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Istituto Superiore di Sanità
EpiCentro - L'epidemiologia per la sanità pubblica
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Andamenti di incidenza e mortalità per cervicocarcinoma in Italia

Le tendenze temporali di incidenza e mortalità per cervicocarcinoma stimate in Italia dal 1980 al 2012 risultano in forte riduzione in tutto il Paese. La diminuzione è più accentuata nel primo ventennio e continua, seppur in misura minore, fino al 2012. Il tasso standardizzato di incidenza passa da 14 per 100.000 donne nel 1980 a 6 e 4 per 100.000 rispettivamente nel 2002 e nel 2012; Il tasso standardizzato di mortalità scende invece da 7 per 100.000 donne nel 1980 a circa 2 per 100.000 nel 2012 [1].

 

Incidenza, mortalità e sopravvivenza

Gli andamenti decrescenti di incidenza e mortalità presentano però delle differenze tra le diverse aree territoriali. Per le aree del Nord e del Centro Italia l’incidenza è piuttosto omogenea, sia nei livelli che nella velocità di riduzione, mentre per le Regioni del Sud la diminuzione è più marcata e dal 1995 si stimano livelli di incidenza inferiori alle aree centro-settentrionali (Figura 1). L’andamento della mortalità invece è meno omogeneo e nel Meridione si stimano livelli superiori rispetto al resto d’Italia, con un differenziale che tende a ridursi nel tempo e ad annullarsi negli anni più recenti (Figura 2).

 

Figura 1: andamenti di incidenza per cervicocarcinoma dal 1980 al 2012 per area geografica. Stime Cnesps-Iss effettuate con la metodologia Miamod. Tassi standardizzati per 100.000 (popolazione standard europea), età 0-94 anni

 

 

Figura 2: andamenti di mortalità per cervicocarcinoma dal 1980 al 2012 per area geografica. Stime Cnesps-Iss effettuate con la metodologia Miamod. Tassi standardizzati per 100.000 (popolazione standard europea), età 0-94 anni

 

 

Le differenze nella mortalità riflettono i diversi livelli di sopravvivenza tra Centro-Nord e Sud d’Italia, infatti nelle zone meridionali la sopravvivenza è inferiore di circa 5-10 punti percentuali in tutte le classi di età rispetto al resto del Paese. La sopravvivenza oltre a presentare una forte variabilità geografica risente fortemente anche dell’età alla diagnosi, si passa da livelli oltre l’80% nella classe 15-44 anni a valori inferiori al 40% per le ultra 75-enni (Figura 3).

 

Figura 3: stima della sopravvivenza relativa a 5 anni dalla diagnosi per cervico-carcinoma (%) per età e ripartizione geografica. Periodo di diagnosi 1995-1999.

 

 

Le differenze territoriali

Le stime indicano che nel Paese c’è stata una diffusa riduzione della mortalità e dell’incidenza per cervico-carcinoma. Questi andamenti, in linea con altri Paesi europei, riflettono l’incremento nel ricorso al pap test a partire dal 1994 da attribuire, almeno in parte, all’effetto delle campagne di screening che si sono andate consolidando sul territorio nazionale. Tuttavia permangono ancora delle differenze geografiche seppur in misura minore rispetto al passato. Gli elevati valori di mortalità nel Sud Italia, dovuti a una più bassa sopravvivenza, sono compatibili con il documentato ritardo nell’attivazione dei programmi di screening nel Meridione e con un contemporaneo processo di graduale miglioramento dell’accesso alla diagnosi precoce. Al Sud, infatti, tra il 1999 e il 2005 poco più della metà delle donne in età di screening si è sottoposta a pap test, a differenza dell’80% di quelle del Centro-Nord [2]). Inoltre, nel Sud e nelle Isole, la quota di donne che effettua un pap test nell’ambito di un programma di screening non raggiunge il 10% e l’accesso a questo strumento di prevenzione è prevalentemente basato sull’iniziativa personale. Tuttavia dal 1999 al 2007 si osserva un’estensione crescente dei programmi di screening in tutte le Regioni italiane con una velocità di crescita maggiore nel Sud, anche se i livelli di copertura restano i più bassi [3].

 

La minore incidenza stimata al Sud negli anni più recenti potrebbe essere spiegata da una minore prevalenza di infezione da papilloma virus umano (Hpv) rispetto al Centro-Nord, in particolare nelle età più anziane [4].

 

È necessario quindi promuovere la diffusione e la conformità ai programmi di prevenzione dei tumori femminili in modo omogeneo sul territorio al fine di ridurre ulteriormente le differenze di mortalità e incidenza tra le diverse realtà italiane.

 

Riferimenti

  1. De Angelis R, Rossi S, Martina L, Meduri C, Galati F, Capocaccia R, Gruppo di lavoro Airtum. “Stime di incidenza e mortalità per cervico-carcinoma in Italia”. In Workshop: La prevenzione dell’infezione da papilloma virus umano in Italia, a cura di Giambi C, De Santis S, Rapporti Istisan 10/25, pp. 4-11 Roma. Istituto superiore di sanità, 2010
  2. Istituto nazionale di statistica. La prevenzione dei tumori femminili in Italia: il ricorso a pap test e mammografia. Anni 2004-2005. Indagine multiscopo “Condizioni di salute e ricorso ai servizi sanitari”. Roma: Istat, 2006.
  3. Ronco G, Giubilato P, Naldoni C, et al. Livello di attivazione e indicatori di processo dei programmi di screening dei tumori del collo dell’utero in Italia. 7° Rapporto Osservatorio nazionale screening; 2008. Disponibile all’indirizzo: Ultima consultazione: 29/04/2010.
  4. Gruppo di Lavoro sulla Prevalenza di Infezioni da Hpv in Italia. Studio multicentrico sulla prevalenza di infezioni da Hpv in Italia. In Workshop: La prevenzione dell’infezione da papilloma virus umano in Italia, a cura di Giambi C, De Santis S, Rapporti Istisan 10/25, pp 42-52. Roma. Istituto superiore di sanità, 2010.

 

Data di creazione della pagina: 7 marzo 2013

Revisione a cura del: Reparto di Epidemiologia dei tumori del Cnesps-Iss