Sars: mortalità e periodo di incubazione
COMUNICATO DELL’ORGANIZZAZIONE MONDIALE DELLA SANITA’ (7/5/2003)
(traduzione libera a cura della redazione di EpiCentro)
L’OMS ha rivisto oggi le sue
stime iniziali sulla mortalità della SARS. La revisione è basata sull’analisi
degli ultimi dati dal Canada, dalla Cina, Hong Kong SAR, Singapore, e dal
Viet Nam.
Sulla base di dati più
completi e dettagliati, e di metodi più affidabili, l’OMS ora stima che il
tasso di fatalità della SARS vada dallo 0 al 50 per cento a seconda dell’età,
con una stima complessiva di fatalità del 14-15 per cento.
Si è dimostrato che la
probabilità di morire di SARS in una certa area dipende dal profilo dei casi,
inclusa la fascia d’età più affetta e la presenza della malattia. Basato sui
dati ricevuti finora dalla OMS, il tasso di mortalità è stimato essere meno
dell’1 per cento in persone fino ai 24 anni, del 6 per cento in persone tra i
25 e i 44 anni, 15 per cento in quelle tra i 45 e i 64 anni, e più alto del
50 per cento nelle persone più anziane di 65 anni.
Il tasso di mortalità indica
la percentuale, tra tutte le persone malate, di quelle che moriranno a causa
della malattia. In altre parole, misura la probabilità che una malattia
uccida chi ne è affetto, e quindi è un importante indicatore della gravità di
una malattia e della sua importanza come problema di salute pubblica. La
probabilità che una persona possa morire di SARS potrebbe essere influenzata
da fattori relativi al virus della SARS, la via di esposizione e la dose di
virus, fattori personali come l’età o la presenza di un’altra malattia, e il
pronto accesso a trattamenti medici.
Molti fattori complicano gli
sforzi per calcolare il tasso di mortalità mentre l’epidemia è ancora in
piena evoluzione. Le morti da SARS tipicamente avvengono dopo parecchie
settimane dalla malattia. Quando una malattia è ancora in evoluzione, solo
alcuni degli individui affetti saranno morti o guariti. Solo
alla fine dell’epidemia si può calcolare un valore assoluto, prendendo in
considerazione il numero totale dei morti, delle guarigioni e delle persone
di cui si è persa traccia. Calcolare la mortalità come il numero delle morti
riportate diviso il numero dei casi riportati indipendentemente dal tempo
passato da quando si sono ammalati dà una sottostima del vero tasso di
mortalità.
Un modo per superare questa
difficoltà è calcolare la mortalità usando solo quei casi il cui risultato
finale,morto o guarito, è conosciuto. Tuttavia questo metodo, quando
applicato prima della fine di una epidemia, dà una sovrastima perché il tempo
medio dalla comparsa della malattia alla morte per SARS è più breve del tempo
medio dalla comparsa della malattia alla guarigione.
Con questi metodi, le stime
della mortalità vanno dall’11 per cento al 17 per cento a Hong Kong, dal 13
per cento al 15 per cento a Singapore, dal 15 per cento al 19 per cento in
Canada, e dal 5 per cento al 13 in Cina.
Una stima più accurata e meno
deviata della mortalità per SARS può essere ottenuta con un terzo metodo,
l’analisi di sopravvivenza. Questo metodo si basa su dati individuali
dettagliati sul tempo trascorso dalla comparsa della malattia alla morte o
alla piena guarigione, o sul tempo passato dalla comparsa della malattia in
persone attualmente malate. Utilizzando questo metodo, l’OMS stima che la
mortalità sia del 14 per cento a Singapore e del 15 per cento a Hong Kong.
In Viet Nam, dove la SARS è
stata contenuta e le misurazioni sono più semplici, la mortalità era
piuttosto bassa al confronto, attestandosi all’8 per cento. Una spiegazione
per questo è data dal grande numero di casi in operatori sanitari giovani e
precedentemente sani.
Periodo di Incubazione
L’OMS ha anche rivisto le stime del periodo di incubazione della SARS,
utilizzando dati sui casi individuali. Sulla base di questo aggiornamento,
l’OMS rimane del parere che la migliore stima corrente del massimo periodo di
incubazione sia di 10 giorni.
Il periodo di incubazione, che
è il tempo trascorso dall’esposizione a un agente infettivo fino alla
comparsa della malattia, è particolarmente importante perché forma la base di
molte misure di controllo raccomandate, incluso il monitoraggio dei contatti
e la durata dell’isolamento domestico per chi è entrato in contatto con
probabili casi di SARS. La conoscenza sul periodo di incubazione può anche
aiutare i medici a prendere decisioni diagnostiche circa la possibilità che i
sintomi presenti e la storia clinica del paziente vadano nella direzione di
un caso di SARS o di altra malattia.
Il periodo di incubazione può
variare da caso a caso a seconda del percorso attraverso cui la persona è
stata esposta, la dose di virus ricevuta, e altri fattori, incluso lo status
del sistema immunitario. Stime sul periodo di incubazione sono ulteriormente
complicate dal fatto che alcuni pazienti abbiano avuto occasioni di
esposizioni multiple al virus. La particolare esposizione che ha causato la
malattia potrebbe essere impossibile da determinare. Per queste ragioni, la
stima più attendibile del periodo di incubazione è basata sullo studio di
casi che hanno una singola e documentata esposizione a un caso conosciuto.
Nell’aggiornamento odierno, l'OMS ha analizzato i periodi di incubazione di individui che hanno avuto una
esposizione ben definita e singola a Singapore, nel Canada e in Europa. I
risultati sostengono la stima originale di 10 giorni come massimo periodo di
incubazione.
Tuttavia, un’analisi
recentemente pubblicata da stime di Hong Kong propone un periodo più lungo
dell’incubazione in un gruppo di 57 pazienti. Questa analisi, che potrebbe
essere significativa e importante per il controllo della malattia, sarà
studiata in maggior dettaglio. Il periodo di incubazione più lungo potrebbe
riflettere differenze nella metodologia, specificità della diagnosi, via di
trasmissione, dose infettiva, o altri fattori. Una diagnosi affidabile – che
riesce a determinare che tutti i casi diagnosticati come SARS siano
effettivamente casi veri della malattia – è stata particolarmente difficile
da ottenere in questa epidemia, dato che la diagnosi è fatta su una serie di
sintomi non specifici e di segnali clinici che si ritrovano anche in altre
malattie.