolare come strumento di ausilio alla prevenzione nello studio del medico
  • prevenzione dell’obesità
  • prevenzione delle complicanze del diabete, applicando tecniche di gestione integrata della malattia
  • prevenzione delle recidive degli accidenti cardiovascolari

Cancro

  • Attuazione dello screening per il cancro della cervice uterina
  • attuazione dello screening per il cancro della mammella
  • attuazione dello screening per il cancro del colon-retto.

Malattie prevenibili con vaccino

  • Costruzione della gestione informatizzata delle anagrafi vaccinali
  • miglioramento dell’offerta vaccinale ai gruppi di popolazione vulnerabile
  • miglioramento della qualità dell’offerta vaccinale.

Incidenti

  • Prevenzione degli incidenti stradali
  • prevenzione degli incidenti domestici
  • prevenzione degli infortuni sul lavoro.

 

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4. Quali sono le modalità di sviluppo e coordinamento del Piano nazionale della prevenzione?

Il Centro nazionale per la prevenzione e il controllo delle malattie ha il mandato di definire gli indirizzi (linee operative) che consentono alle Regioni la pianificazione.

I piani regionali sono riesaminati dal Ccm e dalle Regioni per costruire una tempistica (cronoprogramma) delle realizzazioni previste. In questa fase, i piani vengono rivisti sotto il profilo della fattibilità e della coerenza tra azioni e obiettivi che si intendono raggiungere.

Il prodotto finale di questa fase è il progetto esecutivo, cioè il piano completo di un cronoprogramma definito. In questa fase del lavoro, il Ccm ha essenzialmente compiti di assistenza tecnica.

Successivamente si passa alla realizzazione vera e propria del piano: in questa fase, si verifica l’attuazione di quanto previsto nel cronoprogramma regionale.

 

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5. Quali risorse sono legate al Piano nazionale della prevenzione?

Le risorse finanziarie, che le Regioni hanno accettato di vincolare all’attuazione del Piano, ammontano a 240 milioni di euro per anno, corrispondenti al 25% della quota delle risorse spettanti a ciascuna Regione per il raggiungimento degli obiettivi del Piano sanitario.

Oltre a queste risorse, le Regioni hanno destinato al Piano nazionale della prevenzione altri 200 milioni di euro, attingendo alla quota indistinta della delibera del Comitato interministeriale per la programmazione economica (Cipe), per ciascuno degli anni 2005, 2006 e 2007.

Pertanto, ogni anno sono destinate alla realizzazione del Piano 200 milioni di euro dei fondi non vincolati e 240 milioni di euro dei fondi vincolati. L’allegato 2 dell’Intesa Stato Regioni del 23 marzo 2005 riporta una tabella che mostra le risorse, ripartite Regione per Regione.

 

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6. Le Regioni sono obbligate ad assegnare risorse a ogni specifico obiettivo?

L’individuazione delle risorse non comporta per le Regioni un obbligo di assegnare specifiche risorse a ciascun obiettivo del piano della prevenzione (per esempio, 2 milioni di euro per la carta del rischio cardiovascolare).

La Regione deve utilizzare però queste risorse per la prevenzione. Nell’ambito della propria organizzazione, con una pianificazione cadenzata sulla base del proprio cronoprogramma, la Regione attua quanto deciso e lo sottopone a verifica.

Alcune Regioni non hanno difficoltà perché investono, già oggi, anche più delle risorse previste.  Per altre in cui non c’è uno reale impegno in alcuni settori (per esempio, gli screening), bisognerà invece iniziare a investire.

 

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7. Quando saranno liberate le risorse? Con quali modalità?

Le risorse non vincolate (pari a 200 milioni di euro all’anno) sono disponibili per le Regioni nell’ambito dei fondi che ogni mese lo Stato versa ad esse. Questa somma può ammontare al 95% della fondo che spetta a quella Regione.

Le risorse vincolate (240 milioni di euro l’anno) fanno invece parte della quota del fondo spettante alle Regioni destinato agli obiettivi del Piano sanitario, tra i quali appunto la realizzazione degli obiettivi previsti dal Piano della prevenzione.

La verifica degli adempimenti è eseguita dal Ccm, che certifica i progressi della realizzazione del Piano della prevenzione nelle singole Regioni al tavolo di verifica degli adempimenti. Questa certificazione è parte della procedura descritta all’art. 12 dell’intesa:

l’intesa del 23 marzo prevede che i fondi relativi a un anno saranno trasferiti alle Regioni dal ministero dell’Economia entro il 15 ottobre dell’anno successivo, a seguito della decisione del tavolo di verifica degli adempimenti. Ad esempio, per il trasferimento dei fondi del 2005 si prevede il seguente calendario:

  • entro il 30 marzo 2006, il tavolo di verifica degli adempimenti, con il supporto del Comitato permanente per la verifica dell’erogazione dei Livelli essenziali di assistenza (Lea), decide quale documentazione e quali informazioni le Regioni devono fornire per dimostrare di aver adempiuto a quanto previsto dall’intesa

  • entro il 30 maggio 2006, le Regioni forniscono la documentazione necessaria alla verifica

  • a partire dal 30 maggio 2006, il tavolo di verifica degli adempimenti effettua l’esame della documentazione e decide entro il 30 settembre 2006. In caso di inadempienza, può richiamare la Regione.

Per quanto riguarda gli adempimenti del Piano della prevenzione, la certificazione viene effettuata dal Ccm sulla base della documentazione di cui dispone.

 

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8. Con quale procedura vengono individuati gli obiettivi del Piano sanitario a cui la quota del fondo è vincolata?

  1. Ogni anno, la ripartizione delle risorse tra le Regioni, per i servizi sanitari, è formalizzata con un’intesa Stato-Regioni
  2. dopo l’intesa sul riparto, quasi sempre contemporaneamente, viene sancito un accordo in conferenza Stato-Regioni per individuare alcuni obiettivi del Piano sanitario, cui resta vincolato il fondo previsto
  3. successivamente, entro un periodo che è stabilito dall’accordo ma che non è vincolante, Le Regioni sono tenute a presentare i loro progetti in cui illustrano come realizzeranno gli obiettivi
  4. Il Ministero valuta i progetti e trasmette la valutazione positiva alla Conferenza Stato-Regioni
  5. La Conferenza Stato-Regioni delibera la approvazione dei progetti
  6. il Comitato interministeriale per la programmazione economica (Cipe) delibera la attribuzione delle risorse
  7. Ogni Regione ha accesso alla rispettiva quota.

I fondi sono già ripartiti tra le Regioni: l’eventuale non attribuzione, a causa di mancata presentazione del progetto, non comporta la ridistribuzione dei fondi ad altre Regioni. I fondi restano invece nella disponibilità della Regione che, seguendo le procedure di cui sopra, potrà accedervi anche successivamente.

 

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9. Che cos’è il tavolo di verifica degli adempimenti?

Il tavolo di verifica degli adempimenti ha due livelli: uno tecnico e uno politico.

A livello tecnico c’è un gruppo di lavoro istituito presso il Dipartimento della ragioneria generale dello Stato (ministero dell’Economia e delle finanze), coordinato da un rappresentante del ministero dell’Economia e delle finanze, e composto da rappresentanti del Governo, delle Regioni, dell’Agenzia per i servizi sanitari regionali.

Questo gruppo di lavoro ha il compito di verificare che quanto deciso nell’intesa sia realizzato e per questo:

  • riceve entro il 30 maggio la documentazione dalle Regioni

  • esamina la documentazione, individua i punti di criticità, richiede eventuali integrazioni
  • esprime il suo parere entro il 30 settembre dell’anno successivo a quello di riferimento. Inoltre, riferisce al tavolo politico di eventuali posizioni discordanti.

Questo tavolo può avvalersi del Comitato permanente per la verifica dell’erogazione dei Livelli essenziali di assistenza (Lea) per quanto attiene la valutazione dell’adempimento relativo alla erogazione dei Lea.

Il tavolo politico è composto dal ministro dell’economia e delle finanze, dal ministro della salute, dal ministro per gli affari regionali e da una delegazione politica della Conferenza dei presidenti delle Regioni guidata dal Presidente.

 

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10. Che cos’è il Comitato permanente per la verifica dell’erogazione dei Lea?

 

Il tavolo per la verifica degli adempimenti si può avvalere di questo Comitato. Si tratta di un comitato paritetico permanente per la verifica dell’erogazione dei Livelli essenziali di assistenza (Lea), istituito presso il ministero della Salute, che si avvale del supporto tecnico dell’Agenzia per i servizi sanitari regionali. È composto da rappresentanti del ministero della Salute, del ministero dell’Economia e delle finanze, del Dipartimento per gli affari regionali della presidenza del Consiglio dei ministri e da sette rappresentanti delle Regioni.

Il Comitato ha il compito di verifica e monitoraggio dell’erogazione dei Lea. In base all’art. 9 dell’intesa e alla legge finanziaria 2006 ha diversi compiti specifici, tra i quali ricade la valutazione della certificazione dei piani regionali sulle liste di attesa e sui piani della prevenzione.
È necessario non confondere i compiti di questo tavolo con quelli del tavolo di manutenzione dei livelli essenziali di assistenza, che invece ha il compito di modificare i Lea.

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11. In che modo vengono valutati i piani regionali?

La metodologia per la certificazione degli adempimenti dei piani regionali è ispirata a una logica di sviluppo che tiene conto della coerenza interna del progetto, della coerenza del progetto rispetto alle linee fornite dal Ccm, dell’individuazione dei seguenti punti all’interno dei progetti:

  • azioni che derivano dal progetto

  • coerenza delle azioni ed eventuale assenza di attività indispensabili
  • modalità di monitoraggio e valutazione.

In particolare quest’ultimo punto appare irrinunciabile, in quanto la mancanza di monitoraggio e valutazione impedirebbe alle Regioni di fornire al Ccm le informazioni necessarie alla certificazione di cui all’art. 4, lett. e.

I risultati della valutazione di ogni singolo progetto sono comunicati al referente regionale con il quale poi si concorda il percorso da seguire. Nell’ambito del percorso concordato, vengono individuati gli adempimenti principali, vere e proprie pietre miliari, che rappresentano tappe intermedie il cui raggiungimento costituisce la base della certificazione del Ccm.

 

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12. Interazioni del Piano nazionale della prevenzione con altre attività del Ccm

Il Piano nazionale della prevenzione interagisce con altre attività che il ministero della Salute e il Ccm stanno conducendo. Laddove possibile, si è cercato di costruire sinergie ed evitare duplicazione di interventi. È indispensabile però tener distinte le fonti di finanziamento.

  • il caso più importante è quello dell’intervento e del finanziamento a favore dell’attuazione degli screening oncologici decisi dal Parlamento con la legge 138/2004 art. 2 bis. In questo caso la stessa pianificazione regionale, consente di accedere sia alle risorse della 138/2004 (52 milioni di euro nel triennio), sia a quelle del Piano della prevenzione. I fondi messi a disposizione delle regioni dalla legge 138/2003 non possono essere utilizzati per l’effettuazione dei test di screening che attengono ai Lea: devono essere quindi garantiti dalle Regioni ma devono essere utilizzati per implementare gli screening, andando a sostenere i costi per la formazione, la creazione dello staff, il sistema informativo
  • esistono poi i progetti del Ccm sul diabete e sul rischio cardiovascolare. Si tratta di progetti di trasferimento di strumenti e tecniche efficaci (carta del rischio cardiovascolare e disease management del diabete) nella pratica del servizio sanitario. In questo caso il finanziamento del Ccm è molto limitato per cui le Regioni non sono destinatarie dei finanziamenti, ma usufruiscono di sostegno e assistenza tecnica da parte dell’Istituto superiore di sanità, con cui il Ccm ha stabilito una convenzione per questi specifici progetti
  • infine, a partire dal finanziamento 2005 del Ccm, sono stati stanziati 8 milioni di euro da ripartire tra le Regioni per sostenere e/o sviluppare le funzioni di raccordo con il Ccm, riguardanti: a) il monitoraggio e il coordinamento a livello regionale sia dei progetti del Ccm che dei piani regionali di prevenzione previsti dall’intesa del 23 marzo 2005; b) la capacità di risposta tempestiva e qualificata per emergenze di salute pubblica: questo finanziamento sarà oggetto di una convenzione in cui le singole Regioni prenderanno specifici impegni. Tra questi, come si è detto, potrà rientrare anche la pianificazione e il coordinamento intra-regionale del Piano della prevenzione, tenendo tuttavia distinto il sostegno finanziario offerto dal Ccm dal finanziamento specifico del Piano della prevenzione.