Domande e risposte
L'art. 51 comma 3 dellla L. n. 3/2003, dispone l'obbligo, per gli esercizi
di ristorazione, di dotarsi comunque di uno o più locali da adibire ai non
fumatori.
Ne deriva la necessità di individuare quali siano gli esercizi che svolgono
attività di ristorazione. In via generale, con il termine ristorazione, si
potrebbero ricomprendere tutti gli esercizi pubblici comunemente denominati
Bar, Ristoranti, Alberghi, ove il cittadino può trovare "ristoro".
Diversamente, la Legge 25 Agosto 1991 n. 287, (Aggiornamento delle normativa
sull'insediamento e sull'attività dei pubblici esercizi) all'art. 5
(Tipologia degli esercizi) alla lettera a) riserva il termine "Ristorazione"
ai soli ristoranti trattorie e similari, escludendo quindi i bar e similari
ricompresi nella tipologia della lettera b).
Ugo Stoppato (Tecnico della Prevenzione), ULSS20 di Verona
Non esiste alcun obbligo per i gestori e i titolari di esercizi pubblici di
creare una sala fumatori. E’ solo una possibilità, anzi per i locali che non
possono suddividere i loro spazi in due sale distinte, vige il divieto
totale. La L. 3 16 gennaio 2003, art.51 non parla solo di esercizi di
ristorazione. Al primo comma spiega che è vietato fumare in tutti i luoghi
chiusi, ad eccezione di quelli privati o delle sale fumatori. Il divieto
pertanto è esteso a tutti gli esercizi pubblici: bar, ristoranti, pub,
pizzerie, alberghi, discoteche e locali delle più svariate tipologie.
Per ulteriori informazioni rimandiamo al commento
Quali cambiamenti i gestori di esercizi pubblici dovranno affrontare?
Milena Calati, Osservatorio sul Tabacco, Istituto Nazionale Tumori
Roma è piena di bar e ristoranti dove si fuma tranquillamente sotto
il cartello vietato fumare. L’impressione è che alcuni gestori siano alla
ricerca di scappatoie. La mia domanda agli esperti è: quali scappatoie si
attendono? Come intendono rispondere? Un mio dubbio personale (ma forse ho
letto male la norma) riguarda gli esercizi che non sono ristoranti (esempio,
pub, discoteche e altri templi del fumo): non potranno destinare ai non
fumatori una frazione molto piccola del locale? Luca Bucchini
La legge è molto chiara sui requisiti tecnici delle sale fumatori e sui casi
in cui queste possono essere o meno create. Le scappatoie sarebbero comunque
facilmente applicabili, in quanto in ogni caso sarebbero decisamente in
contrasto con la legge. I controlli potranno essere richiesti anche da parte
dei singoli cittadini, pertanto i locali non a norma potrebbero essere
costretti a pagare cospicue sanzioni. L’area da destinare alle sale fumatori
dovrà essere inferiore al 50% dell’area totale del locale, qualsiasi sia la
destinazione del locale stesso: discoteca, ristorante, bar ecc. Lo conferma
anche il D.P.C.M. del 23 dicembre 2003 che chiarisce i dubbi eventualmente
creati in tal senso dalla legge n.3. Per ulteriori informazioni rimandiamo
al commento Quali cambiamenti i gestori di esercizi pubblici dovranno affrontare?
Milena Calati, Osservatorio sul Tabacco, Istituto Nazionale Tumori
Quali sono i maggiori impatti sulla salute dell’esposizione al fumo
passivo?
Ogni anno in Italia nascono 2.033 bambini di basso peso (<2500 grammi) (7,9%
del totale) per esposizione a fumo passivo della madre in gravidanza. Il
16,9 % delle morti in culla (87 bambini) è attribuibile al fumo attivo della
madre del neonato. Così come il 21.3% dei bambini che soffrono nei primi due
anni di vita per infezioni respiratorie acute (circa 77.000 bambini), il
9,1% (pari a più di 27.000 soggetti) dei casi pediatrici di asma bronchiale,
48.000 bambini con sintomi respiratori cronici, e 64.000 bambini con
infezioni dell’orecchio medio devono la propria malattia al fumo di
sigarette dei propri genitori.
La stima annuale dei morti per tumore polmonare e per malattie ischemiche
per esposizione al fumo del proprio coniuge è pari a 221 e a 1896,
rispettivamente. L’effetto della esposizione a fumo passivo in ambiente di
lavoro corrisponde a 324 decessi per tumore polmonare e 235 per malattie
ischemiche.
Per ulteriori informazioni rimandiamo al commento
Impatto sanitario dell’esposizione a fumo ambientale in Italia di
Francesco Forastiere, Dipartimento di Epidemiologia ASL RME, Roma
Quali sono le azioni che possono essere ritenute efficaci a livello di
prevenzione e controllo del tabagismo?
Ridurre la morbilità e la mortalità dovute al fumo rappresenta una delle
sfide attuali per gli operatori sanitari, per il sistema sanitario e i
programmi di sanità pubblica. Sono attuabili provvedimenti volti a: a)
ridurre l'esposizione al fumo di tabacco, b) ridurre il numero di persone
che inizia a consumare tabacco, c) aumentare il numero di persone che cessa
di consumare tabacco.
La Task Force on Community Preventive Services ha condotto revisioni
sistematiche su 14 interventi selezionati, idonei ad essere attuati a
livello di comunità e delle strutture del sistema sanitario e ha formulato
una serie di raccomandazioni sul loro utilizzo.
L’efficacia dei vari interventi è esposta nella
relazione della Task Force, in particolare risultano fortemente
raccomandati: i divieti e le restrizioni, l’aumento del prezzo unitario del
tabacco, le campagne di educazione attraverso i mass media e gli interventi
a componenti multiple per sostenere chi vuole smettere di fumare che
prevedano un servizio di sostegno telefonico.
Quanti sono i fumatori in Italia?
Le stime dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) indicano che
circa un terzo della popolazione mondiale pratica l’abitudine al fumo. Nel
nostro Paese, sulla base di un'indagine ISTAT sullo Stato di Salute della
Popolazione nel 1996, si evince che: il 24,2% degli italiani di età
superiore ai 15 anni si dichiara fumatore (32,6%) uomini, 16,3% donne);il
14,2% si dichiara ex fumatore (22,6% uomini, 6,6% donne); il 61,6% si
dichiara non fumatore (45,1% uomini, 77,1% donne);le più alte proporzioni di
fumatori in entrambi i sessi sono tra i 35-45 anni; si osserva una
complessiva riduzione di prevalenza tra i fumatori (54,2% del 1980 contro
32,6% del 1994), mentre il trend è in salita tra le donne.
I dati sono estrapolati dallo studio:
“Analisi dell’impatto economico e sociale delle patologie fumo correlate in
Italia” condotto dal Centro di Ricerche Oncologiche “Giovanni XXIII” di
Roma
Qual è la proporzione di fumatori tra uomini e donne nel mondo?
Uomini e donne sono affetti da tabagismo in percentuali differenti, la
proporzione cambia a secondo delle aree geografiche esaminate. In
particolare secondo le stime dell’organizzazione mondiale della sanità: il
47% degli uomini e il 12% delle donne di tutto il mondo fa uso di tabacco;
nei Paesi industrializzati aumenta la percentuale di donne fumatrici (il
24%) e scende quella degli uomini (il 42%), al contrario nei Paesi in via di
sviluppo i fumatori sono per il 48% uomini e solo per le 7% donne.
In tabella sono riportate le percentuali di fumatori uomini e donne relative
alle diverse aree geografiche analizzate nello studio.
Per scaricare il documento completo
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WHO Region |
Male |
Female |
Male/Female Ratio |
Africa (AFR) |
29.0 |
4.0 |
7.2:1 |
Americas (AMR) |
35.0 |
22.0 |
1.6:1 |
Eastern Mediterranean (EMR) |
35.0 |
4.0 |
8.8:1 |
Europe (EUR) |
46.0 |
26.0 |
1.8:1 |
Southeast Asia (SEAR) |
44.0 |
4.0 |
11.0:1 |
Western Pacific (WPR) |
60.0 |
8.0 |
7.5:1 |
Fonte: CDC
Qual è l’impatto economico del tabagismo in Italia?
La spesa per l’assistenza ospedaliera è stata calcolata in uno studio
del Centro di Ricerche Oncologiche “Giovanni XXIII” di Roma, e si è basato
su dati forniti dal Ministero della Salute relativi l’anno 1997. La
spessa ospedaliera complessiva calcolata per le patologie elencate in
tabella 1 è stata quantificata pari a 1041 milioni di Euro; ripartiti tra
ricoveri ordinari (1031 milioni di Euro) e ricoveri in day hospital (10
milioni di Euro). La patologia che incide maggiormente, sulle risorse
complessivamente destinate al trattamento ospedaliero delle patologie
tabacco correlate, è stata la cardiopatia ischemica, che presenta un costo
del trattamento erogato sia in regime di ricovero ordinario che diurno di
oltre 288 milioni di Euro. Per maggiori informazioni sullo studio
clicca qui
Esistono delle azioni efficaci per aiutare chi vuole smettere di fumare?
La cessazione dell’abitudine al fumo rappresenta oggi la strategia più
efficace per ridurre la mortalità associata al fumo di sigaretta a medio
termine. Una riduzione del 50% nel numero di attuali fumatori potrebbe
evitare da 20 a 30 milioni di morti premature nel primo quarto di secolo, e
circa 150 milioni nel secondo quarto in tutto il mondo. I medici di medicina
generale, gli specialisti, gli operatori sanitari hanno una straordinaria
opportunità di ridurre il tasso di fumatori e la conseguente morbilità,
mortalità, nonché i costi economici associati.
Questa opportunità risulta da una combinazione di fattori: consapevolezza
nella popolazione dei danni da fumo; alta percentuale di fumatori che
vogliono smettere; esistenza di centri di disassuefazione; disponibilità di
trattamenti efficaci.
Sulla base di queste premesse
l’Osservatorio Fumo, Alcol e Droga dell’Istituto Superiore di Sanità ha
elaborato un documento nazionale di linee guida cliniche per la cessazione
dell’abitudine al fumo.
Il bupropione dovrebbe passare in fascia A ed essere gratuito per chi
desidera smettere di fumare?
Recentemente la CUF ha posto il bupropione, un farmaco antidepressivo
che aiuta i fumatori a smettere di fumare, in fascia C (cioè viene incluso
nella farmacopea ufficiale ma è disponibile solo a pagamento). Renderlo
disponibile gratuitamente o a pagamento suscita degli interrogativi sia dal
punto di vista scientifico che etico. Nel sito dell’Osservatorio sul Tabacco
dell’Istituto Tumori di Milano è argomentata
la discussione (http://www.tumori.net)
.
C’è differenza fra fumo di sigarette e di sigari?
Le sigarette fanno più male dei sigari, in particolare i fumatori di
sigarette hanno un rischio superiore di contrarre il tumore al polmone
rispetto ai fumatori di sigari. Il rischio cresce all’aumento
dell’esposizione: passare da 1-2 sigari al giorno a 3-4 al giorno vuol dire
passare da un rischio (di contrarre un tumore del cavo orale o dell’esofago)
2 volte superiore a un rischio 8 volte superiore rispetto a chi non fuma
alcun sigaro. Maggiori informazioni sulle pagine del sito del progetto ‘I
tumori in Italia’
Cambiare stile di vita e smettere di fumare ha senso a qualsiasi età?
Smettere di fumare ha un beneficio immediato in termini di salute,
perché la circolazione sanguigna migliora, il livello di monossido di
carbonio (cancerogeno) nel sangue cala, la pressione del sangue e il numero
di pulsazioni del cuore tornano alla normalità.
Maggiori informazioni sul sito ‘I tumori in Italia’
(http://www.tumori.net)