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Istituto Superiore di Sanità
EpiCentro - L'epidemiologia per la sanità pubblica
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Uno sguardo globale per una misura oggettiva delle disuguaglianze

Luigi Bisanti - presidente dell’Associazione italiana di epidemiologia

 

È sentita ormai da diverse parti la necessità di intervenire per ridurre gli effetti, sia diretti sia indiretti, delle disuguaglianze socioeconomiche sullo stato di salute. Questo è di particolare attualità nei Paesi più sviluppati, nei quali il miglioramento delle condizioni di vita della popolazione generale si accompagna però a un più ampio divario tra chi sta bene e chi sta male.

 

Per poter intraprendere azioni correttive delle disuguaglianze di salute il primo passo consiste nell’avere a disposizione validi strumenti per la loro misura. Proprio questo è stato il tema principale del convegno Aie di primavera del 2008. Fino a oggi si è lavorato molto su questi argomenti e sono state avanzate numerose proposte, ma manca ancora un accordo su una definizione operativa di stato socioeconomico che sottende molte delle disuguaglianze di salute. Lo status socioeconomico, infatti, è il risultato di molteplici fattori, come il reddito, il livello di istruzione, la posizione nella professione, la collocazione sociale e altri ancora.

 

Il convegno ha cercato di affrontare il problema da più punti di vista: oltre all’epidemiologia – disciplina medica – sul tema delle disuguaglianze hanno voce in capitolo le scienze sociali, l’economia e l’antropologia. L’intervento di Antonio Schizzerotto, per esempio, ha mostrato proprio l’importanza di un approccio dal punto di vista delle scienze sociali. Spesso infatti si cede alla tentazione di focalizzare l’attenzione sui paradigmi conoscitivi della disciplina che si coltiva, rischiando così di perdere di vista il problema nella sua interezza e il contributo alla sua soluzione che può provenire da discipline contigue ma diverse.

 

Anche all’interno delle discipline mediche, gli approcci a uno stesso problema possono essere diversi; è quello che ha dimostrato David Blane (ppt 327 kb) con la sua interessante trattazione dell’approccio life course allo studio delle disuguaglianze. Un approccio che può aiutare a capire come chi parte sfavorito da eventi occorsi in momenti precoci e critici della vita (vita endouterina, prima infanzia) cumula nel corso della vita questo svantaggio ad altri che esso stesso determina.

 

Le raccomandazioni per il futuro

Com’era prevedibile, dal convegno non è emerso un metodo di misura delle disuguaglianze superiore agli altri; metodi diversi sono utili per scopi diversi. Alcuni strumenti si prestano meglio alla misura dello svantaggio socioeconomico quando questo è considerato un confondente o un modificatore d’effetto, mentre altri strumenti di misura funzionano meglio quando la disuguaglianza socioeconomica è considerata l’agente eziologico primario.

 

Infine, dalle relazioni sono emerse raccomandazioni agli epidemiologi a operare con un raccordo maggiore fra i gruppi di lavoro e ad aprirsi alla collaborazione con i ricercatori di altre discipline. Il ruolo delle società scientifiche interessate – e quindi anche dell’Associazione italiana di epidemiologia – è quello di intervenire sugli enti decisori (Istat e ministero della Salute) perché siano resi disponibili di routine alcuni dati di importanza cruciale per la definizione individuale dello stato socioeconomico (scolarità, qualifica e posizione nella professione, area di censimento di residenza) in modo da facilitare il lavoro e conferire maggiore robustezza ai dati.